C'è Kriminal al telefono. La risposta di Daniele Bellasio
Che cosa hai capito dalla lettura delle memorie di Giuliano Tavaroli? /2
Leggendo ho capito, o per lo meno pensato, che l'Italia è un paese irrimediabilmente senza la possibilità di sintesi, senza la forza di un potere: è come un film senza finale (e forse, vista l'indole nazionale, non è nemmeno detto che sia un male, ma forse), un film in cui i protagonisti sono quasi tutti e prima di tutto immagine di qualcosa o di qualcun altro.
Leggendo ho capito, o per lo meno pensato, che l'Italia è un paese irrimediabilmente senza la possibilità di sintesi, senza la forza di un potere: è come un film senza finale (e forse, vista l'indole nazionale, non è nemmeno detto che sia un male, ma forse), un film in cui i protagonisti sono quasi tutti e prima di tutto immagine di qualcosa o di qualcun altro. Sicuramente, se li guardo, penso di essere miope, molto miope. Siamo una nazione impossibile da catalogare in un genere cinematografico. Da noi non esiste l'immutabile, il definito, il fatto compiuto, esiste soltanto l'Italia percepita hic et nunc, che però sarà diversa domani. Forse non c'è nemmeno il film, ma ci sono soltanto ore e ore di titoli di coda in cui cambiano continuamente i ruoli attribuiti.
Siamo tutti angeli e demoni, ma soprattutto siamo tutti conoscenti, anche quando non siamo amici. Se la principale azienda del paese, per di più attiva nelle telecomunicazioni, ha bisogno di Lucia Annunziata (che del giornalismo è amazzone, nell'imprenditoria ha fiuto, ma di mestiere fa altro) per entrare soltanto in contatto con l'ex presidente del Consiglio Massimo D'Alema, vuol dire che siamo un paese di famiglie, di amicizie nate sotto l'ombrellone – canterebbe Renato Zero e aggiungerebbe “se dietro il portafoglio un cuore ancora c'è” – e certo ci sono famiglie più impenetrabili di altre, ma basta poco per avvicinarsi a chiunque.
Se nel giro di due gradi di separazione – altro che i sei del film – raggiungo il mio acerrimo nemico che complotta contro di me per ottenere un potere che tanto non ho nemmeno io, oppure raggiungo Palazzo Chigi o chi sta organizzando l'“Operazione Quattro Gatti” per far passare Mastella di qua o di là o chi sta indagando su strani affari libici, vuol dire che siamo un paese di compagnie che se mi sono amiche sono cenacoli intellettuali, se mi sono neutre sono lobby, se mi sono nemiche sono network eversivi. Lo dice perfettamente Giuliano Tavaroli, viviamo in un paese e in un periodo di “leadership situazionali”, “ovvero di persone che prendono la leadership a seconda delle situazioni e delle circostanze, con grande flessibilità”. Ma la leadership di cosa? Di un humus mediatico, della reputazione a mezzo stampa, che però da noi diventa terreno fondamentale di scontro politico-finanziario-giudiziario.
Il numero di telefono. Ecco, grandissima flessibilità. Quella che fa sì che non ci sia mai il muro, il confine, il potere precostituito o radicalmente affermato. Dunque non c'è mai la chiarezza della storia. Non c'è mai, o meglio è raro, il vincitore indiscusso come non c'è il perdente dimenticato in eterno. C'è sempre l'appestato momentaneo, il non invitato qui che però sarà invitato là. Network eversivi l'un contro l'altro armati, ma armati di che? Di informazioni e parole.
Non si conoscono mai i reali contorni di un fatto. Non esistono nemmeno dati certi. Non si sa mai chi è Robin Hood e chi lo sceriffo, chi l'uomo nero e chi il santo. Siamo l'anti America fatta nazione. Tengo famiglia, compagnia e amici è il Risiko italiano del chi sta con chi. L'informazione e la reputazione e gli affari e i segreti, tutto si mischia in un continuo e affannoso ricercare il numero di telefono da comporre.
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