Anticipazione del Foglio del 25 aprile

Il caso Formigoni raccontato dall'interno, dalle viscere

Luigi Amicone

La Lega, a oggi, non è la soluzione, ma parte del problema Nord. Nonostante il suo notevole radicamento e un personale politico in crescendo, la sua specializzazione nella difesa del territorio, il suo etnocentrismo, il suo colorito e franco linguaggio, la sua lotta all'immigrazione e i muscoli delle ronde e guardie padane, tutto ciò è anche il suo limite. In realtà il fenomeno leghista non ha nulla della storica svolta thatcheriana e reaganiana.

    La Lega, a oggi, non è la soluzione, ma parte del problema Nord. Nonostante il suo notevole radicamento e un personale politico in crescendo, la sua specializzazione nella difesa del territorio, il suo etnocentrismo, il suo colorito e franco linguaggio, la sua lotta all'immigrazione e i muscoli delle ronde e guardie padane, tutto ciò è anche il suo limite. In realtà il fenomeno leghista non ha nulla della storica svolta thatcheriana e reaganiana. E' stata la pazzesca politica antinordista di Vincenzo Visco e Giuliano Amato, oltre che l'astuzia strategica di Umberto Bossi, la sua sincera identificazione di leader tra il popolo e per il popolo, a rompere la diga che conteneva il perenne malumore zittito dal tirare la carretta tanto dell'operaio quanto del piccolo e medio imprenditore lombardo-veneto. Parla come mangia, il Senatur, e i sui più grandi alleati sono stati Romano Prodi, il cattolicesimo disincarnato e, al di là delle buona fede, devastante per la vita, di quell'eroe della zona grigia che è il cardinale Carlo Maria Martini. Il quale ha guidato una diocesi – la più grande del mondo – dove il concetto di Benedetto XVI, che tra fede e vita, fede e politica non ci può essere dicotomia, è corso nel sangue delle sue genti per secoli, prima di essere snobbato per più di vent'anni da un'impostazione pastorale che nemmeno Karl Barth avrebbe condiviso. Arrivando poi il cardinale Dionigi Tettamanzi, né più e né meno, a ereditare l'identitico retroterra curiale, oggi responsabile di scelte inopinate, come quella di radicare i seminari nella sociologia e nella parola, fumogeni di una storia che, basta leggere le memorie del cardinale Giacomo Biffi, non lascia né passato dietro di sé, né prepara un futuro davanti. (continua sul Foglio quotidiano)