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“Un giudice intervistato? Inimmaginabile, questa è una democrazia”

Christian Rocca

Zerlenga trova pace solo quando si siede su una panca da convention, sotto la figura in cartone di Barack Obama. Da quel momento in poi sono dolori per Paolo Garimberti e Repubblica tv, suo personale occhio sull'Italia. Zerlenga spiega che in un sistema democratico non esiste che i magistrati intervengano nel processo legislativo.

    New York. “Museum of the city of New York”, sulla Quinta avenue, all'altezza della 103esima strada. Franco Zerlenga visita la mostra “Campaign for president” (fino al 4 novembre), una fantastica esposizione delle memorabilia politico-elettorali della democrazia americana: dai bottoni di George Washington alle calze di nylon che regalava Adlai Stevenson alle elettrici, dalle bretelle “I love Ike”, ai tubini da donna con l'immagine di Bob Kennedy. Zerlenga, libero pensatore newyorchese, ha un aneddoto storico-istituzionale su quasi ogni oggetto esposto, ma per sicurezza s'è portato con sé il fondamentale “America's Constitution”, una vera e propria biografia della Costituzione (una copia della quale Zerlenga tiene sempre nel portafoglio) scritta da Akhil Reed Amar.

    In particolare, Zerlenga racconta perché la propaganda repubblicana accusava Franklin Delano Roosevelt di essere “un dittatore”, soltanto perché voleva farsi eleggere per un terzo mandato, e spiega che i manifesti del Gop raffiguravano Harry Truman con mantello e cappuccio del Ku Klux Klan perché “dicevano che fosse razzista”. Il prof newyorchese si accende davanti al manifesto del democratico dixie Strom Thurmond che nel 1948 si è candidato per difendere il diritto degli stati del sud a mantenere la segregazione, ma anche al ricordo dell'ala liberal del Partito repubblicano, “the Rockfeller's wing”, sconfitta da Richard Nixon.

    Zerlenga trova pace solo quando si siede su una panca da convention, sotto la figura in cartone di Barack Obama. Da quel momento in poi sono dolori per Paolo Garimberti e Repubblica tv, suo personale occhio sull'Italia. Zerlenga spiega che in un sistema democratico non esiste che i magistrati, singoli o associati, intervengano nel processo legislativo: “Sono due poteri diversi, separati, i legislatori fanno le leggi e i magistrati le applicano, poi a garanzia ci sono tutti gli strumenti istituzionali, come la firma del capo dello stato e poi, eventualmente, il giudizio delle corti, ma solo dopo che la legge viene scritta, non prima. In America Bush ha proposto le leggi antiterrorismo, il Congresso le ha discusse e approvate e poi la Corte suprema ha valutato la loro costituzionalità”.

    In Italia invece succede tutto allo stesso tempo e Zerlenga non se ne capacita: “Ve lo immaginate in America un giudice di qualsiasi tipo che viene intervistato o che interviene o che firma manifesti a favore o contro una proposta di legge? E' inimmaginabile, perché questa è una democrazia. Garimberti era contento di sottolineare che il suo ospite, Lanfranco Tenaglia, non era soltanto ministro ombra e senatore, ma anche magistrato. Ma come si fa a capire che non c'è niente di più antidemocratico di questo?”. Zerlenga ce l'ha con Veltroni, prende tra le sue carte una foto del bivacco dipietrista al Senato e dice che “offendono il Senato, for God's sake, in America dentro le istituzioni è vietato insultare il presidente: una volta un deputato l'ha fatto, è stato subito richiamato e ha dovuto scrivere una lettera di scuse a Bush”. Per Zerlenga, “Veltroni ha la responsabilità di aver fatto entrare in Parlamento il partito neofascista”. Il prof parla di Di Pietro e articola: “Un fascista è colui che dice che una persona è colpevole prima del processo, un po' come l'islam che considera colpevoli gli infedeli”.

    La conversazione termina da Sarabeth's, su Madison Avenue (alla 92esima), davanti a un “one great turkey burger” con anelli di cipolla grigliati, lattuga, pomodoro e salsa di avocado, più patatine fritte. Zerlenga vuole organizzare un viaggio nella giungla del Camerun, con l'aiuto di un gruppo di monaci benedettini tedeschi. E per l'estate suggerisce di leggere “Why poetry matters”: “La poesia è importante perché è l'unica in grado di esprimere le sfumature della condizione umana, come la paura e la disperazione”. (chr.ro)