L'analisi di Lodovico Festa

Per diventare un paese normale serve un referendum sulla giustizia

Lodovico Festa

"Può darsi che non sia pulito come sembra”. Chi pronuncia questa frase? Eugenio Scalfari? Marco Travaglio? Antonio Di Pietro? Armando Spataro? Franco Cordero? No. E' il responsabile del Dipartimento culturale della Stasi che risponde a una domanda rivoltagli, dal ministro della Cultura della Ddr, sulla vita di un drammaturgo tedesco orientale.

    "Può darsi che non sia pulito come sembra”. Chi pronuncia questa frase? Eugenio Scalfari? Marco Travaglio? Antonio Di Pietro? Armando Spataro? Franco Cordero? No. E' il responsabile del Dipartimento culturale della Stasi che risponde a una domanda rivoltagli, dal ministro della Cultura della Ddr, sulla vita di un drammaturgo tedesco orientale. Una scena del magnifico film “Le vite degli altri”, 2006, regia di Florian Henckel von Donnesmarck.
    Nel film ci sono persino battute sul fatto che spesso all'intercettato “non gli tira”: esattamente come quelle messe in giro sui media da certi pm in questi giorni.

    La moralità dei nostri giustizialisti è sempre più quella da aguzzini della Ddr e gli usi e costumi del nostro vivacissimo circuito mediatico giudiziario sono quelli di uno stato di polizia. Vincenzo Visco aveva iniziato a trasferire questi mezzi polizieschi anche al fisco. Giulio Tremonti, nonostante il Sole 24 Ore lo attacchi perché uguale a Visco (chissà se Ferruccio De Bortoli sta per cedere alle sirene debenedettiane) ha messo una pezza resistente alle persecuzioni da stato di polizia verso il ceto medio. Almeno in questo settore il potere paralizzante Csm-Anm-procure militanti-giornalisti tagliagole non funziona.

    Invece, per tutto il resto, in questi giorni lo stile, l'iniziativa, la determinazione del ben noto “circuito” non hanno niente da invidiare alla Stasi. Ma anche in America si fa così, dice Scalfari. E' inutile rispondere nei particolari perché Antonio Polito sul Riformista ha spiegato bene, punto per punto, fino a che livello arrivi l'ignoranza del fondatore della Repubblica. Solo una piccola notazione politica. Le intercettazioni su Silvio Berlusconi, fatte quando era leader dell'opposizione, non solo non sono comparabili alle indagini del Washington Post sul Watergate ma sono anzi proprio l'opposto: sono esattamente come le intercettazioni che Richard Nixon faceva contro gli avversari democratici per colpirli con mezzi subdoli. E Nixon se la sarebbe cavata se invece di dovere fare i conti con l'autorevole Congresso americano, avesse dovuto rispondere a un'istituzione tipo il Csm così abituata a coprire tutti i comportamenti impropri della corporazione.

    Certo non possiamo non provare un moto di simpatia per Giorgia Meloni che, sia pure partecipando a uno dei teatrini di Paolo Mieli che quando vira a destra deve coprirsi a sinistra ma anche a destra ma anche a sinistra e così via, dice che non le piace lo stile berlusconiano che emerge da quelle telefonate. E' comprensibile. Eppure la storia del secolo passato ha insegnato che tra uno che probabilmente ruttava molto, che forse da giovane aveva fatto anche l'informatore di polizia, che aveva dei baffi che neanche i guappi se li fanno crescere più così, che era un fottuto elettricista, che quando la polizia politica gli metteva in cella una puttana se la scopava subito (anche se poi questo non serviva alla suddetta polizia politica perché il parroco che riceveva il video della scopata, diceva: l'elettricista si pentirà del suo peccato e sarà assolto mentre voi a espiare le vostre infamie ci metterete tutta la vita), insomma tra il tipaccio in questione e l'elegante ufficiale, uscito dall'accademia, capace di comportarsi in società come solo chi nasce da lombi nobili sa fare, tra questi due è il primo da scegliere. Tra Lech Walesa e Wojciech Jaruzelski, è con Walesa che bisogna stare.

    Non è che da noi non ci fosse una classe politica moderata di qualità: Bettino Craxi aveva toni troppo forti? C'era un magnifico Arnaldo Forlani, prodotto della più alta scuola dc. Li hanno buttati giù a martellate. Hanno distrutto l'indistruttibile Giulio Andreotti, oggi una macchietta marginale. Anche Massimo D'Alema ha fatto il furbo, ha pensato di ripristinare un qualche primato della politica: randellate anche a lui!

    Che cosa ha di particolare il nostro Berlusconi? Sa resistere alle martellate e così interessandosi molto della propria, difende la libertà di tutti. Siamo ancora a questo punto a 16 anni da Mani pulite? Sì. Perché non si è smontata la Bestia, la ribellione alla democrazia di settori centrali della magistratura. Vedremo – come io credo, sulla base dell'analisi realistica della situazione internazionale, politica e sociale – se si riuscirà a sventare l'ennesimo assalto. Poi però bisognerà smontare la Bestia perché così l'Italia non può andare avanti. Un paese può vivere anche con un sistema reazionario di unificazione delle carriere dei giudici e degli inquirenti: il Portogallo con la sua Costituzione per larghi tratti salazarista se la cava. Un paese, per fare un altro esempio, può passarsela benissimo con una monarchia costituzionale. Io sono convintamente repubblicano ma mi piacciono Regno Unito, Svezia e Olanda. Ma se una monarchia ha fatto venire il fascismo, coperto le leggi razziali e poi l'entrata in guerra a fianco dei nazisti, allora se ne deve andare. E così se ne deve andare l'unificazione delle carriere e ci sarà molto bisogno di giurie popolari per spezzare il potere di una corporazione impazzita e anche di capi saldamente responsabili di procure (non più sedi di intrighi) eletti dal popolo per ridare loro una legittimità che spesso è stata buttata ai porci. Oggi servono alcuni cerotti per reggere la difficile situazione del paese. Ma poi senza un sistema di legalità razionale ed efficiente, l'Italia non può andare da nessuna parte. Ma per costruirlo serve un gesto gollista, un referendum come quello sulla Repubblica del 1946 che dia direttamente al popolo il potere di indirizzare una funzione fondamentale come quella della giustizia.