La rete del terrore/2

Rolla Scolari

L'intero programma è stato scoperto circa un mese fa. Secondo Hamadeh ci sono centraline nei villaggi e sarebbe stato costruito grazie al know how di ingegneri iraniani e attraverso gli aiuti finanziari dell'Organizzazione iraniana per la partecipazione alla ricostruzione del Libano e Jihad el Binaa. Il primo è un fondo molto attivo al nord e al sud del Litani che opera apertamente con finanziamenti di Teheran.

    L'intero programma è stato scoperto circa un mese fa. Secondo Hamadeh ci sono centraline nei villaggi e sarebbe stato costruito grazie al know how di ingegneri iraniani e attraverso gli aiuti finanziari dell'Organizzazione iraniana per la partecipazione alla ricostruzione del Libano e Jihad el Binaa. Il primo è un fondo molto attivo al nord e al sud del Litani che opera apertamente con finanziamenti di Teheran. A settentrione del fiume che divide in due l'area di controllo di Hezbollah l'estate scorsa era in corso un massiccio piano di ricostruzione della linea stradale e appesi sui pali della luce ogni pochi metri le pubblicità della società e delle sue imprese, accompagnate dalla bandiera iraniana: 37 centri educativi, 25 centri medici, 170 chilometri di strade secondarie, 510 di strade principali, 200 progetti di ricostruzione, 75 d'abbellimento. Jihad el Binaa è invece un organismo vicino al Partito di Dio che si occupa della ricostruzione dai tempi della guerra civile. “Così abbiamo scoperto una rete di telecomunicazioni iraniana, totalmente illegale e irrilevante ai propositi di sicurezza, molto più del necessario”, dice il ministro.

    Tre settimane fa, dopo negoziati, il governo chiede a Hezbollah di rimuovere subito il network, bollandolo come “illegale”. Il Partito di Dio si rifiuta confermando l'esistenza del sistema, definendolo una delle armi più potenti per la sua “resistenza” a Israele e il segretario generale Nasrallah, a due giorni dagli inizi degli scontri – mentre i suoi uomini armati erano già per le strade del centrale quartiere di Hamra, Rpg in spalla tra le vetrine serrate di Intimissimi e gli Internet cafè – minaccia di tagliare le mani a chiunque si azzardi a toccare il suo network. Mercoledì sera, 80 morti dopo, la decisione dell'esecutivo di revocare l'annunciata rimozione del sistema è stata salutata da colpi di kalashnikov sparati in aria dai sobborghi sciiti di Beirut. Prima di agire, il governo aveva riportato la questione sia ad alcuni paesi arabi sia all'Onu, dice Hamadeh, con una lettera del ministro al premier Fouad Siniora girata anche al segretario generale Ban Ki-moon. Tayyar.org, sito dell'opposizione di Michel Aoun, ha pubblicato il testo del documento che conferma quanto detto dal responsabile delle Telecomunicazioni e aggiunge un particolare: “Abbiamo scoperto collegamenti via cavo e wireless alla rete telefonica dei nostri vicini, la Repubblica araba siriana”.

    L'esecutivo decide di portare sul tavolo delle discussioni l'argomento proprio in concomitanza con una seconda crisi: quella dell'aeroporto. Il leader druso della maggioranza, Walid Jumblatt, rivela l'esistenza lungo la strada che porta allo scalo internazionale di Beirut di una rete di telecamere gestita da Hezbollah per controllare il traffico. La questione finisce sulle prime pagine dei giornali libanesi e il consiglio dei ministri decide di rimuovere dall'incarico il capo della sicurezza aeroportuale Wafiq Shouqeir, vicino al Partito di Dio. Il movimento vede in questa mossa e nella prima contro la rete di telecomunicazioni una “dichiarazione di guerra”, come ha detto Nasrallah. A scoprire l'esistenza di un container pieno di equipaggiamenti elettronici sono membri dell'esercito nazionale in pattuglia. Il quotidiano anNahar, vicino alla maggioranza (il direttore Ghassan Tueni, deputato, è stato ucciso nel 2005 da un'autobomba) ha pubblicato in aprile i documenti ufficiali relativi al dossier dell'aeroporto scatenando la crisi politica. Il ministro della Difesa Elias Murr solleva la questione il 30 aprile, l'esercito libanese conferma le informazioni e il file è trasferito al procuratore generale. Scrive il ministro al comandante dell'intelligence militare di fornire dettagli sulla questione delle telecamere digitali al primo ministro, ministro dell'Interno, consiglio di sicurezza centrale, procuratore generale. Il comando dell'intelligence militare risponde lo stesso giorno. Il rapporto racconta dell'esistenza di un container sospetto su un terreno al di fuori del perimetro dell'aeroporto in cui si trovano un centinaio di altri container. Attorno al 23 aprile una pattuglia dell'esercito, parte della sicurezza aeroportuale, scopre un nuovo container, il giorno dopo appare un buco sospetto sul lato di questo, il terzo giorno ufficiali sono mandati a ispezionare e notano una luce intermittente all'interno e pensano all'esistenza di una telecamera puntata sulla pista numero 17 dell'aeroporto. Un membro della sicurezza vede inoltre tre uomini in borghese maneggiare una telecamera. Di tutto questo è stato informato a più riprese il brigadiere generale Wafiq Shouqeir, comandante della sicurezza aeroportuale. La risposta della Difesa a questo rapporto è dura: in un'altra lettera chiede perché i ministeri competenti, l'intelligence o chi per esso non siano stati informati immediatamente e in dettaglio. Risponde il brigadiere generale, più tardi rimosso dall'incarico (e ora di nuovo in servizio): “Il 24 aprile il comando della sicurezza dell'aeroporto che ha il compito di monitorare e proteggere la parte nord ovest dello scalo è stato informato della presenza di uno strano corpo, forse una telecamera, in un container piazzato sul terreno di una compagnia sul lato che guarda l'autostrada di Ouzai e l'aeroporto internazionale Rafiq Hariri di Beirut. Il capo della sicurezza di Dahiyeh (quartiere a sud della capitale, sciita, roccaforte del Partito di Dio, ndr) ha preso i contatti necessari con Hezbollah per chiarire la questione e loro hanno accettato di visitare la mattina del 28 aprile, lunedì, il luogo sospetto. Così sono andati al container e hanno scoperto che appartiene a Jihad al Binaa (come detto sopra, istituzione vicina al Partito di Dio) ed è parte della sicurezza adottata dall'istituto per garantire che non passino ladri, facendo notare che il posto è al di fuori del perimetro di sicurezza dell'aeroporto”. (2.continua)

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