Diritti per Eluana
Dopo la Camera, anche il Senato ha approvato ieri la proposta di sollevare conflitto di attribuzione davanti alla Consulta per la sentenza della Cassazione sulla vicenda di Eluana Englaro. Anche a Palazzo Madama, così come a Montecitorio, il Pd non ha partecipato al voto.
Dopo la Camera, anche il Senato ha approvato ieri la proposta di sollevare conflitto di attribuzione davanti alla Consulta per la sentenza della Cassazione sulla vicenda di Eluana Englaro. Anche a Palazzo Madama, così come a Montecitorio, il Pd non ha partecipato al voto, mentre la maggioranza ha ricambiato la cortesia consentendo l'approvazione di un ordine del giorno dell'opposizione che impegna il Senato a dedicare, alla ripresa dei lavori parlamentari, una sessione alla discussione di una legge sul testamento biologico. Un impegno, del resto, sollecitato dal presidente del Senato, Renato Schifani: “E' giunto il momento che il legislatore in senso lato faccia la propria parte”. Su questo versante, va registrato anche un cambio di rotta nella posizione di Scienza & Vita, l'associazione che fu protagonista della battaglia in difesa della legge 40. In una lettera dei presidenti si dice, in sostanza, che le due sentenze su Eluana Englaro (quella della Cassazione e quella della Corte d'appello civile di Milano, impugnata ieri dal procuratore generale, con la quale si autorizzava il padre tutore della ragazza a staccarle il sondino con cui è idratata e nutrita) hanno mutato radicalmente la situazione. Oggi – dicono – non si può sottovalutare la circostanza che alcuni “sostenitori dell'eutanasia non vogliono più legiferare sul testamento biologico, dopo averne fatto il ‘mantra' della precedente legislatura. Oggi essi affermano che è meglio evitare una legge che limiti i diritti riconosciuti attraverso le sentenze”. Per questo – prosegue la presidenza di Scienza & Vita – bisogna prendere atto “di una situazione gravemente deteriorata che, forse, richiederà un intervento legislativo” sulla materia di fine vita.
Il criterio dell'irreversibilità. Se della fondatezza della sentenza della Cassazione (e della esistenza o no dell'invasione del campo spettante al legislativo) dovrà decidere la Consulta, la procura generale di Milano ha impugnato e chiesto la sospensione della sentenza della Corte d'appello perché essa non avrebbe accertato sufficientemente l'oggettiva irreversibilità dello stato clinico della ragazza. Quello dell'irreversibilità è uno dei due requisiti che la Cassazione ha posto per poter arrivare a una sospensione della nutrizione e dell'idratazione di una persona in stato vegetativo. Il giurista Alberto Gambino è stato tra i primi e più determinati a segnalare l'assurdità di una situazione nella quale una sentenza immediatamente esecutiva (il decreto della Corte d'appello di Milano) rischiava di creare un pregiudizio irreversibile (la morte) mentre era ancora suscettibile di impugnazione. Al Foglio Gambino spiega che “la procura generale ha ritenuto che i giudici dell'appello non abbiano applicato come dovevano i principi stabiliti dalla Cassazione. Era, del resto, l'unico modo per arrivare a impugnare la sentenza”. L'aspetto della ricostruzione della volontà di una persona impossibilitata a esprimerla, che è il secondo requisito chiesto nella sentenza della Cassazione, “è invece disegnato con principi a maglie molto larghe, il che rende difficile intervenire. Mentre il primo requisito è netto: bisogna essere del tutto certi che lo stato vegetativo sia irreversibile. E allora c'è poco da fare, o si è certi o non lo si è, e la procura generale ha riscontrato l'insufficienza di indagine su quel requisito”. C'è un altro profilo che, secondo Gambino, va messo in luce: “Posto che l'impugnativa della sentenza della Corte d'appello è relativa alla non certezza dell'irreversibilità dello stato vegetativo di Eluana Englaro, dobbiamo avere ben chiaro un principio: il diritto, davanti a situazioni di incertezza, sceglie sempre la via più rigorosa. Vale a dire la più precauzionale e quella che più tutela il soggetto riguardo al quale vige quell'incertezza. Mi spiego ancora meglio: il diritto, di fronte a un'incertezza che coinvolge un soggetto non può prendere la strada a lui sfavorevole, ma sempre – ripeto, sempre, e potrei citare decine di norme del nostro ordinamento a questo proposito – quella più favorevole al soggetto”. In questo caso, c'è chi sostiene che a favore di Eluana Englaro va la sospensione di somministrazione di cibo e acqua… “ma questo andrebbe contro la stessa sentenza della Cassazione. La quale considera che quella sospensione può essere attuata solo se quella certa persona non potrà mai risvegliarsi. Ma se permane l'incertezza, e anche se la possibilità del risveglio è remota ma non impossibile, non è immaginabile che quella vita possa essere ‘spenta'. E' un punto sul quale dobbiamo essere rigorosissimi. Se non c'è la certezza scientifica dell'irreversibilità, non c'è il requisito chiesto dalla Cassazione”. Entrano in gioco, a questo punto, le ricerche più recenti e accreditate sullo stato vegetativo, che hanno portato importanti gruppi di studiosi a eliminare l'uso del termine “permanente”. Perché la certezza di irreversibilità, a loro avviso, non esiste.
Il Foglio sportivo - in corpore sano