Vorrei che Scalfari mi aiutasse a risolvere un enigma
Vorrei che Eugenio Scalfari mi aiutasse a risolvere un piccolo enigma. Quando presentai l'idea di una lista elettorale per la moratoria scrisse su Repubblica che quella lista sarebbe stata una dichiarazione di guerra della Conferenza episcopale alla Repubblica italiana. Io lo presi in giro bonariamente, perché il suo articolo fu pubblicato nella stessa domenica in cui il quotidiano dei vescovi iniziava lo stillicidio di cortesi prese di distanza dalla lista di opinionisti e autorità varie del mondo cattolico. Poi il fondatore si tacque, e non se ne è saputo più nulla di quella dichiarazione di guerra che avrei presentato per conto terzi. Si è distratto, il mio vecchio amico e nemico?
Vorrei che Eugenio Scalfari mi aiutasse a risolvere un piccolo enigma. Quando presentai l'idea di una lista elettorale per la moratoria scrisse su Repubblica che quella lista sarebbe stata una dichiarazione di guerra della Conferenza episcopale alla Repubblica italiana. Io lo presi in giro bonariamente, perché il suo articolo fu pubblicato nella stessa domenica in cui il quotidiano dei vescovi iniziava lo stillicidio di cortesi prese di distanza dalla lista di opinionisti e autorità varie del mondo cattolico. Poi il fondatore si tacque, e non se ne è saputo più nulla di quella dichiarazione di guerra che avrei presentato per conto terzi. Si è distratto, il mio vecchio amico e nemico?
Sul controverso tema del rapporto tra il mondo cattolico e la lista pazza, ma con un programma serio di lotta senza quartiere all'aborto, alla cultura abortista e alla generale tendenza alla disumanizzazione della vita, in questa pagina trovate un'autorevole messa a punto del nostro vaticanista preferito, Sandro Magister, sulla scorta delle dichiarazioni misurate e attente del segretario della Cei, monsignor Betori. A Magister abbiamo amichevolmente rubacchiato anche un saggio del professor Pietro De Marco, scrittura sorvegliata e analisi convincente. Infine un contributo molto polemico ma argomentato che ci hanno inviato Antonio Gnocchi e Mario Palmaro, cattolici militanti e ferventi anche nell'impegno per la vita, a contrasto con il delirio ultrasecolarista di questa stagione occidentale.
Giudicheranno da sé, i lettori interessati alla questione. Certo è che non era mai successo. La chiesa cattolica in Italia non si era mai trovata di fronte alla costituzione di un movimento culturale, con un suo passaggio civile e politico, della natura che ha assunto la nostra moratoria & lista. Più in generale, suona nuovo anche alle orecchie attente e abituate a tutto del mondo cattolico istituzionale il fatto che idee nate dal grande sedimento cristiano e dal magistero ecclesiale sulla dignità della persona potessero essere accudite, coltivate, promosse con un'attitudine spiccatamente laica, senza chiedere pelosi coinvolgimenti, senza pretendere moneta politica di scambio, senza inutili polemiche e intromissioni paragerarchiche. E con una grande autonomia di pensiero e di iniziativa, mai vantata esibizionisticamente, che ha portato queste idee a rompere il fronte dell'omertà culturale del totalitarismo laicista in più punti. Con rilevanti risultati nel discorso pubblico e nella stessa politica, dove la corsa alla cristianizzazione o anche alla semplice responsabilizzazione etica di partiti e candidati ha un andamento per certi versi impressionante, sebbene continuino a dominare vecchi riflessi e vecchi guru in camice bianco banditori del diritto di morire ma non del diritto di nascere.
Era già successo in parte con il dissenso laico e femminista in una battaglia solo apparentemente più semplice, quella contro l'abrogazione della legge 40 sulla fecondazione artificiale, che la chiesa del grande Ruini alla fine prese nelle sue capaci mani e guidò alla vittoria dell'astensione. Ma ora la riscrittura della mappa è completa, e legittimamente sorprendente per tutti. Non fa quindi scandalo la simpatia evidente per la nostra battaglia nel movimento cattolico profondo, ma con tutte le riserve sul carattere di questa mediazione politica e di questo linguaggio spiccatamente laico rispetto alle tradizionali vie di sfogo del consenso cattolico alla vita istituzionale. Non fanno scandalo il “benvenuto senza sottoscrizione” del segretario della Cei, che prende prudentemente le misure della cosa. Né le obiezioni, a titolo personale, del direttore dell'Osservatore Romano, il nostro stimato ex collaboratore Gian Maria Vian; o dei paolini o dei leader ciellini, particolarmente vivaci in questa ultima e confusa fase di politica autoreferenziale e culturalmente nichilista, che esclude l'etica dalla politica con una risorgenza di rigorismo machiavelliano.
Ecco: è saggio confermare, data la novità della cosa e il suo azzardo per la parte politico-elettorale, che niente fa scandalo, almeno per noi, di quanto viene dal mondo cattolico. E conforta, invece, la simpatia di fondo che si va esprimendo in mille modi.
Il Foglio sportivo - in corpore sano