Cuperlo, Curzi, Staino, Velardi

La sinistra spaesata tra un Tremonti di lotta e un Berlusconi di governo

Francesco Cundari

“Aspettiamo – confessa Sergio Staino tra il serio e il faceto – augurandoci disperatamente che da un momento all'altro gettino la maschera, che emergano accordi segreti con banchieri e petrolieri, dichiarazioni di guerra contro lavoratori e pensionati”. Che si torni, insomma, alla normalità.

    Roma. “Aspettiamo – confessa Sergio Staino tra il serio e il faceto – augurandoci disperatamente che da un momento all'altro gettino la maschera, che emergano accordi segreti con banchieri e petrolieri, dichiarazioni di guerra contro lavoratori e pensionati”. Che si torni, insomma, alla normalità. Dopo il Silvio Berlusconi statista, fautore del dialogo e pieno di senso delle istituzioni. E soprattutto dopo il Giulio Tremonti che ormai, come nell'intervista concessa ieri a una rapita Mariolina Sattanino, sembra un ministro del governo Allende. “Certo che sarebbe bello, il ritorno alla normalità – ammette Sandro Curzi – sarebbe tutto più facile, soprattutto per chi, come me, ha raggiunto una certa età: almeno te ne vai sereno, come un tempo, avvolto nella bandiera rossa…”.
    Grande è insomma la confusione sotto il cielo della sinistra, ma la situazione non pare proprio eccellente. “La sinistra è in una rotta totale”, sintetizza Claudio Velardi, esperto di comunicazione, a lungo consigliere di Massimo D'Alema a Palazzo Chigi e ora assessore in Campania. “Con Berlusconi che fa la parte dell'uomo di governo e Tremonti che fa il rivoluzionario barricadero, hanno occupato tutti gli spazi”. Soluzione? “Occupare l'unico spazio politico rimasto libero, che è anche l'unico che può consentire al paese di uscire dal declino, ma che purtroppo è anche l'unico che la sinistra proprio non vuole occupare: il liberismo radicale”. La linea giavazziana (“Il liberismo è di sinistra”), per una società dinamica, meritocratica, attenta agli esclusi.

    Meno radicale ma più pragmatica, per ora, la linea del ministro ombra Pierluigi Bersani. Se Tremonti annuncia la “Robin Hood Tax” che toglie ai petrolieri per dare ai poveri, infatti, l'esponente del Pd, ospite a Omnibus, chiarisce: “Io sono sempre stato con Robin Hood, però penso che la demagogia sia il cancro della politica”. Quella tassa, spiega, i petrolieri “se la sono già ripagata con gli aumenti”. Dunque nessuno spaesamento, nessuna inversione dei ruoli. E soprattutto, niente panico. “Il populismo funziona solo durante la luna di miele”, assicura il ministro ombra.
    Fatto sta che a cena, ascoltando le parole di Tremonti al Tg2, Sandro Curzi ha sentito un autorevole ospite commentare: “Ma è un bolscevico”. E chissà se era un complimento o una critica. “Certo è che se noi discutiamo solo della soglia di sbarramento alle europee, se debba essere al due o invece al tre per cento, mentre lui parla del costo della spesa al supermercato, qualche problema si pone”. Ma Bersani non è il solo a mostrarsi convinto che la luna di miele terminerà presto, cedendo il posto alla più prosaica e riconoscibile routine della vita quotidiana. Tanto per il Cav. quanto per Tremonti.
    “Sostenere che all'improvviso Berlusconi sia diventato un altro, uno statista del tutto diverso dal premier che in passato ha mostrato tanta sollecitudine per i propri interessi – osserva Gianni Cuperlo – mi sembra persino ingeneroso nei confronti di Berlusconi e della sua personalità”. Il parlamentare del Pd apprezza, naturalmente, i toni rispettosi nei confronti dell'opposizione. E anche l'originalità del pensiero tremontiano. Non vede però un'opposizione né spaesata né evanescente. “Dal reato di immigrazione clandestina all'Alitalia, la nostra opposizione mi sembra, al contrario, concreta ed efficace”. Ma riconosce la necessità di colmare un vuoto: “Più che di cultura, direi di pensiero politico”. Perché se non hai una tua visione del mondo, e dinanzi a ogni episodio devi improvvisare un discorso da capo, poi “è più facile che da un giorno all'altro un criminale rumeno ti metta in ginocchio”.

    Il fatto grave, dice Staino, non è la sconfitta alle politiche o alle comunali di Roma. “Quello che allarma è che nessuno dei nostri dirigenti avesse avuto il minimo sentore di quanto stava accadendo, del fatto che il fenomeno avesse tali dimensioni, perché significa avere perso il contatto con la società”. Di conseguenza, per il padre di Bobo, ogni novità che costringa a riflettere, a uscire dagli schemi, e sia pure il Tremonti “anticapitalista e no global”, va più che bene. “Quando vedo che persino una persona come Carlo Petrini comincia a discutere e ad andare d'accordo con lui, penso che davvero molte cose stanno cambiando, nel profondo”. E insomma, compagni, passino gli operai che votano Lega e gli insegnanti che votano Pdl. Ma qui, se non stiamo attenti, ci portano via pure lo slow food.