Violante parla del decreto “salva premier” e critica l'Anm

“Risposta sbagliata a un problema vero. I magistrati evitino le polemiche”

Salvatore Merlo

“Una risposta sbagliata a un problema vero”, così Luciano Violante sintetizza il proprio giudizio nei confronti dell'emendamento con il quale il governo ha stabilito una corsia preferenziale per i processi di grave allarme sociale. “Ci sono raffinatissimi consiglieri intorno a Berlusconi ma poi la traduzione politica è spesso da pugno in un occhio".

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    Roma. “Una risposta sbagliata a un problema vero”, così Luciano Violante sintetizza il proprio giudizio nei confronti dell'emendamento con il quale il governo ha stabilito una corsia preferenziale per i processi di grave allarme sociale. “Ci sono raffinatissimi consiglieri intorno a Berlusconi – spiega al Foglio – ma poi la traduzione politica è spesso da pugno in un occhio. Quando i problemi ci sono, devono essere affrontati, è vero; ma la cosa peggiore è affrontare i problemi giusti in maniera sbagliata”. Ma l'ex presidente della Camera – e forse futuro giudice della Corte costituzionale (“si vedrà se e come”, dice con timidezza) – critica anche i magistrati dell'Anm “che non devono autocostituirsi controparte politica del governo” bensì “porsi su un terreno più istituzionale, entrare nel merito della lentezza giudiziaria e proporre loro una soluzione alternativa al problema posto dal governo”. L'uomo che una volta Francesco Cossiga chiamava “il mio piccolo Vysinskij”, parlando con il Foglio oggi ribadisce anche un assioma del garantismo: il Lodo Schifani e le immunità “sono condivisibili in via di principio”. L'emendamento ribattezzato dagli antipatizzanti “salva premier” è stato approvato ieri dal Senato, ma senza l'opposizione: il Pd e Di Pietro hanno abbandonato l'Aula. E c'è un lessico sovraeccitato, anche se parole ubriache, come sono appunto le parole “regime” e “Aventino”, evocano prima lo scherno e subito dopo l'imbarazzo del centrodestra. Persino un berlusconiano purissimo, Gianfranco Rotondi, dice che “dispiace abbiano scelto di uscire dall'Aula al momento del voto”. Questo mentre i magistrati dell'Anm, dopo le parole già dure di martedì, svelano il retropensiero meno occulto del momento: “Sarebbe molto grave se la norma sospendi processi, che comporterà la sospensione per almeno centomila procedimenti, fosse stata decisa per fermarne uno solo”. Un genere di dichiarazioni che non piace al nuovo Violante: “Se riuscissimo a liberarci dall'angosciante questione ‘è un decreto salva Berlusconi o no?' sarebbe un grande passo in avanti”.

    Violante sembra riconoscere nell'Anm la mancanza di un pragmatismo sacrificato sull'ara delle considerazioni politiche. “Dobbiamo affrontare nel merito il contenuto del decreto che considera reati minori il peculato, la corruzione, la concussione, lo stupro. Transparecy International ci pone, tra i paesi con i più alti indici di corruzione; come facciamo a sospendere i processi per corruzione? Non è meglio pensare ad altre meno rischiose soluzioni? Per questo spero che l'Anm si ponga su un terreno istituzionale evitando polemiche che non le competono con il presidente del Consiglio”. Poiché il problema dei criteri di esercizio dell'azione penale e del sovraccarico di processi è prioritario – insiste Violante – sarebbe apprezzabile se fossero i magistrati a proporre soluzioni praticabili anche nel breve periodo”.
    Ieri il procuratore di Torino, Marcello Maddalena, ha incrinato l'apparente monolitico rifiuto della magistratura nei confronti del decreto: “Non è uno scandalo dare la precedenza alle cause più gravi”. D'altra parte Maddalena era stato autore di una circolare, approvata dal Csm, che metteva in coda i processi “azzoppati” dall'indulto, spingendo in avanti tutti gli altri. Una scelta forse controversa, ma che aveva goduto anche dell'approvazione del Csm e veniva incontro alla necessità di sveltire la macchina giudiziaria. Neanche Violante lo considera uno scandalo, “Forse è opportuno che ci siano delle priorità. Tempo fa si era pensato un meccanismo affidato ai procuratori generali, i capi delle procure avrebbero stabilito a quali processi dare precedenza nelle proprie circoscrizioni, sottoponendo tutto al giudizio del Csm”.
    Ma se il problema esiste cos'è che non va nel decreto del governo? “Con l'emendamento approvato ieri, si applica una sospensione dei processi che vale per tutti i tribunali – insiste Violante – Non spetta alle maggioranze parlamentari decidere quali processi si celebrano e quali no. L'intervento non tiene conto dei piccoli tribunali, moltissimi, che non si occupano mai dei casi gravissimi previsti dal testo. E' un'ovvietà: nelle piccole circoscrizioni, dove non si celebrano processi di grande criminalità, cosa faranno i giudici, giocheranno a scacchi? Insomma è una situazione insostenibile. Spero che il presidente del Consiglio se ne renda conto, qui non si contesta il problema che il premier intende risolvere ma il metodo e la cura”.

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    • Salvatore Merlo
    • Milano 1982, vicedirettore del Foglio. Cresciuto a Catania, liceo classico “Galileo” a Firenze, tre lauree a Siena e una parentesi universitaria in Inghilterra. Ho vinto alcuni dei principali premi giornalistici italiani, tra cui il Premiolino (2023) e il premio Biagio Agnes (2024) per la carta stampata. Giornalista parlamentare, responsabile del servizio politico e del sito web, lavoro al Foglio dal 2007. Ho scritto per Mondadori "Fummo giovani soltanto allora", la vita spericolata del giovane Indro Montanelli.