Questa mattina il Papa ha incontrato i giovani a Sydney

B16 contro il relativismo e in difesa della vita "dal concepimento alla morte naturale"

Valentina Fizzotti

Le preoccupazioni per “la creazione di Dio” non possono essere comprese senza “una profonda riflessione sull'innata dignità di ogni vita umana dal concepimento fino alla morte naturale, una dignità che è conferita da Dio stesso e perciò inviolabile”.

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    Le preoccupazioni per “la creazione di Dio” non possono essere comprese senza “una profonda riflessione sull'innata dignità di ogni vita umana dal concepimento fino alla morte naturale, una dignità che è conferita da Dio stesso e perciò inviolabile”. Sul molo di Barangaroo a Sydney baciato dal sole al tramonto, Benedetto XVI ha chiuso il suo discorso di accoglienza ai giovani della Giornata mondiale della gioventù parlando del valore della vita, di ogni vita, in ogni sua fase. Una vita “dove la libertà trovi il proprio significato nella verità”, senza gli abbagli di falsi idoli e false promesse. Era arrivato su una grande nave bianca, con a bordo 900 passeggeri. Tra loro, duecento ragazzi armati di bandiere e qualche giovane Cicerone, che raccontava al Papa la storia della baia. E aveva iniziato parlando delle ferite inferte dall'uomo al creato e dell'apprensione che aveva causato in lui sorvolare il mondo intero, una visione così meravigliosa da ricordargli le immagini della Genesi eppure spesso minacciata dai suoi stessi custodi. Ma è sull'uomo, sul “vertice della creazione” che il Papa voleva invitare a riflettere. Sul “veleno che minaccia di corrodere ciò che è buono”, sull'abuso di droga e alcool, sull'esaltazione della violenza. E sul “degrado” sessuale, di cui molti sono vittime per l'assurdo divertimento altrui.

    Dall'Australia Benedetto XVI ha sferrato un nuovo attacco al relativismo, che “dando valore indiscriminatamente a tutto, ha reso l'esperienza importante più di tutto”. Ma l'uomo non può mai prescindere dalla differenza tra bene e male, tra vero e falso, pena la disperazione. “La vita non è governata dalla sorte, non è casuale”, ma ha uno scopo, un senso. Il secolarismo, che vuole imporsi come “forza neutrale e imparziale”, tenta invece di spiegare con i suoi canoni la vita umana e pretende di lasciare “Dio in panchina”, focalizzando i dibattiti e la politica sulle conseguenze invece che sui principi. “I diritti umani - ha detto il Papa - sono universali, basati sulla legge naturale e non qualcosa dipendente da negoziati”. Per garantire l'universalità dei diritti bisogna riflettere su quale posto nella nostra società hanno i “privi di voce”. Come le vittime della violenza. E i bambini uccisi prima ancora di poter vedere la luce. “Come può essere – ha chiesto il Papa – che lo spazio umano più mirabile e sacro, il grembo materno, sia diventato luogo di violenza indicibile?”.