Il primo dei consigli a W dal Foglio di oggi. Tra un'ora il prossimo
Girotondo sul carro del perdente
Adesso l'obiettivo di Walter Veltroni dev'essere uno e uno solo: conquistare via via sempre più elettori che stavolta hanno votato per Silvio Berlusconi. Tempo ce n'è, forse cinque anni. E' così che funziona nelle democrazie moderne: si fa l'opposizione per dimostrare ai cittadini di essere più adatti al governo dei rivali della maggioranza. Come direbbe Jovanotti: punto.
Adesso l'obiettivo di Walter Veltroni dev'essere uno e uno solo: conquistare via via sempre più elettori che stavolta hanno votato per Silvio Berlusconi. Tempo ce n'è, forse cinque anni. E' così che funziona nelle democrazie moderne: si fa l'opposizione per dimostrare ai cittadini di essere più adatti al governo dei rivali della maggioranza. Come direbbe Jovanotti: punto.
Veltroni finora non ha sbagliato nulla e ha perso le elezioni per gli sbagli del governo Prodi. Anche qui aiuta Jovanotti: punto. Se l'Udc avesse preso il 10 per cento e la Sinistra altrettanto, si potrebbe dichiarare fallito il progetto di W. Invece le uniche forze politiche che, a parte i vincitori, hanno preso più voti della volta scorsa sono il Pd e l'Italia dei valori, cioè i due alleati della vocazione maggioritaria. Non poteva bastare per vincere perché, come dimostrano il ballottaggio di Rutelli e il ko del pur bravo Illy, stavolta gli elettori volevano sanzionare l'Unione, il centrosinistra, tutto quello che ricordava anche soltanto lontanamente l'Ulivo e il prodismo. Così hanno fatto. Veltroni lo sapeva e ha posto queste elezioni come un punto di partenza, non di arrivo, del pullman.
L'unico errore di W è stato l'alleato, Tonino Di Pietro, e infatti da lì arrivano i primi problemi, con l'ex pm (e ministro prodiano) che usa la stessa tattica logorante (per gli altri) di sempre: un piede dentro e uno fuori, al gruppo del Pd, al governo ombra, per raccogliere i frutti dell'inclusione e allo stesso tempo cavalcare la protesta nel chiamarsi fuori. Per il resto Veltroni non ha sbagliato nulla e ha tenuto tutti i voti del Partito democratico, anzi ne ha conquistato un'anticchia in più. Buon auspicio. Dopo i disastri di Visco, Prodi, Padoa-Schioppa, D'Alema, Bassolino, è un miracolo vero. Che sia W l'unto del signore? C'è, infatti, un'aria di (inconfessabile) passaggio di testimone in queste elezioni, che sono state un referendum, approvato a larghissima maggioranza, a favore del bipartitismo. E' come se nei conciliaboli tra Gianni Letta e Goffredo Bettini ci fosse e ci sia anche la constatazione che il paese ha bisogno (ora) di un governo Berlusconi per poi passare al coronamento della nuova stagione veltroniana con W a Palazzo Chigi, la prossima volta, in ossequio all'alternanza. E' un paradosso, questo, ma è come se finalmente la classe dirigente del paese avesse ascoltato il paese: due partiti (con piccole appendici), meno tasse, alternanza, nessun demonio. Merito del Cav. e dell'ex sindaco. Bravi, grazie.
Fuori i nomi, ministero per ministero
Ora Veltroni non deve ricadere, come vogliono gli oligarchi del Pd, nelle logiche coalizioniste, palazzinare, nel senso di “di palazzo”. Certo, va bene, accontenti i retroscenisti con qualche apertura all'Udc e a quel che resta della Sinistra, ma si goda la sua splendida solitudine a capo dell'opposizione e del Pd. Crei un gabinetto ombra vero: Dario Franceschini e Sergio Cofferati vice, Piero Fassino agli Esteri, Tito Boeri all'Economia, Marco Minniti all'Interno, Emma Bonino alla Difesa, Massimo Cacciari alla Cultura, Pietro Ichino al Welfare, Nichi Vendola all'Innovazione, Antonio Di Pietro alle Infrastrutture (mai alla Giustizia), Anna Finocchiaro (non Di Pietro) alla Giustizia, Filippo Penati alle Attività produttive, Sergio Chiamparino alle Aree urbane, Matteo Arpe alla Salute, Chicco Testa all'Ambiente. Metta i ministri ombra alle calcagna dei ministri berlusconiani. Che li inseguano porta a porta con proposte, che li incalzino, votino perfino a favore dei provvedimenti del governo ritenuti giusti. Gli elettori sono più responsabili e meno tatticisti degli eletti: sanno apprezzare il coraggio anche del dare ragione agli avversari quando ce l'hanno. Parli sempre lui alla Camera, come a Downing Street, in risposta al premier. Eserciti la leadership e governi, stando all'opposizione. Ha avuto la legittimazione dalle primarie, ha fatto nascere il partito nelle urne, non ha alternative né a sinistra né al centro, dunque è libero da ogni vincolo, può iniziare la sua corsa. Accetti che Bettini e Letta scrivano assieme la riforma che fotografa la scelta degli elettori verso il bipartitismo. Soltanto così, la prossima volta, W can.
Il Foglio sportivo - in corpore sano