100 di questi Cav.

“Berlusconi sarà pure cattivo, ma la situazione economica lo è di più”

Marianna Rizzini

La parola che Piero Sansonetti, direttore di Liberazione, associa ai primi cento giorni di governo Berlusconi è “sbandamento totale”. Totale ma non bifronte. “L'opposizione non può essere sbandata perché non esiste. Non esiste in Parlamento, non esiste fuori. E se non esisto, inutile che parli male pure di me, no?

    Roma. La parola che Piero Sansonetti, direttore di Liberazione, associa ai primi cento giorni di governo Berlusconi è “sbandamento totale”. Totale ma non bifronte. “L'opposizione non può essere sbandata perché non esiste. Non esiste in Parlamento, non esiste fuori. E se non esisto, inutile che parli male pure di me, no? Rifondazione comunista, al massimo, riesce a fare cose da notaio”. L'unica forma di opposizione che Sansonetti ha visto “è quella fatta di gruppi marginali, da me molto amati”. Trattasi dei rom e dei gay “che hanno organizzato le uniche manifestazioni di massa”.

    La manifestazione di Piazza Navona, invece, non è parsa propriamente “di massa” a Sansonetti – tanto che sulle pagine del suo giornale, già alla vigilia, era apparso scettico. “Ho detto che la consideravo una protesta dell'opposizione liberale e che non ero d'accordo, da uomo di sinistra. Ma per come sono andate le cose, direi che siamo andati molto oltre: il palco era di destra, la piazza di sinistra. Era come vedere Giorgio Almirante a un comizio del Pci. E poi ci sono stati episodi inqualificabili. Robaccia”. Il direttore di Liberazione è allibito. Non gli è andata giù la disparità di trattamento riservata agli oggetti del vituperio di piazza, tanto che ieri, su Liberazione, compariva un editoriale in difesa del ministro Mara Carfagna, “vittima di accuse fasciste”. La sua irritazione si concentra sul fatto che “si chieda scusa a Giorgio Napolitano e non a una donna offesa in maniera così volgare. Protestano tanto contro la casta e poi trattano in modo indegno una che chiaramente non fa parte della casta? Detto questo, nel merito, come ministro, la critico”.

    Da un'isola “dell'opposizione che non c'è” – il giornale comunista che dirige – Sansonetti dice invece che il governo invece “c'è, eccome, e ha lavorato su più piani. Sulla giustizia, però, ha fatto solo pasticci. L'unica cosa che porterà a casa sarà la legge salva-Berlusconi. E la facciano, questa legge, ma non mi sembra una gran trovata”. Sansonetti avrebbe preferito “il disegno ben più serio che prevedeva la semi amnistia, il blocco dei centomila processi. Quanto alle intercettazioni, non sarei nemmeno contrario alla legge, ma non vedo passi avanti”. Il voto peggiore lo prendono quelle che Sansonetti chiama “le leggi razziali”, i provvedimenti in tema di immigrazione che gli fanno esprimere “un giudizio moralmente durissimo”. Ma poi si scopre che lo preoccupano relativamente: “Sono soltanto l'espressione più reazionaria di questo centrodestra, e ora l'opposizione a livello europeo, probabilmente, rallenterà il loro percorso. Devo dire, però, che in parte nascono sulla spinta del centrosinistra. Anche se… non è che portino così tanti voti. Ne sa qualcosa Veltroni”.

    Neppure in campo economico, dove c'era stata, dice Sansonetti, “una partenza scoppiettante, quindici giorni in cui pareva dovesse succedere chissacché”, questi tre mesi meritano la sufficienza. “E questo Dpef, poi, mi pare un po' ‘imbarazzato' perché non riesce a mantenere le promesse. Le promesse di Berlusconi non sono state mantenute, a parte l'abolizione dell'Ici”. Sansonetti ringrazia. “Mi ci sono pagato le vacanze, una settimana in Sardegna, 800 euro, visto che sono fortunosamente possessore di casa. Se non fossi possessore di casa andrei a tirare le uova. E' evidente a tutti che è una partita di giro e che bisogna andare a prendere i soldi da un'altra parte”. Molti le uova vorrebbe tirarle invece, ex post, a Vincenzo Visco, ex ministro delle Finanze del governo Prodi. “Ma ora saranno delusi anche quelli che hanno votato Berlusconi per anti-vischismo, perché alla fine questo governo non toglierà un euro di tasse a nessuno. E non perché Berlusconi sia cattivo”. Non è un moto di compassione verso il Cav: “Può pure essere cattivo, ma la situazione economica è quella che è”. Particolare sgomento prova Sansonetti nel vedere “che sui giornali è ricomparso Mario Draghi. Tornano a comandare quelli che comandavano con Prodi”.

    Scavalcato a sinistra da un monsignore. Sul rapporto governo-chiesa attorno ai temi etici, non molto presenti nel dibattito politico in questi primi tre mesi (fino alla sentenza Englaro, almeno), Sansonetti si dice certo “che la chiesa voglia soprattutto ottenere che non ci siano cambiamenti. E anche se volesse qualcosa, i soldi non ci sono, neppure per la scuola privata. Non credo, poi, che Berlusconi concederà alla chiesa più di ciò che Prodi ha già concesso: ovvero non fare assolutamente nulla in tema di unioni civili”. Lo scontro con la chiesa, se ci sarà, si sposterà “sulle questioni sociali e razziali. Se ne vedono le avvisaglie. Monsignor Bottoni ha addirittura scavalcato a sinistra Liberazione, dicendo che questo governo è ‘fascista'”.

    A specchio rovesciato, spostandosi in casa Pd, Sansonetti individua in questi primi cento giorni un problema “soltanto contingente”, cioè il rapporto Veltroni-Di Pietro, specie dopo Piazza Navona e dopo lo scontro diretto di questi giorni. “Chi ha formazione di sinistra si è finalmente accorto che Di Pietro è di destra”. Più grave è il problema non contingente: “Si chiama Partito democratico”, dice Sansonetti, che, da direttore di un giornale della sinistra rossa non più rappresentata in Parlamento, considera “un errore fondamentale” far nascere il Pd “sulla scommessa di Walter: rompere a sinistra, diventare decisivo per un governo di centro e farsi poi erede del centrismo. Quella scommessa è fallita. Veltroni non si aspettava di vincere, anche se diceva il contrario, ma neppure di perdere così rovinosamente. E adesso paga anche lo scotto della rottura a sinistra, sia all'interno del partito, dove in molti gli dicono ‘hai fatto una stronzata', sia a livello di alleanze”. D'altronde non si pensava che la “Sinistra l'Arcobaleno” scomparisse dal Parlamento: “Non si pensava, ma forse Veltroni ci sperava”.

    Per il futuro Sansonetti prevede un Berlusconi “sempre più forte all'interno del suo schieramento politico ma indebolito dalla necessità di dover governare una crisi così grave. Dopo le elezioni europee, il momento in cui si riapriranno tutti i giochi, salterà probabilmente la testa di Veltroni, si riapriranno le questioni interne al Pd e, concluso il penoso percorso processuale nei partiti che componevano l'Arcobaleno, sarà forse nato un qualcosa, un embrione di sinistra”. Una sinistra che non protesta più neppure sull'Afghanistan, suo cavallo di battaglia fino allo scorso autunno, neanche quando il ministro della Difesa dichiara che i soldati italiani erano già impegnati in combattimenti sotto il governo Prodi. “Non si può non tener conto di come cambiano le cose”, dice Sansonetti, “nel 2002 il movimento pacifista era formidabile. C'era anche, al suo interno, una componente cattolica guidata da un Papa che si chiamava Wojtila, non Ratzinger. Ma oggi il pacifismo è cento volte più debole, indebolito anche nelle sue motivazioni”.

    • Marianna Rizzini
    • Marianna Rizzini è nata e cresciuta a Roma, tra il liceo Visconti e l'Università La Sapienza, assorbendo forse i tic di entrambi gli ambienti, ma più del Visconti che della Sapienza. Per fortuna l'hanno spedita per tempo a Milano, anche se poi è tornata indietro. Lavora al Foglio dai primi anni del Millennio e scrive per lo più ritratti di personaggi politici o articoli su sinistre sinistrate, Cinque Stelle e populisti del web, ma può capitare la paginata che non ti aspetti (strani individui, perfetti sconosciuti, storie improbabili, robot, film, cartoni animati). E' nata in una famiglia pazza, ma con il senno di poi neanche tanto. Vive a Trastevere, è mamma di Tea, esce volentieri, non è un asso dei fornelli.