Dopo il convegno di Italianieuropei - Oggi sul Foglio una pagina speciale di Francesco Cundari

La filosofia di Massimo di Camerota

Annalena Benini

"Per capire qualcosa dell'Italia dovremmo semplicemente smettere di frequentare tutti quelli che frequentiamo”, aveva detto Massimo D'Alema pochi giorni fa, agli intimi di Italianieuropei: cambiare amici, adoratori, orizzonti, letture, suggestioni, ed ecco allora D'Alema mentre mostra il cammino del futuro in mezzo ai filosofi e tra gli ulivi, lontano da Roma e di fronte al mare.

    "Per capire qualcosa dell'Italia dovremmo semplicemente smettere di frequentare tutti quelli che frequentiamo”, aveva detto Massimo D'Alema pochi giorni fa, agli intimi di Italianieuropei: cambiare amici, adoratori, orizzonti, letture, suggestioni, ed ecco allora D'Alema mentre mostra il cammino del futuro in mezzo ai filosofi e tra gli ulivi, lontano da Roma e di fronte al mare. Charles Larmore, Tzvetan Todorov, Remo Bodei, Peter Sloterdijk, lui frequenterà d'ora in poi soltanto gente così, che dia un minimo di soddisfazione nelle discussioni su relativismo, religione e società postsecolare (mentre quaggiù sulla terra i colleghi si accapigliano per le minuzie: governo ombra, Rai, Retequattro, riforme). Si circonderà soltanto di persone degne di ascoltare le battute dalemiane, insomma, non i soliti sciatti interlocutori che, anno dopo anno, hanno fatto sì che a D'Alema venisse attribuita la sconsolata considerazione: “La sinistra è un male, solo la presenza della destra rende questo male sopportabile”. Quando era ministro degli Esteri, Massimo D'Alema era molto sollevato, raccontò una sera a Che tempo che fa, poiché poteva, dato il ruolo, astrarsi dalle povere questioni nazionali, poteva evitare “il giro del Transatlantico”, poteva perdersi molti telegiornali. Ora che non ci sono missioni internazionali in programma, ora che è tutto un po' frustrante, per consolarsi e rimotivarsi D'Alema si è creato una personale corrente filosofica nel Cilento: tutto il giorno dietro un tavolo ad ascoltare discussioni elevatissime (oggi il suo atteso intervento, “Religione e democrazia in Europa e negli Stati Uniti”), poi al tramonto lo si può ammirare mentre scende elegantemente e filosoficamente verso la spiaggia, rincorso da giornalisti che provano a chiedergli di Veltroni, come se D'Alema fosse tenuto a occuparsi di Partito democratico e di opposizione. “Io sono anni che lavoro per differenziarmi e costruirmi una mia autonomia, anche con un certo snobismo. E credo di esserci riuscito”. La filosofia è appassionante e pericolosa, ci si ritrova come niente a sorridere e parlare da soli, a credere in Io, a progettare una tivù di Italianieuropei che mandi in onda ore e ore di discussioni filosofiche, a chiudersi nel mondo incantato dell'Happy Village a Marina di Camerota, con centro benessere, piscina e sauna, e sarà certamente snob ma non è affatto male, se si pensa che Walter, nelle stesse ore, era a Milano, sotto la pioggia, costretto a scambiarsi tenerezze con la Lega.
    Pare poi che la summa del pensiero filosofico di D'Alema in vacanza sia: “Capotavola è dove mi siedo io”, ed è un bellissimo pensiero, per nulla relativista, è la dimostrazione finale che filosofi si nasce.

    • Annalena Benini
    • Annalena Benini, nata a Ferrara nel 1975, vive a Roma. Giornalista e scrittrice, è al Foglio dal 2001 e scrive di cultura, persone, storie. Dirige Review, la rivista mensile del Foglio. La rubrica di libri Lettere rubate esce ogni sabato, l’inserto Il Figlio esce ogni venerdì ed è anche un podcast. Ha scritto e condotto il programma tivù “Romanzo italiano” per Rai3. Il suo ultimo libro è “I racconti delle donne”. E’ sposata e ha due figli.