Un film di Cannes
Gli uffici di Dio
L'ascensore va molto in alto, sembra che voglia arrivare al duecentesimo piano. Le ragazze salgono fin lassù, entrano, si fermano in sala d'attesa, escono sul balcone a fumare, aspettano. Dovranno raccontare la loro storia, decidere cosa fare, smettere di piangere: stanno per entrare negli uffici di Dio, cioè in un centro francese di pianificazione familiare. Claire Simon, la regista che ha creato “Gli uffici di Dio” presentato nei giorni scorsi a Cannes, ha scelto un titolo così “perché gli uffici sono luoghi ordinari, quotidiani.
L'ascensore va molto in alto, sembra che voglia arrivare al duecentesimo piano. Le ragazze salgono fin lassù, entrano, si fermano in sala d'attesa, escono sul balcone a fumare, aspettano. Dovranno raccontare la loro storia, decidere cosa fare, smettere di piangere: stanno per entrare negli uffici di Dio, cioè in un centro francese di pianificazione familiare. Claire Simon, la regista che ha creato “Gli uffici di Dio” presentato nei giorni scorsi a Cannes, ha scelto un titolo così “perché gli uffici sono luoghi ordinari, quotidiani. Ma, al centro di pianificazione, si affrontano sempre questioni fatali: avere un figlio o non averlo, prendere decisioni che impegnano l'avvenire. Tutte le donne, nel corso della loro vita, si confrontano con queste scelte”. Avere un figlio o non averlo, quando sei già incinta e non ci avevi pensato (usare i preservativi, anche, prendere la pillola di nascosto dalla mamma, fare domande che nessun altro potrebbe sentire). Claire Simon ha passato anni dentro ai consultori francesi, a Grenoble, Marsiglia, Saint-Denis, Parigi, ha ascoltato tutto, ha registrato tutto. “Ma una ragazza che viene qui di nascosto da sua madre a chiedere la pillola, o una donna che vuole abortire non vorrà mai testimoniare pubblicamente. E io non volevo riprendere delle schiene, o dei piedi”. Voleva il film, così ha scelto delle attrici famose e belle, Nathalie Baye, Nicole Garcia, Isabelle Carré, Béatrice Dalle, Rachida Brakni, per interpretare le ragazze di Dio, cioè le professioniste che lavorano nei consultori, quelle che ascoltano. E attrici sconosciute per raccontare i guai, le gravidanze indesiderate, i mariti folli, gli amanti, le madri, le pillole, l'amore e il sesso. E' una docufiction, è il film manifesto della libera scelta, ma è qualcosa di più, perché dentro ci sono le storie vere rubate nei consultori veri, e soltanto rimaneggiate nella sceneggiatura. “Sono trent'anni che le ragazze prendono la pillola, che possono abortire legalmente in Francia, che hanno imparato a separare la sessualità dalla procreazione, volevo mostrare come si vive con queste possibilità, ora che la vita delle donne, finalmente, non è affidata alla fatalità ma a una scelta consapevole”, ha raccontato Claire Simon ai giornali francesi.
Le ragazze della libera scelta
Una ragazza che piange, incinta di un uomo incontrato durante un periodo di degenza in ospedale. Una ragazza disperata, incinta anche se aveva preso la pillola del giorno dopo, che si rifiuta di ammettere la sua gravidanza. Una prostituta, che aspetta un bambino dall'uomo che ama: è già successo, ogni volta che fanno l'amore lei resta incinta, ma questa volta, come tutte le altre, lei non può avere il figlio. Una giovane donna italiana, che non sa chi sia il padre di questo bambino: potrebbe essere il marito, oppure l'amante. Chiede l'interruzione di gravidanza, ha paura, piange. Una ragazza che ha già un figlio, e un altro non può. Una donna troppo fertile, incinta anche se usava anticoncezionali. Una che ha scelto il libero amore per sempre. E le signore del consultorio, “madri repubblicane”, come le definisce la regista, che ascoltano e “offrono un po' di consapevolezza”. Non si sa cosa decideranno le ragazze, alla fine. Si intuisce. Perché “L'amore è nostro” e “Liberté, égalité, remboursé”, sta scritto sui manifesti dentro gli uffici di Dio.
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