CANNIBALISMO TERAPEUTICO sui non nati

Giulio Meotti

Roma. “In Svezia è in auge una procedura per cui una donna incinta viene addormentata. Il feto, localizzato, viene condotto fino all'utero per consentire al dottore di perforare il cranio del piccolo vivo, aspirando dal cervello i tessuti che serviranno alle vittime del morbo di Parkinson e di Alzheimer. La stessa procedura è usata con bambini vivi, sul loro pancreas e la loro pelle, una pelle che servirà per i cosiddetti grandi ustionati. I bambini vengono spellati vivi”. Queste parole sono tratte da una testimonianza di Bernard Nathanson, guru delle battaglie abortiste negli Stati Uniti e protagonista pentito della legge di New York sull'interruzione di gravidanza.

    Roma. “In Svezia è in auge una procedura per cui una donna incinta viene addormentata. Il feto, localizzato, viene condotto fino all'utero per consentire al dottore di perforare il cranio del piccolo vivo, aspirando dal cervello i tessuti che serviranno alle vittime del morbo di Parkinson e di Alzheimer. La stessa procedura è usata con bambini vivi, sul loro pancreas e la loro pelle, una pelle che servirà per i cosiddetti i grandi ustionati. I bambini vengono spellati vivi”. Queste parole sono tratte da una testimonianza di Bernard Nathanson, guru delle battaglie abortiste negli Stati Uniti e protagonista pentito della legge di New York sull'interruzione di gravidanza.
    La proposta di usare i feti abortiti a fini di ricerca è stata avanzata dal professor Paolo Rebulla, direttore del Centro di medicina trasfusionale e terapie cellulari del Policlinico di Milano. Il Comitato di bioetica dell'ospedale ha però bloccato subito l'iniziativa. Rebulla aveva proposto una “Fetal Cell Bank”, si tratta di una banca in grado di “stoccare” a scopo di ricerca tessuti prelevati da feti per aborto spontaneo o volontario. A guidare l'opposizione al progetto è stato il professor Giorgio Lambertenghi, responsabile dell'ematologia all'ospedale Policlinico milanese. “E' un progetto contrario allo spirito della legge 194, in particolare la prevenzione dell'aborto” spiega al Foglio Lambertenghi.
    “Il progetto è un'incentivazione dell'aborto, la donna abortendo favorisce la ricerca rigenerativa. Poi c'è l'aspetto scientifico: nella letteratura internazionale si spiega chiaramente che le cellule tratte dai tessuti fetali non hanno effettiva multipotenzialità e che sono difficilmente isolabili, tanto da non poter essere sfruttabili in medicina. Le risorse economiche dovrebbe essere rivolte verso le cellule staminali adulte. Ci sono cellule fetali anche nei villi coriali, nel cordone ombelicale, nel sangue della madre e liquido amniotico. E' inutile tagliuzzare l'essere umano”.
    Secondo Lambertenghi il progetto di Rebulla disattende le raccomandazioni del Comitato di bioetica nazionale che si era espresso in materia nel 2005 (raccomandazioni cui si rifà lo stesso Rebullla): “Penso alla non commerciabilità, al problema del rapporto fra ginecologi e ricercatori per avere feti maggiormente conservati e all'accertamento della morte dell'embrione dalla dodicesima alla ventesima settimana”.
    Nella Carta degli operatori sanitari redatta dalla Santa Sede nel 1995, si legge che verso i feti abortiti ci sono obblighi particolari. “Al feto abortito è dovuto il rispetto proprio del cadavere umano. Ciò implica che non ci si può disfare di esso come di un qualunque rifiuto. Nei limiti del possibile gli va data adeguata sepoltura. Il feto non può diventare oggetto di sperimentazione e di espianto di organi, se fatto abortire volontariamente. Sarebbe una indegna strumentalizzazione di una vita umana”.
    Lo sfruttamento terapeutico dei feti abortiti è uno degli scenari più discussi negli Stati Uniti. Se ne sono occupati gli ultimi cinque inquilini della Casa Bianca. La questione se fosse lecito finanziare ricerche sui feti abortiti risale al 1975, quando un Ethical Advisory Board del dipartimento della Sanità approvò gli esperimenti su bambini in corso d'aborto ma ancora vivi. Il National Research Act redasse le linee-guida per stabilire quali ricerche potevano ricevere fondi federali.
    In Italia, la Lombardia ha sancito la sepoltura del feto in quanto “persona”. Ma se è persona, non può essere violato facendo esperimenti senza il suo consenso. Verrebbe infranto il codice di Norimberga, la pietra miliare che dopo i processi ai medici nazisti stabilì il consenso obbligatorio di un essere umano in ogni esperimento medico. Luke Gormally ha parlato di “cooperazione al male” in questo tipo di ricerche biomediche.Ronald Reagan, dopo aver sospeso i fondi alle Nazioni Unite che praticavano il dispotismo demografico in Asia, dopo aver introdotto il tema del dolore fetale, dopo aver emanato leggi che proteggevano i nuovi nati disabili, dichiarò guerra a quest'ennesima forma di sottomissione del non nato all'abuso della medicina. Reagan bloccò ogni finanziamento pubblico della ricerca fetale attraverso una moratoria del “cannibalismo terapeutico”. Nel 1993 Bill Clinton con il Revitalization Act consentì il finanziamento della ricerca con tutti i tessuti fetali ottenuti per mezzo degli aborti.
    Il congressman repubblicano Henry Hyde, il più celebre politico pro life d'America, denunciò pratiche di sfruttamento fetale che considerano il non nato come “animale da laboratorio”. Una frontiera ineludibile, perché come ha detto Arthur Caplan dell'Hastings Center, “l'uso dei feti come donatori di organi e tessuti è una bomba a orologeria della bioetica”. Sono tante le compagnie americane che si occupano di “distribuire” le “donazioni fetali”, dalla Anatomic Gift Foundation, che ha sede nel Maryland, alla Opening Lines, Illinois. Sono firms che fanno da tramite fra le cliniche abortiste e i centri di ricerca. Poiché la vendita di parti del corpo umano è bandita negli Stati Uniti, i tessuti fetali sono spacciati come “donazioni” volontarie, come chi acconsente all'espianto di organi di un familiare. “Non è che sia scientifico, è disponibile ed economico” dice il biologo David Prentice. Il 5 giungo del 2005 la Pontificia accademia per la vita, presieduta da monsignor Elio Sgreccia, stabilì l'obiezione di coscienza nei casi di farmaci e vaccini ottenuti mediante il ricorso all'aborto volontario. “Permane il dovere morale di continuare a lottare e di usare ogni mezzo lecito per rendere difficile la vita alle industrie farmaceutiche che agiscono senza scrupoli etici”.
    C'è un altro inconfessabile motivo dietro alla richiesta di poter mettere le mani sui non nati. Il grande genetista francese Jérome Lejeune lo giudicava di un realismo vergognoso: un embrione di scimpanzé è molto caro, mentre la vita umana non ha prezzo, è disponibile ogni giorno attraverso gli aborti e gli scarti nei procedimenti di fecondazione artificiale. “La vita umana ha perso qualsiasi valore da quando nazioni, un tempo civili, hanno rinunciato a ciò che per duemila anni e più tutti i medici del mondo avevano giurato”.

    • Giulio Meotti
    • Giulio Meotti è giornalista de «Il Foglio» dal 2003. È autore di numerosi libri, fra cui Non smetteremo di danzare. Le storie mai raccontate dei martiri di Israele (Premio Capalbio); Hanno ucciso Charlie Hebdo; La fine dell’Europa (Premio Capri); Israele. L’ultimo Stato europeo; Il suicidio della cultura occidentale; La tomba di Dio; Notre Dame brucia; L’Ultimo Papa d’Occidente? e L’Europa senza ebrei.