Pride o non pride, Mara Carfagna raccontata da Marianna Rizzini
Ecco chi è il ministro per le Pari opportunità
E' giovane della giovinezza severa che solo anni di danza classica possono regalare. Una da piccola non lo sa, ma la danza classica è per sempre. Sempre ricorderai quelle ore passate a sudare su un demi-plié, sempre in testa avrai l'insegnante che dice “fai finta di essere appesa a un filo legato al soffitto”. Sempre guarderai con desiderio e orrore il pasticcino di troppo. E Mara infatti non dimentica, neppure ora che, laureata e deputata, qualche pasticcino può ben concederselo, e tanto poi magari gli eventuali impercettibili effetti si potranno nascondere con una gonna svasata, elegante, sì, ma impensabile ai tempi in cui la deputata era adolescente e ballerina.
Pubblichiamo il ritratto dell'onorevole Mara Carfagna apparso sul Foglio l'8 dicembre 2007:
E' giovane della giovinezza severa che solo anni di danza classica possono regalare. Una da piccola non lo sa, ma la danza classica è per sempre. Sempre ricorderai quelle ore passate a sudare su un demi-plié, sempre in testa avrai l'insegnante che dice “fai finta di essere appesa a un filo legato al soffitto”. Sempre guarderai con desiderio e orrore il pasticcino di troppo. E Mara infatti non dimentica, neppure ora che, laureata e deputata, qualche pasticcino può ben concederselo, e tanto poi magari gli eventuali impercettibili effetti si potranno nascondere con una gonna svasata, elegante, sì, ma impensabile ai tempi in cui la deputata era adolescente e ballerina. Di candore severo e rigore inestinguibile come il lupetto che mai manca sotto la sua giacca, sopra i jeans, sopra la longuette, Mara resta composta, stringendo a tracolla l'altrettanto inestinguibile borsa con le “F” di Fendi, quelle che poco sono piaciute alle ragazze accorse in piazza contro la violenza alle donne, a fine novembre, a Roma: la volevano cacciare, lei e la sua borsa, tolleranza zero, ma Mara quel giorno non ci ha pensato, non ha pensato che la F poteva infastidire le astanti, al pari di qualche sua vecchia dichiarazione sui gay che non possono procreare e allora famiglia non è, perché per Mara la famiglia dev'essere con la F maiuscola, più maiuscola della F di Fendi, donna e uomo, marito e moglie, non pacsati, proprio sposati, e con bambini, se si può, e se uno dice fidanzato non è tanto per dire, solo perché è più carino che dire “il mio ragazzo” e meno veterocomunista che dire “il mio compagno” (Mara infatti ne confessa soltanto due, di ex fidanzati, ed erano importanti, lunghe e pacate storie di rigore impeccabile pure quelle, una da ragazzina, una da ragazza, e quindi i maleducati che ora spettegolano sui suoi corteggiatori in Parlamento, sui complimenti dei capi, sull'amicizia con un collega di An e sulle gelosie delle colleghe, e poi le attribuiscono flirt, non hanno capito nulla. Conta solo quella F: famiglia). Mara quel giorno in piazza pensava alle donne e basta, ora che le coordina per il partito, volenterosamente non esperta al posto della veterana Maria Teresa Armosino – ma tutti si sono affrettati a dire che l'Armosino benediceva il passaggio di testimone, ricambio generazionale, c'è posto per tutte, tutto scorre e tutto torna. Aiutiamo le ragazze a non abortire, pensa Mara, restituiamo tempo alle donne, questo pensava quel giorno in piazza, prima che le urlassero “vattene”, questo crede ora che, cresciuta e nuova, cammina davanti al bar Giolitti con un taglio di capelli alla Louise Brooks, ché i capelli lunghi intralciavano il nitore del pensiero. E riempie blocchi di appunti, e fa poche assenze, come quando in classe, nel miglior liceo salernitano, trascurava il pettegolezzo delle compagne – e se proprio volevi raccontarle del tuo ragazzo lei, gentile, annuiva, sorrideva, ma si capiva che non le importava granché. Perché Mara ascoltava tutte ma proprio tutte le lezioni, primo banco, lei e l'amica Giovanna, inseparabili, ugualmente studiose, ugualmente fissate con la danza. Ricorda con puntiglio e orgoglio i trascorsi ad Azzurro Donna Campania, Mara, e rivendica l'idea dei corsi estivi di politica, Summer School, si dice, inglese per la generazione “b” (come Berlusconi), giovani che non sono ex dc-pci-psi, come dice il Cav. Ricorda tutto il lavoro fatto, Mara: raccomandata no, non lei, papà conosceva qualche politico e io lo accompagnavo, dice, che male c'è, e poi ho conosciuto i dirigenti, e poi Berlusconi, e lui mi ha dato fiducia, punto e basta, e oggi è un secondo padre, punto e basta. Vorrebbe poter pensare “guardo e passo”, Mara, quando qualcuno, indelicato, riferisce che altre giovani e meno giovani nel partito mal digeriscono la sua ascesa – hai visto: ha contraddetto la Prestigiacomo sulle quote rosa, hai visto che è sempre la più fotografata? – e lei vorrebbe rispondere ma che dite, non vedete che, per le donne, io e Stefania lavoriamo insieme, e Stefania scosta un'onda dei suoi capelli e sospira di rassegnazione per il maschilismo dilagante. Vorrebbe essere sicura e protetta, Mara, diminutivo etereo del più terreno Maria Rosaria, come quando a Salerno usciva solo con il fratello più bello di lei e i suoi bellissimi amici invidiata da tutte le ragazzine che il sabato pomeriggio si aggiravano per il corso – guarda il biondo con il giubbotto, mi ha guardata, dai torniamo indietro, frasi che tutte dicevano e Mara non diceva mai. Vorrebbe sentirsi come quando passava a testa alta per i corridoi della scuola, e i ragazzi sussurravano “bella, però troppa fatica” e lei neppure li vedeva perché usciva di corsa per andare a pianoforte, e poi a lezione di ballo, e poi a fare i compiti – no grazie, uscire non posso, non ho tempo non ho voglia non ho l'età. Vorrebbe, ma il passato non torna. Tocca sopportare che si dica: Carfagna è un passo avanti alle altre (nella stima assoluta del Cav). Tocca astrarsi, sgranare gli occhi, prendere il microfono e dire quel che c'è da dire, prima o poi riuscirò anche a improvvisare, prima o poi non ci vorranno ore di scrupoli e preparazione, prima o poi avrò espiato ai vostri occhi gli anni di inferno televisivo, diavoli e magliette viola al posto degli adorati lupetti, dieci anni tra miss Italia, Retequattro, piazze d'Italia in collegamento con Davide Mengacci, usi e costumi degli italiani veri. Mara non rinnega mai la televisione, ma ora che è coordinatrice delle donne nonché – incarico nuovissimo da dividere con Bondi – supercoordinatrice delle commissioni dell'ancor più nuovo Partito delle Libertà, vuole recuperare l'ascesi del demi-pliè. E allora sarà per sempre lupetto (o almeno: che non sia una cosa scollata).
Il Foglio sportivo - in corpore sano