La rete del terrore/3

Rolla Scolari

Per il governo è troppo, e si apre un confronto tra due stati e due visioni dello stato parallele e inconciliabili. Per Hamadeh era venuto il momento di agire, sia sul progressivo aumento di controllo sull'aeroporto da parte di Hezbollah sia sulla rete di telecomunicazioni. Non farlo, ha detto, avrebbe significato il collasso dello stato.

    Per il governo è troppo, e si apre un confronto tra due stati e due visioni dello stato parallele e inconciliabili. Per Hamadeh era venuto il momento di agire, sia sul progressivo aumento di controllo sull'aeroporto da parte di Hezbollah sia sulla rete di telecomunicazioni. Non farlo, ha detto, avrebbe significato il collasso dello stato. Meglio secondo il ministro affrontare un problema maggiore, come gli scontri, piuttosto che rinunciare alla sovranità del Libano, che però giovedì ha ritirato le due decisioni dopo l'arrivo di una delegazione della Lega araba venuta dal Cairo a favorire il negoziato tra le parti.

    La rete di telecomunicazioni di Hezbollah non era più un segreto da tempo. La sua reale estensione e il suo livello tecnologico lo restano. Timour Goskel, turco, ex portavoce di Unifil 1, ha passato molto tempo nel sud del Libano e ammette di aver visto ben poco delle attività sospette del Partito di Dio: “Hanno costruito intere città sotto i nostri piedi al sud”, ha detto al Foglio riferendosi alla rete di bunker sotterranei in piccola parte scoperta durante il conflitto del 2006 con Israele. “Ero al corrente che Hezbollah avesse un network di telecomunicazioni per ascoltare tutto, ma lo credevo limitato. Poi i miliziani si sono resi conto di aver bisogno di un sistema più sicuro e hanno iniziato a espanderlo. Sono diventati visibili quando hanno cominciato a lavorare non più soltanto nei loro settori, ma in aree cristiane e druse. Quello che ha infastidito il governo è l'estensione di questo network e il fatto che tocchi anche Beirut. Hezbollah è paranoico per quanto riguarda la propria sicurezza e ritiene che la rete nazionale libanese non sia abbastanza sicura, pensa anche che Israele tecnicamente sia capacissimo di distruggerla o bloccarla in meno di un quarto d'ora. Se non lo ha fatto in passato, o ha disturbato soltanto in parte le comunicazioni, è perché voleva essere in grado di ascoltare”.

    La guerra tra Hezbollah e Israele nell'estate del 2006 sembra essere il punto di svolta per i destini della rete di telecomunicazioni, considerata dallo stesso Nasrallah funzionale e vitale per la “resistenza” quanto l'AK47, simbolo del suo Partito. E' parte integrante della sua struttura militare sviluppatissima. Hezbollah è stato già in grado nel 2006 di prevenire l'interruzione delle proprie comunicazioni da parte delle unità dell'esercito israeliano che lavoravano per bloccare il network. Il governo libanese sapeva bene, prima di prendere la decisione e annunciare la sua rimozione, cosa significhi il sistema per l'opposizione. Hamadeh parla di un network da 100 mila linee: fibra ottica unita a cavi di rame. Da notare che il network statale usa la fibra ottica soltanto in certe aree limitate a Beirut. I cavi di rame sono vulnerabili, le comunicazioni attraverso fibra ottica sono difficilmente intercettabili. Per garantire un'interruzione certa bisognerebbe avere i piedi sul territorio, individuare le linee e letteralmente tagliarle. Parte del network, rivela il sito di geopolitica Stratfor, si appoggerebbe in alcuni punti a quello statale, sfruttando infrastrutture già esistenti. Tra i membri di Hezbollah, spiega sempre Stratfor, prevale però l'utilizzo del cellulare, per comunicazioni sul campo di battaglia e di normale routine. Per questo esisterebbe anche una rete sperimentale di cellulari interna.

    Hamadeh racconta che il governo si è reso conto dell'estensione di questo network progressivamente: alcune municipalità, come quella di Zautar el Sharqiya nel sud e di Choueifat – villaggio diviso tra sciiti e drusi e uno dei luoghi delle violenze tra forze della maggioranza e Hezbollah nei giorni scorsi – hanno riportato lavori in corso di cui non sapevano il motivo. Spesso, le società coinvolte mostravano documenti del ministero dell'Energia, il cui responsabile, Mohammed Fneish, dimissionario all'inizio della crisi politica nel novembre 2006 con altri dell'opposizione, fa parte di Hezbollah. Racconta il ministro Hamadeh che il controllo statale su alcune aree è impossibile: quando un abitante delle zone del Partito di Dio ha un problema alla linea, la compagnia telefonica può inviare soltanto tecnici presenti su una lista fornita dal movimento. “Tra questo progetto e quello dello stato libanese c'è antinomia. Ci siamo detti: li affronteremo, se non oggi domani, se non domani tra tre settimane, se non fra tre settimane tra tre mesi, ma tutto questo stava per succedere. Se guardi una mappa, ti rendi conto che stanno creando uno stato nello stato, perché la rete è appaiata a installazioni militari, campi d'addestramento, istituzioni sociali: un intero stato”. Gli scontri di questi giorni seguono la logica della continuità territoriale, legando le aree miste sunnite e sciite a ovest di Beirut, conquistate dalle milizie e consegnate all'esercito, ai sobborghi a sud di Beirut, roccaforte di Hezbollah; le terre dei villaggi drusi dello Chouf in cui si è combattuto confinano con la valle della Bekaa dove il Partito di Dio è fortissimo. La creazione di una cintura controllata da Hezbollah o dai suoi alleati e l'estensione della rete di telecomunicazioni dimostrano che i preparativi di guerra sono intensi. “E' una battaglia lunga – conclude Hamadeh – va oltre le telecomunicazioni. E' su chi controllerà questo pezzo di terra – dice battendo la mano sul suo disegno del Libano – Sarà Gaza, legato a Siria e Iran, o resterà Libano”. (3.fine)