Intervista al responsabile dell'organizzazione del partito
Prodi presidente, in Europa da soli e W. non si tocca. Fioroni svela la vera tattica del Pd
Fioroni parla del futuro del partito, spiega quale sarà la soluzione più probabile per la collocazione europea e sulla presidenza del Pd sostiene che “il candidato migliore si chiama Romano Prodi”. E aggiunge: “Dire che nel Pd i cattolici non contano nulla è come dire che negli ultimi sei mesi il Foglio non ha parlato di aborto”.
Roma. “Non ci sono scissioni di cattolici, non ci sono congressi straordinari, non ci sono primarie in vista e in questo momento nel Partito democratico non ci sono neppure famigerate leadership in discussione. Veltroni è il nostro segretario, lo sarà ancora a lungo e sarebbe profondamente sbagliato provare a metterlo in discussione. A mio avviso la guida del Pd potrebbe cambiare solo se il segretario dovesse scoprire che la linea politica del partito è improvvisamente cambiata. E oggi naturalmente non è così”. Giuseppe Fioroni riassume tutto d'un fiato il proprio pensiero sulle ultime movimentate vicende del Partito democratico e, tre giorni dopo il durissimo editoriale pubblicato da Famiglia cristiana sul ruolo dei cattolici nel Pd, il coordinatore dell'area organizzazione del partito spiega al Foglio quali sono le sue idee sulla collocazione europea, sulla presidenza del partito e sul ruolo che la classe dirigente del Pd deve mettere in campo nei prossimi mesi. La prossima settimana Fioroni, con tutti i dirigenti del Pd, parteciperà all'Assemblea nazionale del partito (20, 21 giugno) e a proposito di quell'appuntamento l'ex ministro offre due spunti di riflessione che somigliano molto a due notizie.
Fioroni spiega con una battuta il grande equivoco sul ruolo dei cattolici nel Partito democratico (“Dire che nel Pd i cattolici non contano nulla è come dire che negli ultimi sei mesi il Foglio non ha parlato di aborto”) e poi, entrando nel cuore degli equilibri del partito, conferma quanto segue: il grande asse che lega W. con gli ex Popolari esiste, Franco Marini lo ha rinforzato in questi giorni e lo stesso Fioroni dice che gli ex Ppi “continueranno a essere alleati leali con il segretario”. “E' importante – spiega – capire che l'identità del Pd non è rappresentata da una tessera: l'identità è un sentimento che deve legare, che deve unire tutti noi attorno a principi condivisi. Possiamo dire valori? Credo di sì. Io sono convinto che il primo compito del partito sia quello di ridare dignità alla politica. Ma il problema è che questo grande ‘festival delle amarcord' che ci circonda in questi giorni è il sintomo dell'incapacità di trovare l'orgoglio di ciò che siamo oggi. E per questo, la nostra nuova missione sarà quella di arrivare alla fine dell'anno riuscendo a creare una cosa molto semplice, l'orgoglio di essere democratici”. Chiediamo con un po' di malizia: con o senza Pier Ferdinando Casini nel Pd? “Casini rimane per noi un interlocutore importante. Ma troverei offensivo nei suoi confronti auspicare un suo ingresso nel Pd”.
A proposito di collocazione europea, Fioroni – pur intravedendo un po' di confusione (“E' un problema quando da una straordinaria opportunità per il Pd nasce una strana forma di opportunismo”) – anticipa che con ogni probabilità il Pd non avrà bisogno di entrare nel Pse. “Credo che riusciremo a creare una ‘cosa nuova', un soggetto innovativo con parlamentari di nazioni diverse prima delle elezioni”. Fioroni – ricordando che il Pd ha intenzione di riscrivere la legge elettorale europea “non andando oltre una soglia del 3 per cento” – crede sia “inevitabile che per procedere al rinnovo degli organi dirigenti servirà il congresso del 2009” e intravede nel prossimo congresso tematico (a ottobre) un'opportunità non per “misurarsi in discussioni su D'Alema o Veltroni ma per dare un solido profilo al partito”. A Milano, tra l'altro, la prossima settimana si eleggerà il nuovo presidente del Pd: il nome più probabile è quello di Marini ma Fioroni la mette così. “Dovremo far di tutto per confermare Romano Prodi presidente del partito”. Parlando poi dell'attivissima fondazione di Massimo D'Alema, Fioroni considera le correnti e le anime del Pd “una risorsa fondamentale e tutt'altro che ambigua per il partito. Ma a una condizione. Sarebbe un grande errore se tutti cominciassimo a vivere di ricordi, se il partito dovesse muoversi a velocità diverse e se ci trovassimo di fronte a una situazione in cui c'è chi corre nel Pd per ottenere un risultato diverso da quello del segretario”.
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