Obama e il senso dell'umorismo che non c'è

Il dramma del Figo

Annalena Benini

Il complesso della bella bionda è terribile, toglie il sonno e il senso dell'umorismo, colpisce attrici meravigliose ossessionate dal bisogno di dare prova di intelligenza e vita interiore, perseguita ministre impeccabili e more che terranno gli occhi spalancati per tutta la legislatura, devasta Barack Obama.

    Il complesso della bella bionda è terribile, toglie il sonno e il senso dell'umorismo, colpisce attrici meravigliose ossessionate dal bisogno di dare prova di intelligenza e vita interiore, perseguita ministre impeccabili e more che terranno gli occhi spalancati per tutta la legislatura, devasta Barack Obama e la sua corsa verso la Casa Bianca. Lui è una bella bionda, si sa, e si dispera. Scende meravigliosamente dalle macchine, a Berlino ha fatto una magnifica passerella, ha una voce suadente, con gli stivaloni in Iraq era molto sexy, le ragazze svengono, le giacche gli cadono perfettamente (ma è cominciato il tour mondiale e lui è lacerato dal dubbio se restare in maniche di camicia, anche se ovviamente lui non suda), sta talmente bene in costume da bagno che è diventato, tempo fa, una copertina di Vogue.

    Ecco il guaio: “Posa per Vogue e poi si stizzisce se la gente non lo tratta come Hannah Arendt”, scrisse la perfida Maureen Dowd sul New York Times, rivelando che già a Harvard Barack Obama prendeva in giro gli studenti bellocci, per paura di essere accomunato a loro. Il terrore di essere una bionda senza cervello. La condanna di tutte le splendide: dichiarano cose struggenti, “Ho anche un cervello e ve lo dimostrerò”, “Oltre alle gambe c'è di più”, raccontano di leggere molto Hermann Hesse e di vivere la bellezza “come un ostacolo”, non capiscono le battute perché prendono tutto terribilmente sul serio, desiderano perfino essere molto cozze per almeno un giorno.

    Barack Obama è così, indignato perché gli editorialisti commentano i suoi profondi occhi neri, impreparato alle frecciate sul divieto di indossare capi verdi durante il tour in medio oriente (il verde è il colore di Hamas, ma è anche un colore che sta male persino ai belli come lui). Quando gli fanno domande frivole si innervosisce, quando gli chiedono di Scarlett Johansson la accusa di mitomania, quando trova vignette su di sé non ride, soffre. A differenza di una bellona non corre il rischio di farsi colare il mascara mentre piange di rabbia per i torti subiti, ed essendo un uomo che rischia di diventare presidente ha la possibilità di dare il via alla rivincita delle bionde. Però deve: rinunciare per sempre al modello Hannah Arendt, smetterla di arrabbiarsi quando scrivono che in costume da bagno è uno schianto (la gente pagherebbe per sentirselo dire) e venire presto in Italia a farci un defilé.

    • Annalena Benini
    • Annalena Benini, nata a Ferrara nel 1975, vive a Roma. Giornalista e scrittrice, è al Foglio dal 2001 e scrive di cultura, persone, storie. Dirige Review, la rivista mensile del Foglio. La rubrica di libri Lettere rubate esce ogni sabato, l’inserto Il Figlio esce ogni venerdì ed è anche un podcast. Ha scritto e condotto il programma tivù “Romanzo italiano” per Rai3. Il suo ultimo libro è “I racconti delle donne”. E’ sposata e ha due figli.