Spagna-Italia 4-2
L'Italia è uscita per l'errore di Pagliuca contro il Brasile di quattordici anni fa
Nella retorica più banale di chi scrive di calcio i baffi – non si sa perché – sono spesso accompagnati dall'aggettivo “tristi”. Dopo avere visto Luca Toni alle prese con la sua controfigura baffuta ieri sera si capisce un po' di più il perché.
Spagna-Italia 0-0 (4-2 dopo i calci di rigore)
Nella retorica più banale di chi scrive di calcio i baffi – non si sa perché – sono spesso accompagnati dall'aggettivo “tristi”. Dopo avere visto Luca Toni alle prese con la sua controfigura baffuta ieri sera si capisce un po' di più il perché. Davanti alla tv all'inizio ci si crede, anche il cinico da salotto è convinto che gli azzurri ce la possono fare: è una settimana che ce la menano con statistiche talmente assurde che solo un innamorato non può accorgersi che sono fatte apposta per essere smentite proprio questa sera. Ottantotto anni che la Spagna non ci batte, mille anni che non supera i quarti e ogni volta che ha giocato il 22 giugno ha sempre perso ai rigori. Benissimo. Come in ogni salotto di tifosi ci sono delle donne che si lanciano in commenti irripetibili – non arrivano a chiedere “cos'è il fuorigioco?” ma “perché non tira?” quando la palla ce l'ha il portiere e “questo lo segnavo anch'io” non vengono risparmiati – e uomini che naturalmente sapevano come far giocare i nostri. Poi c'è quella che giura: “Io capisco poco ma sono troppo sensitiva su queste cose, con la Francia me la sentivo, oggi no”. Per una volta che non c'è Dossena a commentare. Anche i tifosi romanisti che da giorni si bullano che “cor centrocampo d'a Roma je famo er culo” man mano che passano i minuti si accorgono che Aquilani non è sceso in campo e che al posto di De Rossi forse sta giocando De Ascentis. Lassù Toni è solo coi suoi baffi che a ogni inquadratura sembrano più lunghi: non ha nemmeno la forza di smadonnare, oggi. Cassano invece ricorda il se stesso grasso del Real, e oltre ad attizzare il pubblico combina poco, pochissimo.
La Spagna dei nanetti è troppo veloce per tutti ma non per Chiellini che immola chiappe e polpacci più volte nei centoventi minuti per respingere le sassate di Silva, Iniesta e Villa. L'Italia sembra però resistere e le rare volte che sale dà l'impressione di potere combinare qualcosina. Gattuso in tribuna si mangerebbe il parrucchino di quello seduto davanti, Pirlo ha la stessa espressione di quando ha vinto i mondiali (che è la stessa di quando ha perso con l'Olanda) e si capisce che c'è qualcosa che non va quando Grosso si mette di fatto a fare il regista. Camoranesi entra e passa il tempo a pettinarsi, Buffon è troppo forte, para anche a gioco fermo, Ambrosini sembra uno che non dorme da una settimana. Sotto sotto ci crediamo e a ogni azione di Silva facciamo training autogeno: “Gol sbagliato-gol subito, gol sbagliato-gol subito…” Ma il calcio è troppo simile alla vita per non imitarla fino in fondo, e se è vero che la cabala spiegava che avremmo vinto noi di sicuro, quando verso la fine Buffon si è lasciato sfuggire un pallone dalle mani che nemmeno Toni dai piedi poco prima con un'improbabile rovesciata, e quel pallone è rimbalzato sul palo per tornargli docile in mano, a molti davanti alla tv è tornato in mente un pomeriggio di quattordici anni fa, Pagliuca in porta, contro il Brasile in finale. Stessa scena. Nessuno lo dice, però: allora si perse ai rigori, mica può succedere anche stavolta. No di sicuro, poi la Spagna il 22 giugno perde sempre dagli undici metri. E poi c'è Del Piero che è entrato a cinque minuti dalla fine proprio per battere Casillas nel lento gioco al massacro che si recita davanti ad una curva troppo rossa dopo i supplementari. Ma Alex non tirerà mai quel rigore. De Rossi e Di Natale gli tolgono l'incombenza di fare il Baggio di turno. Chissà, magari se tirava Toni faceva gol.
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