Anticipazione del Foglio del 10 aprile
Catanese, bellissima, sedici anni, mamma
“Tesoro, non credevo fossi in età sessualmente attiva”. “Hai preso in considerazione l'alternativa?”.
Bren, mamma di Juno, non appena viene a sapere che la figlia
di 16 anni è rimasta incinta
Questa è mia zia, questa è mia cugina, questa è la mia classe, questa è la villa, questa è mia sorella, questo è il suo ragazzo, questa è la mia mamma, questa è la mia vicina, questo è il bimbo di mia cugina, questo è il mio ex ragazzo, questo è l'autobus che mi porta a scuola, questa è la mia cameretta, questo è il mio papà, questo è il giorno prima, questo è il giorno dopo e questa è mia figlia, che fa così con la manina. Clic. Mariuccia sorride scorrendo i tre giorni più belli della sua vita sullo schermetto verde del suo telefonino. Li guarda, li seleziona, li commenta e li ricorda a uno a uno mentre gioca con un paio di splendide bomboniere rosa spostandole qua e là sul tavolino della stanza da pranzo. Mariuccia ricorda il giorno in cui l'ha provato, il giorno in cui l'ha scoperto, il giorno in cui l'ha deciso, il giorno in cui credeva che il padre stesse per ucciderla e il giorno in cui lui, il suo ragazzo, era andato in farmacia e lei – uscendo dal bagno con i jeans ancora tirati giù, con una mano che stringeva il cellulare e con l'altra che teneva per la punta il suo primo test di gravidanza – aveva scoperto di essere incinta.
“Tesoro, non credevo fossi in età sessualmente attiva”. “Hai preso in considerazione l'alternativa?”.
Bren, mamma di Juno, non appena viene a sapere che la figlia
di 16 anni è rimasta incinta
Questa è mia zia, questa è mia cugina, questa è la mia classe, questa è la villa, questa è mia sorella, questo è il suo ragazzo, questa è la mia mamma, questa è la mia vicina, questo è il bimbo di mia cugina, questo è il mio ex ragazzo, questo è l'autobus che mi porta a scuola, questa è la mia cameretta, questo è il mio papà, questo è il giorno prima, questo è il giorno dopo e questa è mia figlia, che fa così con la manina. Clic. Mariuccia sorride scorrendo i tre giorni più belli della sua vita sullo schermetto verde del suo telefonino. Li guarda, li seleziona, li commenta e li ricorda a uno a uno mentre gioca con un paio di splendide bomboniere rosa spostandole qua e là sul tavolino della stanza da pranzo. Mariuccia ricorda il giorno in cui l'ha provato, il giorno in cui l'ha scoperto, il giorno in cui l'ha deciso, il giorno in cui credeva che il padre stesse per ucciderla e il giorno in cui lui, il suo ragazzo, era andato in farmacia e lei – uscendo dal bagno con i jeans ancora tirati giù, con una mano che stringeva il cellulare e con l'altra che teneva per la punta il suo primo test di gravidanza – aveva scoperto di essere incinta. A quindici anni. L'aveva scoperto, Mariuccia, quando ancora credeva che fosse solo un po' di suggestione, quando ancora credeva che quella nausea fosse solo un po' di stanchezza, che quei conati fossero solo colpa di una brutta influenza e che quel ritardo fosse in fondo come tutte le altre volte, quando il ciclo non era regolare e lei sentiva dolori fortissimi all'addome senza capire perché. Invece stavolta era così: Mariuccia aveva appena scoperto di essere incinta, sapeva che il padre era il suo ragazzo, Gabriele, sapeva cosa avrebbe detto sua madre, Teresa, e sapeva che doveva soltanto aspettare che tornasse lui, perché ora doveva dirlo anche a suo papà. Cazzo. Mariuccia aveva cominciato quasi per gioco, con Gabriele: lei andava spesso a casa di Carmela, la sua migliore amica; Carmela si era innamorata del cugino di Mariuccia, le aveva chiesto di uscire con lui, Mariuccia aveva organizzato l'incontro, Carmela naturalmente aveva detto di sì anche se, il giorno dell'appuntamento, la mamma l'aveva costretta a uscire di casa accompagnata dal fratello. Il fratello – che era bassino, che era un po' magrolino, che aveva un paio di occhialetti con la montatura leggera – era proprio Gabriele, e dopo due settimane Mariuccia era già terribilmente cotta: lui le chiese una prova d'amore, lei ci pensò un po'; pensò che quello era il momento giusto e anche se i genitori non glielo avrebbero mai perdonato lei gli disse di sì. (continua sul Foglio quotidiano del 10 aprile)
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