Dalla nostra inviata in Libano
La rete del terrore
"Così è approssimativamente come disegnavamo il Libano a scuola”, dice il ministro mentre sul foglio bianco compare la sagoma del piccolo stato levantino. Poi traccia un cerchio attorno a Beirut e lo collega a una linea che scende lungo la costa, verso il sud, si ferma un po' a nord del confine con Israele per proseguire all'interno parallelamente alla frontiera, salendo quindi verso settentrione, nel cuore della valle della Bekaa per arrestarsi a nord, quasi in Siria. E' la rete di telecomunicazioni in fibra ottica del gruppo d'opposizione Hezbollah, costruita in parallelo al network statale e considerata dal movimento infrastruttura militare vitale quanto i suoi missili.
"Così è approssimativamente come disegnavamo il Libano a scuola”, dice il ministro mentre sul foglio bianco compare la sagoma del piccolo stato levantino. Poi traccia un cerchio attorno a Beirut e lo collega a una linea che scende lungo la costa, verso il sud, si ferma un po' a nord del confine con Israele per proseguire all'interno parallelamente alla frontiera, salendo quindi verso settentrione, nel cuore della valle della Bekaa per arrestarsi a nord, quasi in Siria. E' la rete di telecomunicazioni in fibra ottica del gruppo d'opposizione Hezbollah, costruita in parallelo al network statale e considerata dal movimento infrastruttura militare vitale quanto i suoi missili. Dopo il conflitto del 2006 con Israele, il movimento sciita sostenuto da Teheran decide di ampliarla, preparandosi a una nuova guerra. Lo fa riarmandosi, come avvertono anche le Nazioni Unite, migliorando le proprie comunicazioni interne, aumentando il proprio controllo militare e politico sul territorio nazionale.
Il sistema è stato il casus belli del golpe di Hezbollah in Libano. La reazione del Partito di Dio all'annuncio della rimozione del network dimostra che la questione del disarmo della milizia – al centro della risoluzione dell'Onu 1.559 recentemente ridiscussa dal Consiglio di sicurezza – non è neppure lontanamente nelle intenzioni del movimento. Oggi si contano ottanta morti, si parla di colpo di stato militare del Partito di Dio – che ha conquistato la parte ovest di Beirut per poi consegnarla all'esercito – e di ritorno alla guerra civile che ha insanguinato il Libano dal 1975 al 1990.
Il ministro delle Telecomunicazioni Marwan Hamadeh, come riportato dal Foglio, aveva già sollevato la questione della rete di Hezbollah nell'agosto 2007. E' seduto in una vasta e vuota sala conferenze del Grande Serraglio, l'imponente palazzo del governo, in stile orientale. L'edificio è blindatissimo da quando nel 2006 l'opposizione di Hezbollah, Amal e l'alleato cristiano Michel Aoun ha occupato la piazza Riad el Solh, antistante, in pieno centro città, con un campo di tende, oggi semi vuoto ma controllato da guardie 24 ore su 24. Tutte le finestre della sala sono oscurate da tende, per impedire a chiunque di spiare all'interno. “Quando lo abbiamo segnalato per la prima volta – dice al Foglio il ministro – il problema era limitato ai sobborghi sud di Beirut, ad alcune zone meridionali nei pressi di Taibe, sotto il fiume (il Litani, ndr). Poi c'era un cavo nel cuore della capitale. A quel punto abbiamo protestato: la loro sicurezza, quella di Hassan Nasrallah e delle sue guardie, necessita di un sistema limitato. Abbiamo detto loro: ‘Ok, ma rimuovete il cavo nel centro di Beirut'”. Lo hanno fatto, continua Hamadeh, membro della maggioranza del 14 marzo, obiettivo di un fallito attentato nel 2004 poco prima della strage che è costata la vita all'ex primo ministro Rafiq Hariri. Hanno tolto il cavo e per un po' è tornata la calma. “Poi, pochi mesi dopo, abbiamo scoperto un programma intensivo per lo sviluppo di un grande network in fibra ottica, in certe aree appaiato a reti WiMax (tecnologia che fornisce dati wireless su lunga distanza, ndr). Inizia dai sobborghi attorno a Beirut, accerchia l'aeroporto, va giù lungo la costa, la costa dello Chouf, attraverso Sidone (nel governatorato del sud, ndr), Tiro (25 chilometri a sud), Nakura (appena sopra Israele), segue l'area di confine poi sale verso Nabatieh (capitale nel sud del Libano di Hezbollah), passa a Jezzine (area dove l'estate scorsa il Foglio ha indagato sulle vendite di terre cristiane e druse a uomini d'affari sciiti), lungo la valle della Bekaa, con linee nelle basi palestinesi, i campi palestinesi prosiriani e ancora a nord fino alla città (sciita) di Hermel, dove inizia a puntare verso ovest, nord ovest verso il monte Libano e le aree cristiane”. Il ministro dice che sono in corso scavi anche in direzione della Siria. (1.continua)
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