Viva il cocomero

Stefano Di Michele

E' un mistero, uno dei grandi misteri dell'estate italiana, una via Poma della logica. Sarà per tenere in esercizio l'intelletto, sarà per pura vanità dell'esserc, fatto sta che dal primo sole una cospicua parte di nostri connazionali non fa che rivedersi dopo essersi appena visti, riparlarsi dopo essersi appena parlati, risalutarsi dopo essersi appena salutati. Ovviamente, non a casa loro, ma in pubblico.

    E' un mistero, uno dei grandi misteri dell'estate italiana, una via Poma della logica. Sarà per tenere in esercizio l'intelletto (ma allora non basterebbe la Settimana enigmistica?), sarà per pura vanità dell'esserci (ma allora niente basterebbe), fatto sta che dal primo sole – quando dovrebbero scattare l'assalto al cocomero, l'assembramento sotto l'ombrellone e la corsa alla sdraio – una cospicua parte di nostri connazionali (trattasi della mejo parte dell'intera nazione: pensosi politici, gagliardi politologi, brillanti giornalisti, profondissimi scrittori) non fa che rivedersi dopo essersi appena visti, riparlarsi dopo essersi appena parlati, risalutarsi dopo essersi appena salutati. Ovviamente, non a casa loro, ma in pubblico, piazze e piazzette, teatri tenda e lungomari, vallate e bagnasciuga. Facciamo caso: uno torna la sera dalla spiaggia, e speranzoso si avvvia verso una plebea prospettiva di soutè di cozze e vongole, quando improvvisamente si trova il percorso verso la trattoria sbarrato, si fa per dire, da un dibattito su Fouret o da una disputa sul bicameralismo. E non puoi non andare: tale è il condizionamento, che non si trovano nemmeno le parole, per esempio, per spiegare il senso di un filetto di baccalà fritto rispetto al tema degli abusi della casta. “L'organizzazione della scomodità”: così il grande Jorge Luis Borges definiva la peste dei cocktail. Così, con queste perfette e precise parole si potrebbe definire l'organizzazione paraculturale dell'estate che ormai senza speranza ci tocca.

    L'estate è sempre più compromessa. La micidiale chiusura a tenaglia tra chi si occupa del tempo libero altrui (ma occupati del tuo, no?) e chi si occupa della cultura, ormai intenzionati a non smontare neanche sotto il solleone, rischia di prenderti in ostaggio le ferie. Dove l'istinto prima ti spingeva verso il cocomero (fresco, s'intende, magari seppellito per ore sotto la sabbia), ora il dovere ti scaraventa sotto il palco a ragionare intorno al quesito: “E' nato prima l'uovo o la gallina?” (dibattito vero, non inventato: era in calendario alla Versiliana il 14 luglio). La principale virtù della vacanza, l'ozio – meraviglioso genitore di ogni vizio, ché ci sono vizi che da soli valgono decine di virtù – viene annullato in un inumano assembramento di soliti noti, di faccine televisive, di volenterosi parlatori, di chiarissimi spiegatori, capaci di riempire ogni angolo dello scibile umano capitato in vacanza da quelle parti, monti o mare che siano. Prendete Cortina, per esempio. D'inverno (la notizia è tratta dal fondamentale “Come sposare un miliardario” di Letizia Rittatore Vonwiller, anno 1985). “La densità delle pellicce pregiate che sciamano durante la passeggiata è impressionante (uno zibellino, uno zibellino e mezzo per mq)” – e si capisce così quanto bene potrebbe venire da una slavina; d'estate, se non si finisce di giorno dentro un crepaccio, c'è sempre un dibattito, pure due, e magari un processo in piazza che ti aspetta. C'è di tutto, prima che giunga l'ora di mettere in tavola lo strudel di mele (o magari oltre il tempo dello strudel stesso): dalla conversione di Magdi Cristiano Allam “con un ‘padre spirituale' d'eccezione come Benedetto XVI”, e trattasi di appuntamento “da non perdere”, fino a “Tutti pazzi per il golf. Dateci 18 buche: anche a Cortina va di moda il green. Sport o gioco?” – senti un po' che razza di questioni. I comunicati che poi accompagnano questi appuntamenti sono mirabili costruzioni. “Non dateci buca!”, rispetto al golf. Se suona la fanfara dei carabinieri di Firenze – e suona, si capisce, con gran diletto di tutti i montanari presenti: in certi momenti la faccenda si fa così profondamente pensosa che “Fedelissima”, la marcia dell'Arma, appare la cosa più vicina a un po' di svago – la garanzia è: “Un'esibizione che vi lascerà a bocca aperta”. Dello sbarco parolaio sui luoghi di vacanza, quello di Cortina Incontra è quello principe, quello a occupazione praticamente illimitata: se non Terza Camera, almeno Prima Baita. Ideato e gestito dall'inesauribile Enrico Cisnetto, che presiederà pure il tribunale del nuovo processo a Giovanna d'Arco, in scena anche la Pivetti e Carlo Giovanardi – facile che la Pulzella d'Orléans decida di darsi fuoco da sola. Tutto il mejo delle mejo cose là per Cortina passa – Bruno Vespa è già transitato senza cravatta e chissà come tornerà (perché tornerà), Cossiga sempre presente, Eugenio Scalfari si vedrà con il ministro Bondi, tutto un filosofeggiare e un poetare, un incontro di Io con Esso: serata da tenersi leggeri, quella. Verrà pure il cardinale arcivescovo di Napoli a cercar pulpito, verrà monsignor Fisichella, preti sparsi in platea, scoiattoli di peluche rossi per gli ospiti, vagonate di giornalisti che alla fine, tra quelli che vengono e quelli che vanno e quelli che stanno, supereranno in numero i locali stambecchi. Insomma, se stai a Cortina stai meglio che a Porta a porta. Non è l'unico caso, come vedremo, ma certo è quello emblematico. Uno torna a casa o in ufficio a ferie finite. “E cosa hai fatto di bello in vacanza, lassù a Cortina?”. “Beh, sono andato a un dibattito con Schifani”. Sono cose che impressionano – tenuto conto del tema trattato: “La Costituzione ha 60 anni. Li dimostra?”, manco fosse una tardona che lì svacanza. “E tu, a Capalbio?”. “Pensa, è venuto Giacomo Marramao a parlare della passione del presente”. Wow! “E tu, due coglioni in Versilia, vero?”. “Ma scherzi? Willy Pasini ci ha illustrato gli orizzonti dell'anima, Denis Verdini quelli di Forza Italia, e per tutta una serata, col colonnello Garofalo, ci siamo interrogati su chi ha ammazzato Giulio Cesare. A momenti non c'era tempo di vedere il mare...”. “Beh, almeno tu che sei andato a Fregene... Ora, a parte la frittura di pesce...”. “Sei rimasto indietro. C'è Free Genius, tanto free e tanto genius che abbiamo cominciato con la Santanchè e finito con Casini. Si chiama Festival delle Intelligenze, nientemeno. C'erano Di Pietro e la Gelmini, la Carfagna e Giovanardi, Fassino e la Meloni...” – per inciso, l'unica, con quel nome, capace di evocare, in tale contesto cerebrale, qualcosa di estivo.

    Perché, tra il semi Matrix riprodotto a bordo piscina e il finto Ballarò che fa capoccetta dietro il pedalò, l'estate sta finendo – ma mica perché “sto diventando grande/ lo sai che non mi va”, come cantavano allora i Righeira – no, è che qui finisce perché certe volte neanche pare che sia cominciata. Le solite chiacchiere a vuoto, la solita gente che parla, le solite domande, la solita noia. Le solite pippe. Se pure sotto il solleone continuano a vedersi più ministri e giornalisti che cocomeri e cocco bello, allora c'è qualcosa che funziona in modo strano. Le chiacchiere, in tempi normali da paese normale – D'Alema, tu dove stai, in barca? – erano quelli che andavano da un ombrellone all'altro, da signora mia a signora mia, da pomiciata a pomiciata dietro strategiche fratte, un'occhiata al mignottismo di seconda mano sui giornali di pettegolezzi, “aho, 'mazza 'sta zoccola!”, se capitava due gavettoni, “aho ragazzì, li mortacci tua, se te pijo!”. E poi, il cocomero, che fine ha fatto il cocomero? Segregato dai filosofi, eclissato dai politologi, occultato dai politici? Un paese a rischio, quello in cui d'estate si vedono in giro più giornalisti che cocomerari. La vacanza, per essere davvero vacanza, deve avere un certo, pur sorvegliato, tasso di stupidità. Attenzione: stupidità, non noia. Onestamente, il 16 di agosto vogliamo starci ad interrogare, come a Cortina, su “Obama e McCain? Che America sarà quella del dopo Bush”? O andare a Ostuni, il 14, per sentir parlar (male) dei sindacati (con Stefano Livadiotti, de “L'altra casta”`), rassegna “Un'emozione chiamata libro” – che poi, dipenderà dal libro, casomai. Scusate, e la parmigiana di melanzane? E' tutta una transumanza, tra scrittori e giornalisti e politici su e giù per l'Italia. Ma qualunque libro uno possa aver scritto, fosse pure “Il gattopardo” o “I promessi sposi”, come non gli viene voglia di staccare, di dire agli organizzatori: scusate, se un po' di buonsenso non ce lo mettete voi ce lo metto io, perciò sto a casa con i miei cari, i miei gatti, i miei amici, i miei amori... Invece si va, ci si dà il cambio da una rassegna all'altra, in certe zone le signore radical chic non fanno neanche in tempo a cambiarsi il pareo che già sono impegnate in dibattiti sulla riforma della giustizia. Una gigantesca festa dell'Unità – ma almeno, alla festa dell'Unità: a) poi si mangiava; B) a un certo punto partiva il liscio: qui, al massimo puoi beccarti tale dibattito: “Problemi di cuore. Perché le relazioni sentimentali e le questioni famigliari sono sempre più complicate” – pure sotto i pizzi dolomitici. E' un tempo spaventoso, dove i Porta a porta e i Primopiano e i Matrix ti inseguono persino in alto mare. Con un geniale film, una trentina di anni fa, Alberto Sordi pensava forse di aver sistemato per sempre la faccenda, quando raccontò il triste peregrinare di una coppia di fruttaroli romani mandati allo sbaraglio da certi figli un po' scemi con la scusa di una vacanza intelligente, tra biennali con le pecore e musica dodecafonica: un calvario di ferocia senza pari. A decenni di distanza, purtroppo, l'hanno forse spuntata i pargoli. Che deve pensare uno che se la spassa per Capalbio quando si trova fissato, per la vigilia di ferragosto, questo appuntamento: “Attaccamento e costruzione evoluzionistica della mente”? Che deve fare per stare tranquillo, andarsene a Mirabilandia? Se con due settimane al mare non ti fai almeno un paio di presentazioni di libri 'ndo vai, meglio che resti a casa tua a Tor Marancia. A Capalbio, per esempio, quando è arrivato Marco Travaglio con l'ultimo manufatto, i mejo democratici si sono dati – chi un principio di scottatura, chi di rottura di coglioni. In realtà, bisognerebbe riconoscere la tribolata costanza con cui gli organizzatori di queste manifestazioni lavorano alle loro creature. Cisnetto, lì a Cortina, chissà se farà mai in tempo a vedere una picozza, tanti sono gli ospiti che deve smistare. E prendete la Versiliana, dove la massima autorità culturale è rappresentata da Romano Battaglia, dal significativo foulard e dal significativo riporto – evo pre-Schifani – autore di “Ho incontrato la vita in un filo d'erba” e “Com'è dolce sapere che esisti”, di “Una rosa dal mare” a “Sulla riva dei nostri pensieri” (avranno fatto naufragio?). Battaglia, con intelligenza, mischia l'alto e il pop, per “il patrimonio che tutto il mondo ci invidia” ha invitato il ministro Bondi (non nelle vesti di patrimonio) ed Emilio Fede per “l'uomo dalle mille verità”, Sylvie Lubamba e Ilona Staller, il premio Carducci e la cerimonia di premiazione del “Joe D'Amato Horror Festival”. Tutti i politici, poi, nel settore “E...state in politica!”. Meno male che di suo, fuori dalla Versiliana, Battaglia “da tutta la vita dipinge i bovi bianchi che hanno arato i campi della sua terra di Versilia”, e del resto, le povere bestie che altro potevano fare, andarsene in spiaggia a Forte dei Marmi?
    L'italica estate ha dunque preso questa piega di chiacchiere e chiacchiere e chiacchiere – che però ti sottraggono alle tue vere chiacchiere. Dove poi si trovi, in piena stagione vacanziera, tanta gente disposta a farlo, questo è davvero un gran mistero. Dei benestanti, gente di buone letture e di notevole acume, che invece di restare sbracati a quattro di spade a casa propria, si sobbarcano treni e aerei, alberghi e ristoranti, pur di trovarsi davanti accaldati turisti – e questo è il secondo mistero – che invece di pensare alla frittura di pesce smaniano per sentir discutere e ridiscutere di intercettazioni telefoniche o di come vincere gli attacchi di panico: roba che è andata venti volte da Vespa e duecento da Costanzo. O “I delitti della porta accanto, e non solo, tra storia, cronaca e fiction” – e qui Vespa e Mentana, se solo volessero, sarebbero magistero. E meraviglioso è stato il ministro Brunetta, che è andato a parlare contro i fannulloni (e bene ha fatto) a una platea di vacanzieri – “ma Titti, hai seguito il mio intervento in diretta su Sky?... Mi manchiiiii” – questo secondo Dagospia.

    Ma ormai, salvarsi sarà sempre più difficile. Le Pro Loco, una volta attente alla sagra locale o alla festa del santo patrono, tendono pure lore pericolosamente ad accattare un intellettuale, casomai pure un giornalista: due parole, almeno due parole, per non fermarsi al “tutti al mare tutti al mare/ a mostrar le chiappe chiare”. Uno straccio di poeta locale, a ben cercare, si rimedia sempre. Non che tutto sia andato perduto, e anzi bisogna ringraziare il Tg5 che stabilmente, tra un consiglio sulla sfilettatura del cefalo e uno sull'occhio della cernia, dà conto dell'altra Italia, si potrebbe dire, che elegge Miss Cicciona 2008 o s'affanna per il concorso “Griglia d'oro”: è quello che è, ma mica è peggio di quello che abbiamo detto. Poi, per fortuna, tutto dovrebbe ricomporsi. Anni fa, in quel mirabile libro che è “Il cretino in sintesi”, Fruttero & Lucentini hanno steso pagine fenomenali sul turismo di massa (mica così differente sull'arrembaggio di massa al dibattito per turisti), quello più votato a “tracannare pseudofrascati”, ma intanto instradato a forza verso una cattedrale, un quadro, una fontana – non gliene frega niente, ma sa che deve esserci. “La loro massiccia ubiquità desta, se non furia omicida, fastidio, insofferenza; la mano tende a scacciarli come mosche, l'occhio e la mente si sforzano di cancellare la loro presenza, di guardare le porte del duomo, l'affresco nella seconda cappella, la nobile scalinata, come se questi corpi sudati non fossero lì a occludere prospettive, nascondere particolari, mutilare statue”. Questa idea che tra i vacanzieri bisogna buttare libri e scrittori e giornalisti e professori, appartiene alla stessa categoria. A un certo punto, sembrerà bruttissimo, pur essendo in ferie, trascurare l'illustre politologo in piazza per un piatto di cacio e pepe, o estraniarsi dalle questioni birmane per affettare il venerato cocomero. Che “La famiglia Passaguai” capitanata da Aldo Fabrizi e Ave Ninchi trasportava in spiaggia a Ostia e seppelliva – altro magistero – sotto la sabbia, rispondendo, pur nella miseria del dopoguerra, alla legge fondamentale della vacanza: l'ozio, il far cadere in disordine un po' della nostra vita, un certo silenzio. Quel genere di vacanze che ha raccontato Marcello Marchesi, “ad agosto tutti sulla Fides, una sottomarca della Fiat. Consumava più olio che benzina”, e dietro “tutte ammucchiate le sei zie, avvolte in spolverini, fluttuanti di veli, incastrate tra cesti e valigie, felici ed eccitate come monache in gita...”.

    Sulla prima pagina dell'Unità, il compagno Fortebraccio forniva valide indicazioni sulla scelta del suo luogo di vacanza, “dove non esistono sale per conferenze né piazze da comizi. Posso dunque sperare che Spadolini non ci verrà” – e l'acuto corsivista aveva già individuato per tempo un luogo privo della caratteristiche per intrattenimenti cultural-letterari durante il meritato riposo. Uno va, se uno viene in piazza. Magari c'è pure la speranza di un cantante, comunque va. E il tempo che dovrebbe essere di riposo diventa tempo di attenzione a chiacchiere già mille volte sentite, mille volte snobbate, mille volte digerite. Poi, se a casa spegni la televisione, in piazza resti a sentire. Miracolo. Sarà Vespa senza cravatta che tira? Sarà il ministro Ronchi che richiama? Sarà Mentana che seduce? Fatto sta che ormai escono dallo schermo e ti vengono dietro – finiranno col chiederti pure un paio di quei calamaretti fritti che hai nel piatto. Bisogna armarsi di attenzione. Ecco, sempre seguendo le indicazioni di Fruttero e Lucentini, spostarsi dunque da Capalbio fino a certi posti nel cuore della pineta della Gualdana, quella di “Enigma in luogo di mare”, dove stazionano lo stesso dei turisti. Oddio, vero che non c'è dibattito in piazza, però avveniva qualche delitto. Ma non si può avere tutto: al massimo il Balestro del Girifalco più in là, a Massa Marittima. E quando questa vociante estate finirà, speriamo che almeno il golf a Cortina – come qualunque esigenza delle masse lavoratrici – abbia fatto qualche passo avanti.