Anticipazione del Foglio del 3 giugno
Yves Saint-Laurent fu il primo sarto a esporre al Metropolitan Museum. Tra le sue opere d'arte, il giardino Majorelle
Il giardino si chiama ancora Majorelle. Per gli appassionati di parchi e giardini è una meta interessante. Per gli ospiti di Marrakech, città imperiale del Marocco, è una visita inevitabile. Il giardino si chiama ancora Majorelle, perché a crearlo fu, tra le due guerre, Jacques Majorelle. Majorelle fu un pittore africanista, oggi un po' dimenticato.
Il giardino si chiama ancora Majorelle. Per gli appassionati di parchi e giardini è una meta interessante. Per gli ospiti di Marrakech, città imperiale del Marocco, è una visita inevitabile. Il giardino si chiama ancora Majorelle, perché a crearlo fu, tra le due guerre, Jacques Majorelle. Majorelle fu un pittore africanista, oggi un po' dimenticato. La data della sua morte, 1962, coincise con la riscoperta e con il nuovo trionfo dell'Art nouveau. Il padre di Jacques si chiamava Louis. Era il celebre ebanista della scuola di Nancy che molti annoverano tra i padri del modernismo. La fama rinverdita del padre oscurò quella del figlio. A Nancy nacque l'Art nouveau, a Nancy nacque Jacques. A Nancy avrebbe potuto nascere anche Yves Saint-Laurent. Quando, dopo la guerra del 1870, i prussiani occuparono l'Alsazia e la Lorena, ma non Nancy, molti alsaziani che non volevano diventare sudditi tedeschi si trasferirono a Nancy. I Saint-Laurent, alsaziani cospicui, giudicarono la città troppo vicina alla frontiera. Scelsero invece l'Algeria, terra di Francia oltre il mare. Così Yves nacque a Orano, il 1° agosto del 1936. Nel 1962, l'anno in cui morì a Marrakesch Jacques Majorelle, Yves Saint-Laurent fondò a Parigi la casa di moda che portava il suo nome. Era giovane, ma era già famoso. A diciassette anni aveva cominciato a lavorare con Christian Dior, a ventun anni ne aveva raccolto l'eredità. Per quasi vent'anni il giardino di Majorelle andò in rovina, mentre Marrakesch ospitava una società internazionale ricca ed eccentrica sempre più folta.
Il 1983 fu un grande anno per Yves Saint-Laurent. Il Metropolitan Museum di New York organizzò una grande mostra dei suoi lavori. Era la prima volta che a un sarto vivente veniva concesso un simile riconoscimento. Il Metropolitan non era il Moma, il museo d'arte moderna, disposto ad accogliere nelle sue collezioni il minimo oggetto significativo che portasse i segni del suo tempo. Era il tempio della grande arte di tutti i tempi. Yves Saint-Laurent, amico, mecenate, soggetto dei più celebri degli artisti, veniva riconosciuto come grande artista. Per lui cadeva anche l'ultima sottile parete divisoria tra arte e arti applicate. Scompariva quella divisione dei compiti, teorizzata da alcuni e accettata da molti, per cui toccava all'arte sperimentare e trovare nuove strade e alle arti applicate appunto applicare a oggetti d'uso le nuove forme immaginate dall'arte maggiore. Nel 1980 Yves Saint-Laurent aveva acquistato con il suo socio e compagno Pierre Bergier la casa e il giardino Majorelle. L'ambizione dei residenti stranieri di Marrakech era di restaurare antiche case arabe e imbottirle di tende, tappeti, cuscini. La villa Majorelle era l'opposto: un edificio razionalista, ispirato da Le Corbusier, ambientato in un giardino severo di palme e di cactus. Il pittore, che nelle sue tele aveva celebrato i bruni e gli ocra delle architetture di terra dell'Atlante, nella casa e nel giardino aveva usato il più raro dei colori africani, un blu più profondo e più luminoso del lapislazzuli, meno cupo e meno opaco degli antichi manti dei tuareg. Ancora oggi sono in molti a considerare il giardino il capolavoro di Majorelle. Saint-Laurent restaurandolo ne fece il capolavoro del suo stile. Come in un quadro di Mondrian, che già gli aveva ispirato una collezione, oppose al blu Majorelle il giallo limone, ripopolò il giardino di specie rare di piante, ne fece un'opera d'arte in cui passeggiare, lo aprì al pubblico. Riservò a sé a suoi amici la villa, vi sistemò la collezione di arte islamica raccolta con Bergier.
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