Dopo le dichiarazioni di Scajola all'assemblea di Confindustria

Così Sarko mette molta energia nel costruire l'Unione atomica Europea

David Carretta

Lo aveva detto pochi mesi fa Umberto Quadrino, amministratore delegato di Edison: “L'Europa ha bisogno di più nucleare”. Lo ha detto Giulio Tremonti all'ultimo Ecofin: di fronte al “mercantilismo” del colosso del gas russo Gazprom, meglio gli “eurobond per fare Euratom”.

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    Bruxelles. Lo aveva detto pochi mesi fa Umberto Quadrino, amministratore delegato di Edison: “L'Europa ha bisogno di più nucleare”. Lo ha detto Giulio Tremonti all'ultimo Ecofin: di fronte al “mercantilismo” del colosso del gas russo Gazprom, meglio gli “eurobond per fare Euratom”. Ora lo dice la Commissione europea: al Forum europeo dell'energia nucleare, che si apre oggi a Praga, discutiamo “di nucleare senza tabù”, spiega sul suo blog il commissario Andris Piebalgs. Ieri il petrolio ha superato i 130 dollari il barile, l'Opec rifiuta di aumentare la produzione e Gazprom minaccia l'Europa per i suoi progetti di separare la proprietà delle reti dai produttori di oro blu. I rapporti catastrofisti sul clima indicano che, anche riducendo le emissioni del 50 per cento, verranno comunque superati i due gradi centigradi di surriscaldamento nel 2050. Per la Commissione, l'unica risposta che soddisfi i tre pilastri della politica energetica europea – competitività, sicurezza e sostenibilità – è il nucleare. Il suo uso su vasta scala “aumenterebbe la nostra indipendenza energetica e la sicurezza delle forniture, e contribuirebbe a limitare le emissioni”, dice Piebalgs. “I fatti” giustificano la svolta nuclearista, dopo i tentennamenti legati alla contrarietà di alcuni stati membri come l'Italia. “L'Ue è il più grande generatore di elettricità nucleare al mondo e ha un'industria nucleare matura. L'energia nucleare fornisce più di un terzo dell'elettricità europea ed è una fonte stabile, affidabile e protetta dalle fluttuazioni dei prezzi”.
    Dopo l'antinuclearismo degli anni Novanta, la lista dei paesi convertiti – o riconvertiti – all'atomo continua ad allungarsi. Ultima in ordine di tempo, l'Olanda ha appena annunciato l'intenzione di costruire nuove centrali per raggiungere i target di emissioni e ridurre la dipendenza dal gas. L'unico impianto produce soltanto il 2 per cento dell'elettricità nazionale, contro il 38 in Germania, il 21 nel Regno Unito e il 78 in Francia. Le riserve di gas, principale fonte di produzione di energia elettrica, diminuiscono. L'Aia è alla ricerca di alternative nel lungo periodo. “Sarà molto difficile raggiungere gli obiettivi (sulle emissioni) del 2050 senza energia nucleare. Siamo troppo dipendenti dal gas e dobbiamo fare qualcosa”, spiega la ministra dell'Economia, Maria Van der Hoeven, che a giugno presenterà al Parlamento le opzioni energetiche olandesi. Nel Belgio sempre sull'orlo della secessione, l'unico punto su cui francofoni e fiamminghi sono riusciti a concordare subito è una marcia indietro sull'uscita dal nucleare nel 2030. La chiusura delle centrali – spiegano gli esperti belgi – significa 35 milioni di tonnellate di CO2 supplementari all'anno e “addio Kyoto”. In Germania si attendono le elezioni del 2009, e la probabile vittoria della Cdu-Csu favorevole all'atomo, per rovesciare la decisione della coalizione rosso-verde di rinunciare al nucleare nel 2030. In Svezia il “phase-out” è stato rinviato dal 2010 al 2035 e il Partito liberale al governo ha incluso la costruzione di quattro reattori nella sua strategia sul clima. In Spagna, nonostante la promessa di José Luis Rodríguez Zapatero di puntare sulle rinnovabili invece della “facile opzione” nucleare, i sostenitori dell'atomo guadagnano terreno, anche tra i socialisti.
    Il presidente francese, Nicolas Sarkozy, è il principale sostenitore dell'atomo come “energia del futuro”. La sua diplomazia nucleare è globale – dalla Cina al medio oriente – ma l'Europa è centrale. Areva e Edf sono i principali candidati per la costruzione di dieci nuovi impianti nel Regno Unito nella strategia di rinascita del nucleare britannico di Tony Blair e Gordon Brown. Il rinascimento dell'atomo ha avuto origine nell'ecologissima Finlandia, dove è in costruzione una quinta centrale. Nonostante il “no” del 53 per cento della popolazione, il governo pensa a un sesto impianto, a 90 chilometri da Helsinki, e autorizza nuovi reattori nelle centrali esistenti. Per il ministro dell'Economia, Mauro Mauri Pekkarinen, gli oppositori al nucleare non comprendono che, anche utilizzando tutte le energie rinnovabili, “non sarebbero sufficienti” a coprire le necessità future. Nell'est europeo confrontato alla chiusura delle centrali sovietiche, si cerca di prolungare la vita di vecchi impianti e se ne costruiscono di nuovi. La Polonia e gli Stati Baltici progettano una centrale comune da sette miliardi di euro e 3.200 megawatt per proteggersi dai ricatti energetici russi entro il 2015. La Romania avrà una seconda centrale nel 2014 e un altro impianto all'orizzonte nel 2020. La Bulgaria sta iniziando i lavori su due reattori da mille megawatt. In Slovacchia, Enel amplia l'impianto di Mochovce e il governo lancia nuovi progetti per il 2025. Anche senza Eurobond, Euratom è in costruzione.

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