L'intervista extra large al vice di W. Tutto quello che non leggerete sul Foglio di carta
Franceschini parla del Pd oltre il voto e ricorda a Di Pietro che c'è un patto
"Premesso che io non sono uno di quelli che dice sempre 'bisogna dire che si vince', penso davvero che oggi ci siano tutte le condizioni per vincere e penso che ci siano ormai il giusto numero di indecisi, in campagna elettorale, per poter tentare un sorpasso finale: l'Italia, in effetti, non è più il paese del voto immobile, e lo si è visto anche nell'ultima campagna elettorale. Detto questo, con l'operazione di nascita del Partito democratico non si poteva immaginare che questa coincidesse con una campagna elettorale. Quella del Partito democratico è un'operazione più profonda per la politica italiana, va ben al di là delle elezioni e chiude definitivamente la transizione italiana durata quattordici anni e passata attraverso le coalizioni, naturalmente frammentate e litigiose, che però hanno fatto nascere quella democrazia dell'alternanza dove possono coesistere e contrapporsi riformisti e conservatori, progressisti e moderati, centrodestra e centrosinistra.
Tra tutti i temi della campagna elettorale, qual è quello che Dario Franceschini sente come proprio: "Il punto più importante di questa campagna elettorale, quello in cui mi riconosco più degli altri, è quello che si ha quando, girando per le province italiane, si incontrano quelle persone che noi definiremmo 'ceto medio': anziani, giovani, famiglie. Tutte persone che si trovano in quella fascia sociale che non riesce ad arrivare a fine mese. Vede, qui non parliamo di fasce di povertà. Qui parliamo di famiglie assolutamente normali, con due stipendi, due figli che studiano e che però ci vengono a dire che proprio non ci riescono; e che passano le giornate a dirci che purtroppo non ce la fanno. Il partito democratico deve essere una forza riformista che deve lavorare, anche per questo, senza vecchie preclusioni ideologiche. E deve farlo per lo sviluppo, per aiutare le imprese ma contemporaneamente deve anche sapere quali sono le altre priorità. E in questo momento, le priorità sono esattamente quelle persone cui non puoi dire 'aspettando che arrivi la crescita e che arrivi lo sviluppo' intanto arrangiatevi come potete".
Sulla conversione di Magdi Allam:
"Naturalmente rispetto la sua scelta, per carità. Devo confessare, però, che mi ha impressionato che un fatto così privato e un fatto così di coscienza sia stato trasformato, forse involontariamente, in un evento mediatico. Sarà che sono convinto che una parte della vita debba restare sempre privata, ed è altrettanto vero che il merito della vicenda sia poi stata gestita e spiegata in modo profondo e non propagandistico, ma detto questo l'idea che una scelta così privata, l'idea che una conversione diventi un dibattito pubblico, insomma, mi lascia un po' perplesso. Anche se, va detto, non credo assolutamente che questo possa essere un fattore di 'rischio' nel dialogo tra le religioni: la storia, in fondo, è piena di conversioni e di evangelizzazioni tutti i giorni".
Sul Papa:
"Non posso nemmeno pensare di osare una valutazione, naturalmente.Ma oggi è difficile non costatare la straordinaria forza di un intellettuale come Joseph Ratzinger, il grande peso che ha un uomo così forte, e il coraggio che ha e ha avuto il Papa di dire cose anche scomode. Ratzinger, anche su temi difficili, riesce a svegliare molte coscienze a volte un po' addormentate".
Il partito democratico e le elezioni.
"Premesso che io non sono uno di quelli che dice sempre 'bisogna dire che si vince', penso davvero che oggi ci siano tutte le condizioni per vincere e penso che ci siano ormai il giusto numero di indecisi, in campagna elettorale, per poter tentare un sorpasso finale: l'Italia, in effetti, non è più il paese del voto immobile, e lo si è visto anche nell'ultima campagna elettorale. Detto questo, con l'operazione di nascita del Partito democratico non si poteva immaginare che questa coincidesse con una campagna elettorale. Quella del Partito democratico è un'operazione più profonda per la politica italiana, va ben al di là delle elezioni e chiude definitivamente la transizione italiana durata quattordici anni e passata attraverso le coalizioni, naturalmente frammentate e litigiose, che però hanno fatto nascere quella democrazia dell'alternanza dove possono coesistere e contrapporsi riformisti e conservatori, progressisti e moderati, centrodestra e centrosinistra. La nascita del Partito democratico chiude quella fase e ne fa cominciare un'altra. Ed è anche in questo contesto che l'avvio molto timido, e per ora virtuale, del Popolo delle libertà nasca proprio dal percorso che abbiamo iniziato noi. Anche se, guardando indietro, il Pdl oggi più che un partito sembra solo un simbolo, tra l'altro neppure ben strutturato, che somiglia molto a quella lista, "Uniti nell'Ulivo", che abbiamo già visto alle Europee. Però, resta il fatto che quello del Pdl è un cambiamento strutturale, e da qui non si torna indietro; e una realtà dove esiste un sistema basato su due partiti e qualche alleato è decisamente un bel passo in avanti per il paese. Detto questo, per quanto riguarda il futuro del Partito democratico, io penso che questo sia davvero l'approdo di un percorso che durerà un secolo. Nel bene o nel male, questo sarà il partito dei nostri nipoti. Resta il fatto, comunque, che se oggi l'obiettivo principale è vincere, se uno non vince deve costruire per vincere la volta dopo; e proprio come avviene in tutti paesi del mondo, se non si vince non si smonta un partito e non si rimonta un soggetto politico. Sarebbe sbagliato. Il Pd avrà una vita lunga che alternerà vittorie e sconfitte. Oggi noi stiamo lavorando per partire da una vittoria, ma non si cambia un progetto, o un partito, in base all'esito elettorale. Questo deve essere chiaro".
Il Pd e il Pd americano
"Il Pd ha una caratteristica comune a tutti i grandi partiti, non solo quelli americani: il fatto di non essere un partito identitario. L'Italia è stata piena di partiti identitari, tutti piccoli e medio piccoli; il Pd è un partito in cui devono convivere identità politiche diverse; e questo non può che essere un fatto necessario per un partito che vuole mettere insieme almeno un terzo degli italiani. Diciamo che rispetto ai partiti europei del Novecento, il Pd ha molti punti in comune con il Partito americano: non è un partito ideologico, e non viene dal ceppo delle socialdemocrazie europee. Il Pd è un partito in cui convivono posizioni e culture politiche diverse dove il militante, vive in una forma partito molto aperta dove gli iscritti si aggregheranno per gruppi e per interessi".
A proposito di aggregazione, collocazione europea, che nel Parlamento europeo, le nuove realtà di centrosinistra, si dovrebbe creare una nuova struttura: è assolutamente giusto.
"La collocazione del Pd in nuovo quadro europeo, in un nuovo contenitore, è inevitabile. La nascita di un partito così forte come il Pd porterà naturalmente dei cambiamenti anche in casa altrui. Chiaro che vincendo le elezioni, e avendo il Pd di Veltroni al governo, questo avrebbe tra i tanti effetti positivi quello di accelerare il processo di costruzione di una casa europea in grado di contenere tutti i riformismi. Anche perché, in fondo, il Partito democratico non è un partito di soli socialisti".
Su Obama e Clinton
"All'inizio di questa campagna dissi, in effeti, che avrei votato Hillary, perché mi dava un senso di maggiore affidabilità e me lo dava in particolare per quanto riguardava la politica estera. Confesso che l'andamento delle primarie mi ha fatto cambiare idea, e Obama mi è piaciuto sempre di più. Perché, in lui che si è dimostrato un politico solido, prevale un dato di innovazione, di cambiamento e di speranza vera. Ecco, oggi se fossi un elettore americano voterei senz'altro Obama".
Di Pietro:
"Il fatto che l'Italia dei Valori, dopo il voto, confluisca nel Partito democratico fa parte degli accordi che abbiamo fatto tra persone serie. I deputati dell'Italia dei valori entreranno nel gruppo del Pd e da lì partirà un processo politico che porterà a una confluenza: del resto il partito democratico per sua natura resta aperto. Anche perché i partiti legati a una persona sola è difficile che durino decenni. E mi pare naturale, dunque, che per l'Idv ci sia una progressiva confluenza dentro il Pd. Detto questo, oggi come oggi, il programma della giustizia di Di Pietro non è certo il programma del Pd: Antonio Di Pietro ha già firmato il nostro programma, e le cose che faremo sono quelle”.
Mani Pulite.
"Non dimentichiamoci che quando parliamo di Mani Pulite parliamo di una storia che non c'è più. Di quella stagione si può conservare la voglia di una politica più trasparente e più pulita, ma tra le tante cose su cui il Pd deve lavorare, e tra i tanti abusi che il Pd deve combattere, il Partito democratico deve essere anche il partito che combatterà contro l'abuso della carcerazione preventiva".
Radicali
"Dentro il partito democratico devono, come detto, convivere varie realtà. Dunque, anche laici e cattolici. E' chiaro che i deputati radicali, che saranno nove su 350, porteranno un contributo di idee. E per altro, va detto, gli stessi radicali si stanno positivamente concentrando sui temi economici e sociali. Che poi dentro una grande discussione sui temi etici ci sia anche la presenza della voce radicale, non fa certo male. Io però più di tanto non mi preoccuperei. Se mi consentite una battuta, semmai dovrebbero essere i nove radicali a preoccuparsi di avere cento deputati cattolici. Io, fuori dalle battute, trovo molto affascinante, più che esserne impaurito, che nel Pd si riesca a discutere e ci si riesca a capire sui temi eticamente sensibili. La sfida del Pd si vince non se si alzano barriere, ma solo se si hanno grandi e forti luoghi di ascolto".
Partito dei moderati.
"Il partito dei moderati non è il partito democratico. Se mi si parla di un dato del carattere, sì: questo è il partito dei moderati. Ma come classificazione politica io c'andrei molto cauto".
Prodi.
"A Prodi va tutta la riconoscenza del Pd per aver fatto maturare l'idea del centrosinistra e dell'Ulivo e per avere governato in una situazione difficilissima ha fatto cose assolutamente positive. Oggi si passano le giornate a parlare male di Prodi, ma se al suo posto ci fosse stato qualunque altro, nella stessa situazione, probabilmente avrebbe fatto molto meno. E quindi, su Prodi, io ho un giudizio assolutamente positivo, anche di riconoscenza. E gli va dato atto di essere stato l'unico punto possibile di una coalizione fatta in quel modo. Perché l'unico problema è stato quello, del prodisimo: avere una maggioranza eterogenea".
Sugli imprenditori
"Bazoli è una persona di grande esperienza, di buon senso, che ha fatto cose importanti per questo paese, senza mai cercare i riflettori". "Passera è una delle persone emergenti su cui il paese, indipendentemente dal ruolo che ricoprirà, potrà contare nei prossimi anni". "Geronzi è una persona che ha avuto un ruolo importante, punto". "Carlo De Benedetti è una persona che conosco molto bene, è una persona di cui personalmente apprezzo la passione che ha per la politica e di cui apprezzo anche il distacco che tiene, correttamente, nel suo ruolo di persona importante nel mondo dell'economia". Pensa che potrebbe essere utile un giorno al partito democratico De Benedetti? "Ma io penso che sia già utile oggi il suo contributo di idee e di presenza. In modo però molto correttamente distaccato".
In che cosa non si somigliano Berlusconi e Veltroni.
"Intanto ci sono vent'anni di differenza. Ma lo dico non solo in termini fisici. Insomma, uno che è nato vent'anni dopo ha un'apertura su alcuni temi che altri non hanno. In più Walter è una persona che è vissuta di passione politica. Berlusconi penso che sia arrivato immaginando la politica come uno strumento come altri, poi però ha anche imparato a farla. In cosa si somigliano? I due direi che, come impostazione, sono tutti e due simpatici e danno l'impressione di divertirsi facendo le cose che fanno. Una qualità non da poco".
Lei crede sia giusto dire che il Partito democratico non avrà un suo giornale di riferimento? "Guardi, io credo che lo schema partito con sezione e con giornale di partito sia uno schema superato. E' chiaro, però, che il Pd avrà molte voci, molti strumenti tutti liberi e collegati, che diano spazio ad articolazioni che esistono nel partito". Quindi è possibile che né Europa né Unità siano giornali ufficiali del Pd". Ma, insomma: lo penseremo e li sosterremo. Abbiamo talmente corso che non abbiamo avuto il tempo. Penso che sicuramente sono realtà diverse tra di loro, ma sono sicuramente pezzi importanti che parlano a pezzi di società italiana. Oggi però credo che nessuno voglia davvero l'esclusività".
Sondaggi: "Oggi la distanza tra Pd e Pdl è poca, poca, i sondaggi ci danno tra il quattro e l'otto e significa che siamo tecnicamente lì: in qualsiasi paese del mondo una distanza così è assolutamente nulla".
Il Tibet, lei sarebbe favorevole a un gesto eclatante, o un boicottaggio alle Olimpiadi? "No, non penso che vadano organizzate le cose. Penso che le Olimpiadi, per come sono diventate, saranno il più formidabile strumento di apertura della società cinese. Perché possono anche oscurare YouTube, ma il meccanismo di apertura che mettono in moto le olimpiadi di Pechino avrà dei benefici assoluti".
Aborto
"Della campagna sulla moratoria credo che avere costretto a parlarne su un tema che sembrava tabù è stato assolutamente positivo. Farne una lista in campagna elettorale, francamente, mi pare negativo. Il tema come è stato posto all'inizio è un tema vero. Cioè: che in alcuni paesi del mondo l'aborto possa diventare uno strumento di regolazione delle nascite era un tema vero, ma poi via via si è trasformato in un tema di politica interna. Per quanto riguarda il discorso odierno sull'inciso del 'diritto alla vita dal concepimento fino alla morte naturale', su questo punto, lo tengo nelle mie convinzioni personali, altrimenti diventerebbe per me tema di campagna elettorale".
Su quali regioni lei si aspetta che il Pd farà un risultato inaspettato? "Il Lazio. Il Lazio perché qui c'è voglia di cambiamento e perché qui c'è la candidatura di Rutelli in comune e poi, naturalmente, c'è Walter".
Altri partiti.
"Tra i partiti che raggiungeranno risultati inaspettati, in senso negativo, credo che ci saranno partiti come Udc e Sinistra l'Arcobaleno. Sinceramente, non mi immagino che abbiano uno spazio in queste elezioni. Perché alla fine, anche senza dirlo, gli italiani vogliono utilizzare il loro voto per vincere, non per un'appartenenza sentimentale. Dall'altro lato, invece, penso che la Lega da una parte e l'Italia dei Valori dall'altra, avranno dei buoni risultati, dato che sono due partiti che con modalità diverse incrociano il vento dell'antipolitica; che soffia meno ma soffia ancora".
Per assurdo, se un giorno la Sinistra dovesse sottoscrivere il vostro programma, si potrebbe un giorno creare un unico partito di centrosinistra? "Non mi pare che ci siano le condizioni adesso. Ripeto, non esiste 'qualcosa' dopo il partito democratico. E' possibile che, in futuro, persone e gruppi entrino nel Partito democratico. Ma non ci sono più tappe, l'approdo è questo. Le tappe, ormai, sono quelle degli anni passati".
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