Bambola?

Annalena Benini

E' la bambola più venduta in America e in Inghilterra, ha ucciso la Barbie, tutte le bambine la vogliono ed è mostruosa: è la Bratz, che vuol dire monella, teppista, ma è soprattutto mignotta.

    E' la bambola più venduta in America e in Inghilterra, ha ucciso la Barbie, tutte le bambine la vogliono ed è mostruosa: è la Bratz, che vuol dire monella, teppista, ma è soprattutto mignotta. Esteticamente mignotta, piena di tacchi, zeppe, minigonne, collane, ombelichi, cinture, tette, boa colorati, autoreggenti, orecchini e microscopici cagnolini da borsetta. La faccia è post botulino: labbra supercarnose e occhi allucinati, spalancati, all'insù. La Bratz baby, poi, è una bambolina che prende ancora il biberon, ma è già in bikini e ha l'ombretto. “Hanno l'aria di una ragazzina che vive sul marciapiede e sta aspettando il suo magnaccia che arriverà in limousine per farle sniffare un po' di coca”, ha scritto il Daily Telegraph. La Mattel sta cercando di dimostrare, scrive il Washington Post, che l'ideatore delle Bratz (tutte con nomi da strada, in effetti: Cloe, Jade, Yasmin, Roxxi, Sasha), rubò la formidabile idea della bambola spregiudicata mentre lavorava per loro. Ma è talmente perfetta, questa Bratz, talmente in linea con l'inzoccolimento infantile, che qualcuno doveva pur pensare a una post Barbie (bambola Mattel superata perché fidanzata sempre con lo stesso insulso Ken, dotata perfino di rassicurante sorella minore e di una vasta scelta di abiti da sposa). Le bambine di sei anni vogliono la Bratz, pubblicizzata da bambine di sei anni già vestite e truccate da Bratz. (E Sarah Kay, la bambina country vecchio stile, con addosso grembiuloni a fiori, che stava su tutti i diari e i quaderni delle elementari – elementari in cui si giocava a far sposare Barbie e Ken, o al massimo, di nascosto, a tradire Ken con Big Jim –, è stata appena ripubblicata da Giunti, però con l'ombelico scoperto e l'aria un po' più languida).

    Baby raunch culture
    E' “Sex and the City” prima del tempo (in anticipo di circa trent'anni sulle avventure di Sarah Jessica Parker e le sue amiche: loro in effetti in questo film sono vecchiotte, e allora è meglio cominciare da piccole), sono i perizomi in spiaggia addosso a bambine di quattro anni, sono magliette rosa con la scritta: “Erotic girl” (come ha detto Luciana Littizzetto, non sarebbe male una nuova linea di abbigliamento infantile che si chiamasse direttamente: “La mignottella”), è il reggiseno imbottito per le minidonne di sette anni, è la plastica al naso chiesta a dieci anni. E' un modo perfetto, questo, per diventare da grandi, cioè verso la prima media, “sporche femmine scioviniste”, come le protagoniste del saggio di Ariel Levy, impegnate in qualche rainbow party (pigiama party in versione Bratz, in cui ogni ragazzina ha un rossetto di colore diverso e un ragazzo fortunato e forse già annoiato si slaccia i pantaloni). E' la baby raunch culture, si può introdurre verso la fine della scuola materna.

    • Annalena Benini
    • Annalena Benini, nata a Ferrara nel 1975, vive a Roma. Giornalista e scrittrice, è al Foglio dal 2001 e scrive di cultura, persone, storie. Dirige Review, la rivista mensile del Foglio. La rubrica di libri Lettere rubate esce ogni sabato, l’inserto Il Figlio esce ogni venerdì ed è anche un podcast. Ha scritto e condotto il programma tivù “Romanzo italiano” per Rai3. Il suo ultimo libro è “I racconti delle donne”. E’ sposata e ha due figli.