Però Pizzetti sbaglia bersaglio
Con la diffidenza un po' luddista del sessantenne che si avvicina alle nuove tecnologie, il garante della privacy Francese Pizzetti avverte dei “rischi per giovani e giovanissimi” nascosti tra i video di Youtube e i profili di Facebook.
Con la diffidenza un po' luddista del sessantenne che si avvicina alle nuove tecnologie, il garante della privacy Francese Pizzetti avverte dei “rischi per giovani e giovanissimi” nascosti tra i video di Youtube e i profili di Facebook. La ragione è bizzarra: quando questi adolescenti, oggi “spensierati” e “inconsapevoli”, dovranno entrare nel mercato del lavoro, potrebbero saltar fuori immagini o filmati compromettenti (davvero gli uffici del personale fanno ricerche sui social network prima di assumere?) da tempo dimenticati in qualche piega della rete. L'era del web 2.0, quello fatto dagli utenti dal basso, insomma, stimolerebbe logiche ricattatorie: non c'è neppure bisogno di assoldare paparazzi con il teleobiettivo, perché le foto compromettenti le caricano sulla rete direttamente le vittime.
Il pericolo forse c'è. Ma Pizzetti sbaglia bersaglio. Perché chi posta il video che lo ritrae ubriaco alla festa di laurea, chi inserisce su Facebook centinaia di foto, lo fa per un istinto di condivisione che spesso è dichiarato esibizionismo, proprio come è stato chiaro durante la rivoluzione precedente, quella dei blog. Chi partecipa al gioco accetta le regole. Magari i problemi sono per le comparse inconsapevoli, nei video, o per chi si ritrova “taggato” (cioè segnato con nome, cognome e link) in foto scattate da altri e rese pubbliche su Facebook. Il vero obiettivo, che però Pizzetti non può colpire, dovrebbero essere le società americane che gestiscono questi siti, in particolare Facebook, da cui è quasi impossibile cancellarsi. Quanto al bombardamento di pubblicità mirata, al rischio che i siti vendano dati personali alle aziende per campagne di marketing personalizzate, è un fenomeno facilmente arginabile con i filtri antispam. Poi, in fondo, è meglio ricevere annunci per prodotti a cui l'azienda sa che potremmo essere interessati, invece che una pioggia di spot casuali, costosi per le imprese, fastidiosi per l'utente e inutili per entrambi.


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