Lo sguardo altrove
La campagna elettorale continua a svolgersi sulla base di elaborazioni e di stime che erano state fatte in un periodo in cui ancora pareva che l'Italia potesse avere quest'anno una crescita economica almeno attorno all'1 per cento del pil. Dunque crisi economica di qua, elezioni con gli occhi rivolti altrove. Eppure il quadro di giorno in giorno sta peggiorando, con un divario crescente rispetto alle prospettive degli altri paesi europei. In marzo l'indice di fiducia delle imprese italiane è arrivato al livello più basso dal 1995, scendendo a 89 (100 indica una situazione né di ottimismo né di pessimismo).
La campagna elettorale continua a svolgersi sulla base di elaborazioni e di stime che erano state fatte in un periodo in cui ancora pareva che l'Italia potesse avere quest'anno una crescita economica almeno attorno all'1 per cento del pil. Dunque crisi economica di qua, elezioni con gli occhi rivolti altrove. Eppure il quadro di giorno in giorno sta peggiorando, con un divario crescente rispetto alle prospettive degli altri paesi europei. In marzo l'indice di fiducia delle imprese italiane è arrivato al livello più basso dal 1995, scendendo a 89 (100 indica una situazione né di ottimismo né di pessimismo). A gennaio l'indice registrava ancora un livello di 91,3. A febbraio era sceso a 89,6 e adesso è diminuito di altri 0,6 punti. Ciò riflette una prospettiva del pil vicina alla crescita zero. La situazione appare diversa in Germania. Infatti l'indice di fiducia mensile dei consumatori tedeschi, è salito del 4,6 per cento, contro il 4,5 del mese precedente. I due indici, dell'Italia e della Germania, non sono comparabili perché riguardano componenti diversi dell'economia, ma la differenza di stato d'animo è il segno di una tendenza.
C'è un altro indicatore tedesco che si muove in senso positivo e riguarda la domanda interna di consumi. Si tratta della domanda sul mercato delle abitazioni, che è in rilevante ripresa. Nel complesso per la Germania la crescita del pil si annuncia ancora superiore all'1,5 per cento, anche se inferiore al due. La Francia sta modificando in senso pessimistico le sue previsioni economiche ed effettua le rettifiche con molta prudenza, anche perché il presidente Nicolas Sarkozy non vuole scoraggiare i francesi. Ma non sembra che il prodotto interno lordo francese nel 2008 possa avere una crescita inferiore all'1 per cento. Ed è possibile che ne abbia una superiore. Fra i segni incoraggianti vi è il buon andamento del turismo pasquale, che ha registrato un incremento rispetto allo scorso anno, nonostante il cambio elevato dell'euro e il maltempo. L'anomalia italiana non sta soltanto nella nostra crescita vicina allo zero, ma anche nel fatto che nessuno dei leader politici sembra preoccuparsene più di tanto.
Il Foglio sportivo - in corpore sano