Girotondo d'opinioni - Quant'è bella sicurezza…/6

La Spagna ci fa la predica, ma Zap ha espulso 370 mila clandestini. E la Romania importa lavoratori

Sergio Soave

L'errore del governo di centrosinistra è stato quello di lasciar crescere le cause dell'insicurezza dei cittadini senza dare neppure un segnale simbolico della volontà dello stato di reagire con un minimo di maggiore fermezza. Sarebbe meglio che il nuovo governo non commettesse l'errore opposto, quello di concentrarsi su risposte simboliche tonitruanti, dall'efficacia dubbia o soltanto immediata.

    L'errore del governo di centrosinistra è stato quello di lasciar crescere le cause dell'insicurezza dei cittadini senza dare neppure un segnale simbolico della volontà dello stato di reagire con un minimo di maggiore fermezza. Sarebbe meglio che il nuovo governo non commettesse l'errore opposto, quello di concentrarsi su risposte simboliche tonitruanti, dall'efficacia dubbia o soltanto immediata. Se è ovvio che nella percezione della popolazione tutti i fenomeni che destano allarme si confondano e si alimentino tra loro, per chi governa è invece indispensabile distinguerli e affrontarli separatamente, visto che non esiste una terapia unica per mali diversi. Intanto bisogna distinguere, se non altro per questioni giuridiche, la questione dell'immigrazione clandestina, che proviene da paesi esterni all'Unione europea, e quella dei rom, in grande maggioranza di nazionalità rumena, quindi comunitari.
    Si dice che non si può procedere in modo consistente all'espulsione dei clandestini extracomunitari perché questo contrasta con le norme dell'Unione europea. La Spagan, che ci impartisce ora delle prediche interessate accusandoci di razzismo, durante i quattro anni di governo di sinistra di José Luis Rodríguez Zapatero, ha espulso 370 mila extracomunitari entrati illegalmente sul suo territorio. Il fatto che il capo del governo spagnolo pronunciasse accorati discorsi sull'accoglienza e sulla società multietnica e multiculturale, non ha impedito che i tentativi di immigrazione nelle enclaves africane di Ceuta e Melilla venissero accolti a fucilate. La Spagna è europea ed europeista, se ha potuto espellere almeno dieci volte più clandestini dell'Italia è perché ha leggi interne migliori, una magistratura che le applica invece di sabotarle, un sistema di forze dell'ordine che, sebbene meno numeroso del nostro, sa farsi rispettare. Forse invece di rispondere alle critiche strumentali del governo spagnolo, converrebbe imitare il suo comportamento pratico. Alla vicepresidente del governo spagnolo María Teresa Fernández de la Vega, che ci accusa di razzismo per aver espulso (cioè consegnato un decreto di espulsione) a 53 irregolari, basterebbe ricordare che ogni settimana il suo paese ne espelle molti di più. D'altra parte l'accusa all'Italia serve solo a far passare sotto silenzio l'assenso spagnolo alla (giusta) dilatazione da quaranta giorni a sei mesi del periodo di permanenza dei clandestini nei centri di accoglienza. Bisogna respingere le prediche spagnole, ma soprattutto vedere bene, e imitare, quel che si nasconde sotto l'ipocrisia delle frasi politicamente corrette.
    Per quel che riguarda i rom, anche qui c'è qualcosa da imparare da quelli che ci fanno la predica. Il governo rumeno lamenta un atteggiamento di ripulsa dell'Italia verso i suoi cittadini, ma in realtà l'Italia ha praticato verso la Romania una eccellente politica, basata sul principio di combattere l'emigrazione portando il lavoro dove ci sono le braccia. Grandi investimenti stranieri, e in grande misura italiani, si sono realizzati in Romania, ma ora quelle che mancano sono appunto le braccia, almeno quelle rumene. Anche le fabbriche italiane laggiù sono piene di operai cinesi o di altre zone di emigrazione extracomunitaria. Questo significa che la gran parte dell'emigrazione rumena non è un'emigrazione sociale in cerca di lavoro, ma che in essa è presente una quota consistente di popolazione “indesiderabile” che la ferma repressione rumena e l'apertura delle frontiere europee ha orientato verso i nostri lidi. Se l'Italia applicasse ai rom metà delle angherie che subiscono in patria, il flusso migratorio unidirezionale non sarebbe sicuramente tanto intenso. Con il dovuto senso umanitario, dalla Romania c'è da imparare la capacità di pressione contro la criminalità delle popolazioni nomadi, senza conferirle alcun carattere razzista, a differenza di quel che capita in Romania, nonostante le proteste di segno opposto del governo di Bucarest.
    Insomma, mentre gli altri affrontano con durezza i problemi dell'immigrazione clandestina e della criminalità diffusa (non sempre con successo, per la verità, come sanno i turisti regolarmente scippati a Barcellona) e poi recitano sceneggiate buoniste, noi dovremmo evitare di fare il contrario, di voler apparire i più cattivi di tutti, senza riuscire poi a ottenere risultati concreti e duraturi.