Il terzo consiglio a W dal Foglio di oggi. Tra un'ora il prossimo
Girotondo sul carro del perdente/3
Ora che è stato sconfitto dalla realtà, Walter deve riprendersi il sogno. Quello di lui gran predicatore al centro del palco, quello in cui lui, solo, si mette accanto al film della storia, la racconta e la vince. Deve riprendersi tutte le megalomanie che gli hanno consigliato di abbandonare in finale di campagna elettorale: la bella politica, Kennedy, Craxi, Gandhi, Charlot, Robert Redford.
Ora che è stato sconfitto dalla realtà, Walter deve riprendersi il sogno. Quello di lui gran predicatore al centro del palco, quello in cui lui, solo, si mette accanto al film della storia, la racconta e la vince. Deve riprendersi tutte le megalomanie che gli hanno consigliato di abbandonare in finale di campagna elettorale: la bella politica, Kennedy, Craxi, Gandhi, Charlot, Robert Redford, il modo meraviglioso che aveva di mischiare tutto e di appropriarsene (ascoltandolo ci si convinceva di qualunque cosa: che Marilyn Monroe in realtà amava lui, che aveva appena liberato Ingrid Betancourt, che Martin Luther King gli aveva chiesto consiglio). Il sogno è il grandioso talento di Veltroni, la normalizzazione è il suo disastro. La normalizzazione purtroppo cominciò a Torino, quel giorno grigio di ufficializzazione al Lingotto in cui Walter diventò uno come gli altri e smise di inventare spettacoli di bontà e speranza, smise di raccontare film, di scrivere romanzi e di far ascoltare dischi, regalando così tutta la follia alle vincenti follie di Silvio Berlusconi. Walter deve ritornare a essere il portavoce degli eroi. Fregandosene delle risatine, di Francesco De Gregori che l'ha abbandonato, di quelli che l'hanno fatto uscire dallo schermo come nella Rosa purpurea del Cairo.
Walter deve inventarsi qualcosa, ed è l'unico in grado di farlo. Nessun altro può competere con il Cav. in fatto di spettacolo, nessun altro può fargli opposizione cinematografica e suadente. Deve prendere il Partito democratico, questo trentatré per cento, e farne una cosa fica, commovente, ben vestita, sognabile. Deve far venire voglia a tutti di guardare il film con lui protagonista che va a pesca con Putin, telefona a Bush per dirgli che ha sbagliato in Iraq, scherza con Sarkozy, diventa la copertina dell'Economist, azzecca i grandi sogni ma anche quelli piccoli che servono per comprarsi casa, dice a George Clooney che è un cretino e che gli dispiace ma non può accettarne l'endorsement, spiega a Jovanotti che se va in piazza del Popolo ad abbracciarlo poi deve cantare (se cantava, quella sera, io domenica forse votavo Pd). Deve anche impedire a Giobbe Covatta e Luca Barbarossa di fargli un altro video in bianco e nero con le dita che schioccano. Aveva cominciato alla grande, Walter, quando fingeva di non pensare affatto alla candidatura e intanto si sbottonava la camicia e diceva le cose giuste. Adesso che gli sono tutti attorno nella sconfitta, e un po' lo odiano un po' sperano di scalzarlo, adesso che Romano Prodi si è dimesso da presidente del Partito democratico per acidità e dice cose vendicative, Veltroni deve diventare definitivamente l'unico capo, l'unica faccia, l'unica voce, dimostrare che la nuova stagione non era uno scherzo elettorale, un manifesto sbiadito. Togliere per sempre il saluto ad Antonio Di Pietro, anche. Il governo ombra dovrà essere pieno di donne col pancione come Carme Chacón, pieno di fashion victim come Rachida Dati, pieno di esaltanti novità, e Walter dovrà raccontare in pubblico per primo gli incontri segreti con Berlusconi. (Per essere alla moda dovrebbe anche, teoricamente, dichiarare quante donne ha amato, far pubblicare messaggini amorosi, movimentare un po' la propria famiglia; ma la nuova stagione oppositiva sarà così nuova da poter rinunciare a qualche scemenza). E' molto semplice: Walter Veltroni deve fare una grande opposizione da sogno e trasformarla in realtà.
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