L'elefantino in versione integrale

Rovesciate la frittata

Giuliano Ferrara

Il gran finale della corsa commerciale alla Casa Rosada è degli sponsor, Totti e Clooney e Ronaldinho, gli idoli polemici della vigilia. Era inevitabile, dopo le donne orizzontali, il sesso nei parchi, la cordata, la grafica delle schede e altre bellurie di nuova e vecchia stagione. Quando scarseggiano le idee e le passioni significative, quando la politica si veste per la festa della propria insignificanza, questo succede. (Ma quello che avete appena letto è l'attacco moralistico del pezzo. Ora ne scrivo un altro, un poco più sobrio o almeno di tono politico).

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E' il momento delle grandi scelte, due visioni di questo paese e del suo futuro sono nelle mani degli elettori. Veltroni e Berlusconi... no, non mi viene. (C'è qualcosa che non va. Devo trovare un'altra soluzione per l'attacco, che è sempre la parte più difficile di un articolo. Chissà che non funzioni ancora l'apocalittica all'italiana, il comunismo di Veltroni o il conflitto di interessi del magnate dei media... no, non funziona).

    Il gran finale della corsa commerciale alla Casa Rosada è degli sponsor, Totti e Clooney e Ronaldinho, gli idoli polemici della vigilia. Era inevitabile, dopo le donne orizzontali, il sesso nei parchi, la cordata, la grafica delle schede e altre bellurie di nuova e vecchia stagione. Quando scarseggiano le idee e le passioni significative, quando la politica si veste per la festa della propria insignificanza, questo succede. (Ma quello che avete appena letto è l'attacco moralistico del pezzo. Ora ne scrivo un altro, un poco più sobrio o almeno di tono politico).

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    E' il momento delle grandi scelte, due visioni di questo paese e del suo futuro sono nelle mani degli elettori. Veltroni e Berlusconi... no, non mi viene. (C'è qualcosa che non va. Devo trovare un'altra soluzione per l'attacco, che è sempre la parte più difficile di un articolo. Chissà che non funzioni ancora l'apocalittica all'italiana, il comunismo di Veltroni o il conflitto di interessi del magnate dei media... no, non funziona).

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    Con un po' di amici e quattro soldi abbiamo varato una lista per la Camera. Niente sede, niente staff, voglia di faticare in regime di volontariato. Tre gran signori liberali in disaccordo con il nostro programma di difesa della vita umana dalla manipolazione e dal maltrattamento degli ultimi trent'anni, tre gentiluomini non ricandidati, et pour cause, ci hanno permesso un piccolo esperimento di democrazia d'opinione, evitandoci la raccolta delle firme faticosa e incerta per una non-organizzazione molto disorganizzata come noi siamo indubitabilmente. Altri amici hanno dato una mano, e qualcuno dovrà pur ringraziarli, in cielo o in terra non ha tutta questa importanza. Il risultato è che ci siamo fatti sentire. Il Papa ha detto qualche giorno fa, nella Sala Clementina del Palazzo Apostolico, che intorno alla questione della sacralità della vita c'è una congiura del silenzio, e noi papisti l'abbiamo fatta per una volta fallire. Il Papa aveva anche detto, quando era teologo all'Accademia di Baviera, che la cultura moderna della vita “ha dichiarato eretici l'amore e il buonumore”, e noi gli abbiamo rubacchiato l'immagine, che ci è sembrata piuttosto bella, facendone lo scudo allegro per la nostra idea laica dell'esistenza: se si è liberi, e liberi bisogna esserlo, si è anche responsabili, e se si è responsabili, meglio partorire un bambino concepito che abortirlo.
    Sono le donne a dover decidere, d'accordo. Ma noi decidiamo intanto che tutte le risorse della società, a partire dalla sua cultura per finire con i suoi quattrini, devono essere impegnate per la loro libertà di non abortire il prodotto di un gesto d'amore e di piacere. Decidiamo che gli esseri umani abortiti non saranno più “rifiuti speciali ospedalieri”, ma piccoli corpi sepolti nella carità: infatti si è liberi, ma non di collaborare alla menzogna, non si è mai liberi di nominare le persone con il nome di una cosa, di definirle macchia gelatinosa o grumo di materia inerte, di trattare un bambino come una prostata. Quella è una colpa grave, quella è un'impostura che ripugna a credenti e non credenti, quello è un peccato contro l'umanità, se proprio non si voglia tirare in ballo il peccato contro Dio.
    Decidiamo che i medici italiani non prescriveranno un pericoloso veleno che induce un travaglio domestico, anonimo e clandestino, chiamandolo aborto indolore o aborto facile con la sinistra sigla Ru486, che sembra uscire da un racconto di Philip Dick. Perché è una brutta favola. Decidiamo che il nostro governo farà il diavolo a quattro, cioè la moratoria internazionale dell'aborto, per fermare la strage delle bambine in Asia, cioè l'aborto procurato per ordine dei poteri pubblici, che sconvolge la vita di milioni di madri ed elimina le loro bambine, il più grande genocidio culturale antifemminile della storia umana, fatto a colpi di ecografie e di amniocentesi. Decidiamo di elevare una barriera contro la tendenza dispiegata a sostituire la cura delle malattie con l'eliminazione dei malati o anche solo degli imperfetti. Decidiamo che un grande piano nazionale per la vita, stanziando lo 0,5 per cento del pil allo scopo di rimuovere le cause materiali dell'aborto e di organizzare una società amica della gravidanza e dell'infanzia, non solo quella prenatale, è un obiettivo politico e civile da perseguire con animo e coraggio. E' perfino nell'interesse di un paese in declino materiale, in regime di denatalità, senza ricambio, che tende come si è visto dalla campagna elettorale a un forte rimbambimento intellettuale non privo di una notevole ottusità etica.
    Se abbiamo deciso di sottrarci all'ordine delle due grandi scuderie in corsa, quello di non parlare di questi temi delicati, è perché crediamo che esista un numero sufficiente di cattolici che ragionano a partire dalla loro fede in modo laico, e di laici che credono, a partire dalla loro ragione, in modo fervoroso e cristiano. Un piccolo azzardo che ci rende felici. A proposito di uova, abbiamo rovesciato la frittata.

    • Giuliano Ferrara Fondatore
    • "Ferrara, Giuliano. Nato a Roma il 7 gennaio del ’52 da genitori iscritti al partito comunista dal ’42, partigiani combattenti senza orgogli luciferini né retoriche combattentistiche. Famiglia di tradizioni liberali per parte di padre, il nonno Mario era un noto avvocato e pubblicista (editorialista del Mondo di Mario Pannunzio e del Corriere della Sera) che difese gli antifascisti davanti al Tribunale Speciale per la sicurezza dello Stato.