Appunti dalla nostra inviata in Libano
Non c'è assolutamente calma e normalità a Beirut
Non c'è assolutamente calma e normalità a Beirut. La parte ovest è tutta un check point dell'esercito e per arrivare nella parte cristiana ci metti anni in auto per via delle strade bloccate. Ieri, fino a notte fonda, colpi di mortaio dalle montagne.
Non c'è assolutamente calma e normalità a Beirut. La parte ovest è tutta un check point dell'esercito e per arrivare nella parte cristiana ci metti anni in auto per via delle strade bloccate. Ieri, fino a notte fonda, colpi di mortaio dalle montagne. Hezbollah, con l'aiuto dei suoi alleati, sta facendo con i drusi, che nella persona di Jumblatt sono una fetta importante della maggioranza, quello che programmaticamente ha fatto con i sunniti e a casa loro, salendo sulle loro montange che guarda caso confinano con la valle della Bekaa (la logica delle compravendita di terra, di cui il Foglio ha scritto nell'agosto 2007, per garantire continuità territoriale funziona qui con le armi). Tra i gruppi che combattono per procura con Hezbollah (a Tripoli gli alawiti, in terra drusa i drusi di Arslan, rivale politico di Jumblatt che però ora sta negoziando tra le parti) continuano a esserci quelli dei Syrian Social Nationalist Party (che è però libanese). Questi signori esistono dagli anni Trenta, partiti su basi fasciste si ritrovarono vicini alla sinistra, laici, vogliono la fondazione della Grande Siria (Siria-Libano-Israele) e sono conosciuti per essere combattenti sanguinari. In passato hanno tentato coup contro il governo e sono loro dietro l'assassinio dell'ex premier libanese Riad el Solh.
Il Foglio sportivo - in corpore sano