Il ministro ombra allo sviluppo economico Matteo Colaninno

Massimiliano Lenzi

I giovani, le speranze “di merito” ma soprattutto il cuore. A sentire Matteo Colaninno, figlio di Roberto,

    I giovani, le speranze “di merito” ma soprattutto il cuore. A sentire Matteo Colaninno, figlio di Roberto, vicepresidente della Piaggio di Pontedera, cittadina pisana dove ancora si trova qualche operaio che vota comunista, il Partito democratico, di cui è deputato, è il “momento della responsabilità e del coraggio”. Lui, imprenditore giovane e liberal, ha solo 38 anni, in Parlamento c'è finito soprattutto per compensare al vizio italiano della gerontocrazia, per investire sui trentenni. Quando si è candidato gliene hanno dette di tutti i colori: figlio di papà, come se uno potesse essere nato solo da mamma, neppure Zapatero, linguisticamente, sarebbe capace di una critica del genere. Certo, gli avessero detto che si trattava di fare ombra, beh, forse avrebbe riflettuto di più. Anche perché, per uno come lui, ex presidente dei Giovani industriali e della Confederazione europea dei giovani imprenditori, passare la giornata a redigere, come primo firmatario, proposte di legge sull'Inno di Mameli e per la promozione dell'arte contemporanea, non è certo il massimo del merito.