Vi racconto Lloret de Mar d'inverno, e perché vale la pena andarci

Sergio Soave

L'assassinio di Federica Squarise ha fatto accendere i riflettori dei mezzi di informazione sulla cittadina balneare di Lloret de Mar, il centro turistico estivo più importante della Costa Brava, in Catalogna, e sulle notti sfrenate della gioventù cosmopolita che affolla le sue discoteche. D'estate Lloret è così.

    Tossa de Mar. L'assassinio di Federica Squarise ha fatto accendere i riflettori dei mezzi di informazione sulla cittadina balneare di Lloret de Mar, il centro turistico estivo più importante della Costa Brava, in Catalogna, e sulle notti sfrenate della gioventù cosmopolita che affolla le sue discoteche. D'estate Lloret è così, con i suoi 200 alberghi affollati, le spiagge dove dopo mezzogiorno ci si pigia come sardine, le strade perennemente intasate, anche perché la tangenziale promessa da anni è sempre allo stato di progetto. Ma se si superano le prime due file di palazzoni che costeggiano il lungomare e si sale per le stradine e i vicoletti che vanno verso la collina si trovano i segni di un'altra Lloret, quella degli abitanti che ci vivono anche d'inverno, le taverne con i vini i salumi e le eccellenti acciughe locali ma anche tracce di una vita culturale, associativa, religiosa, legata a tradizioni e istituzioni antiche, rivissute con convinzione anche dalle giovani generazioni.
    Paese, o meglio insieme di casolari agricoli, fino al Seicento, Lloret si inserisce nell'attività del commercio marittimo nei due secoli successivi, e nell'Ottocento diventa anche un centro cantieristico rilevante, con la costruzione, dal 1812 al 1869 di 130 imbarcazioni, che servivano per esportare, soprattutto a Marsiglia, a Genova e a Roma il pesce azzurro, salato e messo nelle botti da altre manifatture della cittadina. E' in quel periodo che i cittadini emigrati da Lloret soprattutto in America latina e che ritornavano dopo aver fatto fortuna (come non capitava a tutti, naturalmente) costruirono nuovi edifici, che poi la ricostruzione turistica del Novecento ha quasi completamente abbattuto per far posto alla sequela di alberghi in stile riminese che oggi caratterizza il panorama del lungomare.
    La modificazione demografica del secolo scorso, quando la crisi della pesca e della navigazione d'altura ha ridotto negli anni Trenta la popolazione a tremila abitanti, diventati poi più di ventimila con il boom turistico, ha comportato una colossale immigrazione, soprattutto da altre regioni della Spagna, che si sposava anche con la politica di decatalanizzazione svolta dal franchismo.
    L'attaccamento della popolazione “indigena” alle tradizioni associative e religiose, probabilmente, ha anche il senso della volontà di mantenere un legame con le radici, per evitare che esse venissero cancellate dalla marea migratoria e turistica, della quale peraltro si ottengono consistenti benefici economici. La “Obreria de Santa Cristina de Lloret de Mar” è una delle istituzioni tradizionali che testimoniano di questo sentimento. Obreros erano detti coloro che si occupavano della manutenzione delle cappelle o delle chiese, in questo caso la cappella di Santa Cristina, alla quale è annesso un cospicuo patrimonio terriero. L'obreria è quindi una confraternita o una fabbriceria: quella di Santa Cristina, che ha celebrato il seicentocinquantesimo anniversario nel 2005 è attivissima, sia nel continuare le attività tradizionali, come il ballo in piazza in costumi particolari che invade per una sera d'estate il centro della città ormai balneare, oppure la processione a mare, ma anche iniziative nuove, comprese crociere per il mediterraneo su un veliero di Barcellona che, sulla rotta degli antichi mercanti, ha portato un gruppo di naviganti a visitare altre località dove si venera Santa Cristina come patrona, ad esempio Bolsena, o dove si ricorda l'altro protettore, quello dei marinai, Sant'Elmo, versione catalana di Sant'Erasmo. Anche il recupero di quel pochissimo che resta dell'antico patrimonio edilizio è un obiettivo dei cultori della memoria di Lloret, che ha portato, per esempio, al restauro conservativo e allo studio anche archeologico di un'antica masseria, Can Saragossa, la cui esistenza è documentata, secondo uno studioso italiano residente nelle vicinanze, Mario Zucchitello, fin dal 1317. Passeggiando per le strade di Lloret nelle tiepide sere d'estate può sembrare di attraversare una località del mar Nero, tanto diffusa è la presenza di turisti slavi, nelle cucine dei grandi hotel sembra di stare in Sudamerica, zona di provenienza della maggior parte dei lavoratori stagionali addetti a queste attività, ma la città vera continua a difendere la sua anima catalana, ormai minoritaria ma certo non rassegnata.