Il ministro ombra dell'interno Marco Minniti
Marco Minniti procede nel ruolo di ministro ombra con la grazia di chi si è inespertito nel sottobosco del ministero dell'Interno, dove però, nel ruolo di viceministro, ha forse imparato il dovere della riservatezza. Profetizzava che la questione rumena gli sarebbe esplosa fra le mani, ma con Gianni Alemanno ne parla purtroppo soltanto oggi. Sicché ora si trova a interloquire con la maggioranza sul suo tema preferito: la sicurezza. Uomo ombra in fondo lo è da sempre, e lo è stato pure in passati ruoli di governo. Il partito lo ha scelto per la proverbiale arte di parlare soltanto se ha qualcosa da dire, perché in quel caso (quando può) lo fa con coraggio. E' un dirigente schivo, cresciuto politicamente in Calabria, dove a cinquantun'anni è finito a fare il capolista per riassettare come poteva gli equilibri del Pd. Lì è riuscito a filtrare i gridolini che provenivano dalla locale Margherita con il piglio di chi non ha paura di parlare di ‘ndrangheta. Col Pdl usa invece una tecnica consolidata: applica ciò che la disciplina filosofica gli ha insegnato di concreto, senza fare troppa filosofia.
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