Prima di tre puntate. La seconda domenica 8 giugno sul Foglio.it

I duellanti - Prima puntata

Marco Ferrante

Romano Prodi non è più a Palazzo Chigi. C'è un nuovo governo di Silvio Berlusconi, un nuovo Giulio Tremonti all'Economia, c'è una nuova Confindustria, una classe dirigente politica che si sente più stabile, e pezzi di classi dirigenti economiche più fragili. La Roma del centrosinistra è caduta, il Friuli di Riccardo Illy è caduto, Brescia di Paolo Corsini è caduta. A Roma c'è lo spoils system. A Milano le vecchie élite si sono asserragliate nel loro mondo un po' novecentesco, e ne emergono di nuove.

    “E' nostro dovere, da vecchi compagni di tanta gloria, essere amici agli occhi del mondo”.
    Joseph Conrad, I duellanti, 1907

    “Signori, mi corre l'obbligo di comunicarvi solennemente, alla presenza del generale Féraud, che la nostra vertenza si è finalmente conclusa una volta per tutte. Potete informarne tutti”.
    “Una riconciliazione, dunque!”
    “Riconciliazione? Non esattamente. E' qualcosa di assai più vincolante. Vero generale?”.
    Joseph Conrad, ibidem

    Romano Prodi non è più a Palazzo Chigi. C'è un nuovo governo di Silvio Berlusconi, un nuovo Giulio Tremonti all'Economia, c'è una nuova Confindustria, una classe dirigente politica che si sente più stabile, e pezzi di classi dirigenti economiche più fragili. La Roma del centrosinistra è caduta, il Friuli di Riccardo Illy è caduto, Brescia di Paolo Corsini è caduta. A Roma c'è lo spoils system. A Milano le vecchie élite si sono asserragliate nel loro mondo un po' novecentesco, e ne emergono di nuove. Le élite della Fiera, di Bruno Ermolli, della Sanità, quelle legate a Cl, quelle che – anche a causa della debolezza di Smirne – si prendono l'Expo e hanno davanti almeno sette anni di lunga vita.
    Sullo sfondo di questa trasformazione, c'è una trama che lega potere politico e potere economico. Nasceranno nuove alleanze e nuovi business, grandi opere e protagonisti in cerca di luce. Dipenderà dalle capacità della politica e da come reagiranno alle novità le vere istituzioni del vigente potere economico: le banche.
    All'inizio del 2008 ci ritroviamo con un sistema bancario ancora in ritardo nei rapporti con la clientela, ma che ha retto l'urto della crisi internazionale, con la terza (Unicredit) e la quinta banca europea per capitalizzazione (Intesa Sanpaolo), con un'altra media banca in crescita (Monte dei Paschi, che ha appena comprato Antonveneta). A reggere questo sistema, a impedire che venisse travolto in questi anni di trasformazioni internazionali sono state indispensabili la brillantezza tecnica di Alessandro Profumo, che ha creato un gruppo forte proiettato in Europa, le capacità di risanatore e organizzatore di Corrado Passera, e la discontinuità con un passato di dirigismo ormai mal tollerato, introdotta dal governatore della Banca d'Italia Mario Draghi al suo terzo anno.
    Ma nel prosieguo del romanzo del consolidamento – che è stato anche romanzo di potere, caratteri, profili personali, impostazioni culturali – i protagonisti resteranno per ora due uomini della generazione precedente. Uno è Giovanni Bazoli, presidente del consiglio di sorveglianza di Intesa Sanpaolo. L'altro è Cesare Geronzi, presidente del consiglio di sorveglianza di Mediobanca. Con molte differenze, saranno ancora loro a immaginare le strategie e a rappresentare simbolicamente lo stile e le formule di aggregazione in cui il sistema economico e finanziario si confronterà con la politica.

    Il duello continua (clicca qui)