Per il primo Consiglio dei ministri

Inquadrali e svergognali, una proposta per Maroni

Giuliano Ferrara

Mi permetto di insistere, onorevole ministro Maroni. Forse c'è qualcosa di meglio da fare che non ricominciare a pasticciare con le norme sulla sicurezza. Qualche correttivo sarà forse urgente, e sono certo che al Viminale penserete con serietà alle misure migliori e più equilibrate, ma occorre limitarsi.

    Mi permetto di insistere, onorevole ministro Maroni. Forse c'è qualcosa di meglio da fare che non ricominciare a pasticciare con le norme sulla sicurezza. Qualche correttivo sarà forse urgente, e sono certo che al Viminale penserete con serietà alle misure migliori e più equilibrate, ma occorre limitarsi. Non sono le norme che renderanno più sicure le periferie urbane. Di pacchetto sicurezza in pacchetto, in passato è sembrato il gioco dei pacchi, una roba buona per una rapida passata nel prime time dei telegiornali. Pene rafforzate, benefici carcerari ridotti, definizione di nuovi reati come la clandestinità (non sapevo che la clandestinità fosse legale: che vuol dire?): tutto questo rischia di risultare ridondante, in base all'esperienza. Che non sia legale rubare, borseggiare, rapinare, uccidere, aggredire, spacciare, comportarsi in modo antisociale, usare violenza e molestare le donne o gli anziani, tutto questo è già statuito, è già norma. Il problema della sicurezza è l'applicazione efficiente delle norme, e più ancora una prova di forza intelligente in cui lo stato si mostri preparato ad agire, intenzionato a recuperare il terreno perduto. Prevenenedo i comportamenti delinquenziali, riducendo il loro spazio d'azione, esercitando la dissuasione, la deterrenza.
    E il terreno perduto, più che nella legislazione, sta nell'impiego della polizia e dei carabinieri e della finanza nel territorio, nei quartieri. Sta nella capacità di un potere che non è né il giudiziario né il legislativo, bensì l'esecutivo, di farsi valere nel contrasto diretto con i delinquenti abituali e con i comportamenti illegali recidivi che producono ansia, paura, in particolare nei soggetti meno forti che abitano le nostre città. È a occhio e croce l'unica seria alternativa alle ronde, fenomeno per lo meno ambiguo, e ad altri modi di esercitare in forma selvaggia o primitiva la giustizia privata.
    Non ho alcuna competenza, né la simulo, ma leggo i giornali europei e cerco di capire. Ci stanno provando in Inghilterra, a impiegare in modo più razionale ed efficace le forze di contrasto alla criminalità diffusa. Ci ha provato la polizia dell'Essex, e il ministro dell'Interno inglese Jacqui Smith ha deciso di estendere a tutto il paese l'esperimento “frame and shame”, inquadrali e svergognali. All'apparenza, è un uovo di Colombo. Invece di limitarsi a pattugliare le strade, funzione utile ma di rimessa, la polizia dell'Essex, ottenendo pare risultati importanti, inquadra letteralmente borseggiatori, hooligans, spacciatori e delinquenti vari, e li denuncia per i loro comportamenti antisociali attuando la dissuasione nel cuore del loro habitat. Li inquadra con le telecamere, li filma, li segue. Si reca ripetutamente nelle loro case, recapita loro avvisi di ordine pubblico, li tiene sotto controllo spiegandogli che sono in osservazione e che la loro libertà d'azione è limitata. Si procede a fermi per accertamenti, ripetutamente. Alla delinquenza, come ha detto il ministro, viene fornita una dose massiccia della sua stessa medicina. È in sostanza un braccio di ferro in cui l'esecutivo e la sua forza pubblica puntano al controllo diretto del crimine e del microcrimine, personale e territoriale, con effetti immediati di rassicurazione della popolazione in veste di testimone di questa sfida.
    Non conosco bene l'inquadramento giuridico di tutto ciò, l'impatto sulle questioni di diritto civile, ma è ovvio che se condotta in modo fermo ed equilibrato, una simile azione di contrasto all'illegalità non è di per sé fuorilegge. La polizia non aspetta la prossima rapina dal tabaccaio o il consolidamento di un nuovo mercato di spaccio, l'esercizio violento dell'illegalismo di domani che poi provoca disperato allarme sociale, l'erezione di muri padovani e altre bellurie, cerca invece di arrivare prima, di ridurre l'area della manodopera disponibile a fare uso violento dell'illegalità o almeno di renderle la vita difficile, di molestarla in ogni modo ed esporla sempre più pubblicamente al giudizio sociale. Non sarebbe il caso di chiedere informazioni più dettagliate ai colleghi europei e britannici e, in un paese in cui le norme sono molte e i comportamenti d'ordine pubblico risultano quasi invisibili, procedere eventualmente a un esperimento simile?

    • Giuliano Ferrara Fondatore
    • "Ferrara, Giuliano. Nato a Roma il 7 gennaio del ’52 da genitori iscritti al partito comunista dal ’42, partigiani combattenti senza orgogli luciferini né retoriche combattentistiche. Famiglia di tradizioni liberali per parte di padre, il nonno Mario era un noto avvocato e pubblicista (editorialista del Mondo di Mario Pannunzio e del Corriere della Sera) che difese gli antifascisti davanti al Tribunale Speciale per la sicurezza dello Stato.