Oggi il direttivo nazionale della Cgil: il tremolante amletismo di Epifani

Fragilità sistemiche

Lodovico Festa

Su questioni fondamentali (Napoli, sicurezza, immigrazione, welfare, impostazione della prossima Finanziaria, efficienza del pubblico impiego, sostegno a un sistema di relazioni industriali moderne) il governo sta riuscendo a mantenere l'iniziativa, in buona sintonia con l'opinione pubblica e con un confronto positivo con l'opposizione.

    Su questioni fondamentali (Napoli, sicurezza, immigrazione, welfare, impostazione della prossima Finanziaria, efficienza del pubblico impiego, sostegno a un sistema di relazioni industriali moderne) il governo sta riuscendo a mantenere l'iniziativa, in buona sintonia con l'opinione pubblica e con un confronto positivo con l'opposizione. Su un punto centrale del programma, il federalismo fiscale, andrà messa un po' di testa, se no tra qualche tempo cresceranno tensioni che già oggi si delineano. Che il governo pasticci poi un po' su Rete 4 o sulle intercettazioni era largamente previsto. Immagino che molti elettori avrebbero chiesto il rimborso del biglietto se non fosse avvenuto.
    Nonostante un clima sostanzialmente positivo quel che fa impressione della nostra società è una sua fragilità interiore, il senso di ferite che ci si portano dietro e che sembrano poter esplodere da un momento all'altro. Non credo che nuove precipitazioni del clima politico avverranno sugli argomenti su cui se le augura Marco Travaglio festosamente annunciante, evidentemente imbeccato, sull'Unità prossime pubblicazioni di nuovi testi di intercettazioni di colloqui tra Silvio Berlusconi e Agostino Saccà. Gli scornati forcaioli di casa nostra forse riusciranno a mettere di malumore Berlusconi ma non a farlo cadere sulle attricette. Più significativo è il caso della clinica Santa Rita di Milano: episodi più di terribile che di mala sanità che per come sono credibilmente descritti appaiono inumani e orrendi, diventano la base per sostenere che l'insieme della sanità privata lombarda è clientelare come quella mastelliana, che c'è un'insopprimibile questione criminale dei colletti bianchi al Nord, che è tutto un magna magna ciellino, che Mammona regna incontrastata…

    Umberto Veronesi, grande protagonista della sanità privata lombarda e ispiratore del nuovo formidabile polo scientifico (sempre privato) che presto partirà nel sud milanese, cerca di fare riflettere. E non manca materiale per farlo. La sanità privata lombarda è una grande realtà e vede come protagonisti oltre a Veronesi, a parte il San Raffaele (istituzione di prestigio internazionale ma finito sotto tiro), l'Humanitas controllata da imprenditori di grande pregio come i Rocca, le iniziative nella sanità privata legate alla debenedettiana Cir e quelle del gruppo Rotelli (se non erro il secondo azionista del gruppo Rcs-Corriere della Sera, ora dato per legato a Mediobanca ora a Giovanni Bazoli) e tanti altri gruppi economici e finanziari ben lontani dagli eredi di don Giussani. Nell'ultimo decennio è nato un sistema misto (è migliorata molto anche la sanità pubblica grazie alla concorrenza) con straordinarie punte di eccellenza (anche nella cardiologia con buona pace di Rosy Bindi), che ha dato grande sollievo ai pazienti e che ahimé contiene anche qualche mela marcia.
    Ma proprio nel come si trasforma una mela marcia nella natura marcia di tutto un sistema si può leggere la fragilità fondamentale dell'Italia, di cui si è detto. Una fragilità che per essere contrastata richiede innanzi tutto un nuovo livello di aggregazione. E' una riflessione che suggerisco immediatamente a due protagoniste della vita pubblica che hanno fatto i primi passi in queste settimane: il leader degli imprenditori senior Emma Marcegaglia e quella degli imprenditori junior Federica Guidi.

    Vento diverso in Confindustria
    Quella portata dalle due leader confindustriali è stata una ventata di aria fresca dopo la stagnazione montezemoliana. Concreta, esperta, senza una sbavatura di troppo la Marcegaglia sulle questioni del contratto nazionale. Aperta al dialogo ma non alle chiacchiere: sui contratti ci si misura su quanto costano e a cosa servono le scelte, non si accettano scelte a scatola chiusa (“Non siamo fessi”). Le parole riacquistano il loro peso. Fantastica la Guidi: non so se nel medio termine si potranno lanciare contratti “personali” come lei chiede. Probabilmente sì per alcune categorie di tecnici e professionisti aziendali. Ma vedere una “giovane” industriale che invece di parlare del “metodo elettorale alla francese o alla tedesca”, che invece di occuparsi dell'“abolizione delle province”, si tira su le maniche e si mette a studiare come si possono risolvere problemi specifici nella conduzione delle imprese, fa bene al cuore.
    Un suggerimento però. La grande fragilità italiana, che vede aprirsi e chiudersi improvvise disponibilità di credito verso questo o quello da parte di un'opinione pubblica assai nervosa, richiede quello che secondo me è un supplemento di aggregazione, che abbia soprattutto lo scopo di ridare fiducia a lavoratori un po' scossi dalla caduta di tante certezze: non solo è finita l'Unione Sovietica, il Pci ma è anche crollata la sinistra antagonista e il tremolante amletismo di Guglielmo Epifani è diventato evidente a tutti. Il superattivo ministro Maurizio Sacconi ha lanciato il tema degli enti bilaterali che dovrebbero affrontare tanti aspetti dei rapporti di lavoro: enti cogestiti da imprenditori e dai lavoratori che andrebbero moltiplicati non solo nella gestione della mobilità, della previdenza e dell'assistenza integrativa, ma anche per affrontare i terribili drammi della sicurezza del lavoro. E secondo me anche per fare scuole professionali serie, e magari strade e centrali nucleari (come in Finlandia). Lo stato italiano – non ce lo possiamo nascondere – scricchiola assai. Una nuova socialità che poggi sull'asse cogestivo capitale e lavoro potrebbe surrogarne alcune carenze di fondo. Quasi un ritorno dallo spietato socialismo “scientifico” al disprezzato socialismo umanitario di marca owenista.