Sesto di una serie di articoli

Vi fareste governare da Obama? /6

Annalena Benini

Michelle Obama aveva un abito perfetto da first lady, a St. Paul accanto al marito, viola ma di quel famoso viola carlabruni, lei è pronta. Hillary era vestita di blu elettrico, e durante tutta la battaglia contro Obama non ha mai trovato nulla che le stesse bene addosso, che non creasse un drammatico effetto superato (per non parlare di Bill e Chelsea, anni Novanta anche nei sorrisi e nei ciao ciao con la mano – lui con in più l'aria da disoccupato ottimista).

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    Michelle Obama aveva un abito perfetto da first lady, a St. Paul accanto al marito, viola ma di quel famoso viola carlabruni, lei è pronta. Hillary era vestita di blu elettrico, e durante tutta la battaglia contro Obama non ha mai trovato nulla che le stesse bene addosso, che non creasse un drammatico effetto superato (per non parlare di Bill e Chelsea, anni Novanta anche nei sorrisi e nei ciao ciao con la mano – lui con in più l'aria da disoccupato ottimista). Ha vinto, per ora, la coppia nuova, il marito fedele, la moglie senza corna planetarie, ha vinto la famiglia glamour con le bambine da crescere.

    Ha vinto Barack Obama, l'uomo sexy con la voce suadente, maschio da memorabile copertina di Vogue, anche, mentre Hillary rifiutò ad Anna Wintour il servizio fotografico sbagliando di nuovo, soprattutto perdendo l'occasione di indossare, per una volta, qualcosa di adatto. La corsa per la presidenza americana non è una sfilata di moda, ma se ci si propone come la grande rottura, la donna presidente (con i gridolini di approvazione di ogni Erica Jong che si nasconde in noi), allora bisogna correre davvero e dappertutto. Obama l'ha fatto, in quel modo raffinato e post razziale, un disco parlato piacevole da ascoltare: probabilmente sarebbe un pessimo presidente (a proposito, meglio che alla fine non vinca), però è di certo un grandissimo candidato, uno col ritmo, con la faccia e con la storia giusta. Uno che azzecca anche le battute: quando Hillary, in un faccia a faccia, provò a prenderlo in giro, chiedendogli come conciliava il fatto di proporsi come il nuovo che avanza e l'avere un sacco di consiglieri clintoniani nel suo entourage, e lo incalzava: “Ora voglio vedere come te la cavi”, lui le sorrise tranquillo e grato per la battuta offerta e disse: “Non vedo l'ora di avere anche te tra i miei consiglieri” (così adesso lei si propone come vice e lui la loda moltissimo, accarezzando, con la voce di velluto, quei diciotto milioni di voti ancora da sedurre, quelli che l'altra sera a New York gridavano rabbiosi No-Bama, No-Bama).

    Lui e Michelle volano più in alto
    Barack Obama ha l'iPhone in tasca, telefona e controlla i messaggi con naturalezza (mentre Carrie Bradshaw, icona di modernità newyorchese, nel film di “Sex and the City”, lo rifiuta nervosamente dicendo che non lo sa usare, ed è anche più giovane di Obama). Si fa fotografare mentre va a canestro, mentre gioca a biliardo, a bowling, i suoi bagni di folla sono eccitanti (le ragazze svengono istericamente appena lo vedono oppure si spogliano) e lui sa come si scende da una macchina, come ci si allaccia la giacca, come si sorride prima di cominciare a parlare, come si stringono le mani, come si cinge la vita della moglie, come si irradia quel senso di composta ragionevolezza anche mentre si dicono cazzate (come quella gigantesca e ripetuta sull'aborto: se le mie figlie un giorno facessero un errore non vorrei che fossero punite con un bambino. Comunque la si pensi sull'aborto, e soprattutto se si ha quell'aria ispirata da messia, mettere un bambino dentro l'idea di ingiusta punizione è un po' troppo, è un po' stronzo).
    Barack Obama è stato però molto più suggestivo di Hillary, ha vinto per questo, poi probabilmente perderà per questo. Lui ha ancora molte cose da raccontare, di lei si sapeva anche troppo: la moglie che resiste nonostante le avventurette da scrivania del marito, la moglie col sorriso di pietra che va avanti e scava testarda la propria strada per il potere è vita quotidiana e reale, è la cosa con più alto tasso di indentificabilità, perfino (quindi senso di rivincita e di solidarietà femminile, e approvazione maschile perché offre a tutti i mariti la possibilità di uscirne vivi), ma il sogno americano è un'altra cosa, vola alto, e Barack Obama e sua moglie Michelle ci stanno andando più vicino.

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    • Annalena Benini
    • Annalena Benini, nata a Ferrara nel 1975, vive a Roma. Giornalista e scrittrice, è al Foglio dal 2001 e scrive di cultura, persone, storie. Dirige Review, la rivista mensile del Foglio. La rubrica di libri Lettere rubate esce ogni sabato, l’inserto Il Figlio esce ogni venerdì ed è anche un podcast. Ha scritto e condotto il programma tivù “Romanzo italiano” per Rai3. Il suo ultimo libro è “I racconti delle donne”. E’ sposata e ha due figli.