Mariarosa Mancuso in diretta dalla croisette
Appunti dal festival di Cannes - le prime pellicole in concorso (e non)
Direttamente dalla Croisette, Marirosa Mancuso dice la sua sui film in concorso e non al festival francese del cinema. In anteprima per il Foglio.it la critica cinematografica scrive cosa pensa di "Waltz with Bashir" di Ari Folman, "Leonera" di Pablo Trapero e "Kung fu panda" di John Stevenson e Mark Osborne, prossimamente sugli schermi italiani.
WALTZ WITH BASHIR di Ari Folman (concorso)
Il passaparola (prima della proiezione) lo dava come possibile Palma d'Oro: era considerato un film israeliano di denuncia, sul massacro di Sabra e Chatila. Il passaparola (dopo la proiezione) ha sistemato il regista nella categoria “gli israeliani che ci piacciono”, perché criticano qualunque governo abbia governato Israele nei sessant'anni della sua esistenza. Non fatevi fuorviare: “Waltz with Bashir” è uno straordinario film sulla memoria. Individuale, prima che collettiva. Quel tipo di memoria che, quando ti mostrano un fotomontaggio di una tua foto con un luna park sullo sfondo, dicendoti che sei tu da bambino, prima o poi cominci a raccontare che gusto di gelato hai mangiato quel giorno. Disegnato benissimo e totalmente autobiografico, prende spunto dall'unico ricordo che il regista conserva di quando era giovane soldato durante la prima guerra del Libano. Tre ragazzi che si bagnano in mare, tra i palazzi distrutti. Per memoria collettiva, come Ari Folman fa scrivere sulle note per la stampa: “La piena responsabilità del massacro ricade sui falangisti cristiani”. Lo fecero per vendetta dopo l'assassino del presidente Bashir Gemayel. Da qui viene il titolo. Finale con le foto dei cadaveri, discutibile e inutile.
LEONERA di Pablo Trapero, con Martina Gusman, Elli Medeiros (concorso)
La tripletta del concorso batte bandiera francese e schiera il sessattottino Philippe Garrell, l'impegnato Laurent Cantet, il bravo Arnaud Desplechin. Le doppiette sono italiane e argentine (l'altro, “La mujer sin cabeza”, lo firma Lucrecia Martel). Per “Leonera” si intende la gabbia dei leoni, equivalente carcerario della fossa dei serpenti manicomiale. Lì finisce, per una storiaccia con due uomini e un coltello, la finta bionda Julia. Nella tremenda scena iniziale, si sveglia sporca di sangue vicino a un cadavere con i lividi, e non riesce a ricordare cosa sia successo la sera prima. La arrestano, e poiché è incinta (del tipaccio morto, lei dice) la sistemano nel settore riservato alle madri con prole. Il bambino nasce – sopravvivendo a qualche pugno abortivo – e Julia finalmente si lava e si rassetta. Ovvio che a quel punto si vedrà portare via il piccino. Dramma carcerario – con l'obbligatoria rivolta – girato con una certa secchezza. E un deludente finale aperto. Non piacerà a Sean Penn, che preferisce il pathos delle grandi catastrofi, e intanto ha già fatto tutto quel che aspettavamo da lui: fumare dove non si può, guardare in cagnesco i fotografi, bere di nascosto, parlare male di Bush. Sarebbe un colpo di scena se si ravvedesse e premiasse un bel film.
KUNG FU PANDA di John Stevenson e Mark Osborne (fuori concorso)
Le arti marziali sono rimaste identiche per qualche migliaio di anni e per qualche migliaio di film. Alcuni girati da registi – come Zhang Yimou – che la marcia di avvicinamento verso i wuxia l'hanno cominciata da lontano, raccontando distillatori di sorgo e concubine litigiose prima di inquadrare guerrieri che usano le spade per tagliare in due una goccia d'acqua. La pacchia è finita. Dopo “Kung Fu Panda” non riusciremo più a guardare un combattimento marziale senza ridere. Vale lo stesso per le massime zen, qui allegramente prese in giro. Basta guardare il maestro Shifu, minuscolo nel suo kimono, con orecchie che lo fan somigliare a Yoda, e un treccino sulla nuca che vibra quando è arrabbiato. Non c'è neppure bisogno di aspettare che entri in scena il grasso panda, apprendista venditore di noodles che si trova a fronteggiare Tai Lung, cattivissimo Leopardo delle Nevi che evade dalle segrete con un numero alla Houdini. Animazione incantevole, e gran cast di voci originali. Jack Black doppia il panda. Angelina Jolie doppia la guerriera Tigre. Sfarzosi Palazzi di Giada, e un nuovo detto zen: “La fortuna aiuta i fortunati”.
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