Brevi saggi più o meno concupiscenti/2

Se volete salvare la concupiscenza salvate prima il corteggiamento

Mariarosa Mancuso

Certo che so distinguere tra letteratura e vita. La letteratura parla molto di sesso, e poco delle sue conseguenze concrete: i bambini. La vita è esattamente il contrario.” La diagnosi sta in un romanzo breve di David Lodge, “E' crollato il British Museum”, pastiche letterario che un po' imita Graham Greene e un po' James Joyce.

Leggi Riparliamo di concupiscenza di Giuliano Ferrara

    Certo che so distinguere tra letteratura e vita. La letteratura parla molto di sesso, e poco delle sue conseguenze concrete: i bambini. La vita è esattamente il contrario.” La diagnosi sta in un romanzo breve di David Lodge, “E' crollato il British Museum”, pastiche letterario che un po' imita Graham Greene (per gli amori arroventati dal cattolicesimo) e un po' James Joyce (per le insoddisfazioni erotiche di Molly Bloom). Racconta i patemi di Adam Appleby, nome da peccato originale se mai ve n'è stato uno. Ansioso per una carriera da ricercatore universitario ferma a un punto morto, e per la temuta quarta gravidanza della consorte – la contraccezione naturale produce più bambini di quanti non riesca a evitarne – il nostro si rifugia nella sala di lettura del British Museum. La stessa dove Karl Marx, indebitato e sotto sfratto, andava a leggersi Balzac. E dove Edward Morgan Forster (in “Aspetti del romanzo”) immaginava ai banchi, come scolaretti durante il compito in classe, Samuel Richardson e Henry James, Herbert G. Wells e Charles Dickens, Laurence Sterne e Virginia Woolf.

    Da quando l'abbiamo letta, e tenuta in serbo per quando serve una citazione atta a sbrigare rapidamente l'annosa questione – ogni lettore seriale, fin dalla più tenera infanzia, è calorosamente e ripetutamente invitato a lasciar perdere i grandi libri e a volgersi verso le piccole cose della vita, sotto forma di tramonti o passeggiate, sennò ti verrà la gobba, l'aria da topo di biblioteca, la smorfia di chi non troverà mai una conversazione abbastanza interessante, visto che la pietra di paragone è Jane Austen –, abbiamo anche pensato a una modifica. D'accordo il sesso e i bambini. Ma quel che maggiormente fa la differenza tra vita e fiction si chiama corteggiamento. Che nei romanzi e nei film prende un sacco di tempo, impegno e fantasia. Fuori, somiglia tristemente a “o me la dai o scendi”, versione automobilistica del casting couch.
    Il sesso post sessantottino, o post liberazione sessuale, a metà tra la ginnastica e la cura contro lo stress della vita moderna, risulta già abbastanza irritante per una fanciulla. Ma non è nulla in confronto alla frase, sentita fino alla nausea, “non vorrei offenderti mandandoti un mazzo di fiori”. Sì, sì, offendimi, offendimi. Fa piacere sapere che, prima di suonare il campanello di casa tua, un giovanotto sia passato dal fioraio, abbia scelto una composizione appropriata, l'abbia pagata cara, e abbia percorso qualche isolato con l'ingombro “di quel rumore che fa il cellophane”. Poiché al peggio non c'è mai fine, qualcuno vorrebbe spiegare agli extracomunitari che appioppano rose ai semafori di non avvicinarsi mai e poi mai alle donne che guidano la propria auto, senza il bene di un cavaliere al fianco? Una torna a casa dal lavoro, sa che nel giro di mezz'ora verrà squadrata dal compagno di cena con lo sguardo rimproverante che dice “anche stavolta non si è messa i tacchi”, e per giunta dovrebbe comprarsi da sé la rosa scarlatta? E' questo il mondo per cui abbiamo combattuto?

    La vita di una fanciulla che abbia condotto la propria educazione sentimentale sulle pellicole hollywoodiane e sui romanzi è lastricata di delusioni. Mai che capiti di trovare un gioiellino sotto il tovagliolo, o un braccialetto al posto della lisca del pesce, come accadeva in un film di cui ricordiamo ogni dettaglio tranne il titolo. Mai che capiti un giovanotto come Cary Grant, che in “Caccia al ladro” si fa insolentire per una sera e poi baciare a succhiello (c'era il Codice Hays, che cronometrava i tempi del labbra-contro-labbra, ma i registi bravi sapevano comunque suggerire quel che andava suggerito) da un'algida Grace Kelly. La stessa bionda che nella “Finestra sul cortile” voleva partire per la giungla armata di una dodici ore zeppa di tulle rosa e piume di cigno in tinta, distribuite tra camicia da notte e pantofoline. Mai un Cazotte, che in “Ehrengard” di Karen Blixen conquista la vergine guerriera facendola arrossire. A distanza. Non la sdraia sul divanetto, non fa la manomorta, non le spiegazza la sottoveste. Va detto che la danese, campionessa di seduzione scritta, nella vita era alquanto sprovveduta (sposò un uomo mentre era innamorata del di lui fratello che la rifiutò, si prese la sifilide la prima notte di nozze, e probabilmente non ce ne fu una seconda). Quando in Africa scoprì la passione con Dennis Finch Hatton, pilota di aerei come in un qualunque romanzo di Liala, le uniche pagine roventi dell'autobiografia raccontano serate trascorse ad ascoltare racconti. Lui arrivava, parcheggiava l'aeroplano, chiedeva: “C'è una storia per me?”. Lei ogni tanto si distraeva, faceva riapparire un personaggio scomparso; lui per prova d'amore commentava: “Questo è morto al principio, ma non importa”.

    Non succede solo nei film e nei romanzi d'altri tempi. Vedere, per credere, “Elizabethtown” di Cameron Crowe, dove Orlando Bloom e Kirsten Dunst stanno al telefono per una notte intera (c'è il tempo per lo sciacquone, e anche per lo smalto sulle unghie), poi si incontrano all'alba, e decidono che non è ancora il momento giusto per infilarsi tra le lenzuola. Oppure “Shopgirl”, dove Steve Martin va a comprare un magnifico paio di guanti lunghi di seta facendosi consigliare dalla stessa commessa a cui sono destinati in regalo (li riceverà a casa in una scatola, avvolti dalla carta velina, che quanto a dolci rumori batte il cellophane, ed è superato soltanto dallo scatto di un portagioie). E Humbert Humbert, in “Lolita” di Nabokov (un altro che le ninfette, se dobbiamo dar retta a sua moglie Vera, le frequentava soltanto sulla pagina), non sarebbe il gran personaggio che è se non portasse in giro la sua mocciosa per tutti i motel d'America, assecondandone la mania per i souvenir indiani, la bigiotteria di rame, le caramelle a forma di cactus, la stalattite più grande del mondo, il museo dedicato agli hobby, la collezione di cartoline con gli hotel della vecchia Europa. Se no, cosa starebbe a fare nel più splendido romanzo d'amore del Novecento?
    Il corteggiamento, lo diciamo attirandoci tutti gli anatemi del caso, è il trionfo della cultura sulla natura. Se non ci fosse bisognerebbe inventarlo. Ed è un vero peccato che, al pari di altri marchingegni inventati dagli umani per evitare di farsi male negli incontri tra maschi e femmine, sia ormai disprezzato al pari dei salotti. Se tutti quelli che parlano male dei salotti sapessero come ci si comporta in un salotto il problema non si porrebbe. Se tutti quelli che giocano a fare i casanova sapessero fare i casanova, non ci si annoierebbe tanto con gli uomini. Più spesso verrebbe la voglia di staccare gli occhi dai romanzi, e peccare di concupiscenza. E' che non ne possiamo più di quelli che ti chiedono il segno zodiacale, ti raccontano il libro o il film che gli ha cambiato la vita, si fanno accompagnare in macchina perché loro in città usano solo la bici, cominciano frasi che già sappiamo come vanno a finire, su cui peraltro siamo in totale e devastante disaccordo. Epperò, da persone educate, non rintuzziamo la prima scemenza. Così arriva la seconda, la terza, e tutte le seguenti. Insomma, si comportano come quella ragazza che, portata a visitare l'appartamento di un corteggiatore, fu così ironica e avara di complimenti da sentirsi rinfacciare “fai conversazione come se non volessi venire a letto con me”. Invece lei voleva, eccome se voleva, semplicemente aveva fatto troppi corsi di autostima. E i maschi l'autostima l'hanno incorporata dalla nascita, non è un optional che viene fornito a richiesta e ogni tanto si inceppa.

    Stiamo andando fuori tema, probabilmente. Traviate dalle cattive letture che nel nostro caso hanno un colpevole più colpevole di altri. Si chiama Choderlos de Laclos, era ufficiale di artiglieria, quindi conosceva bene la fatica e la sapienza che le grandi manovre esigono. Nel 1782 scrisse “Les liaisons dangereuses”, romanzo epistolare che ci corruppe – come direbbe Muriel Spark, “Gli anni in fiore della signorina Brodie” – a un'età impressionabile. Restammo folgorati da due scene. La prima è quando la marchesa di Merteuil, ancora giovinetta, capisce che tra i due sessi a disposizione le è toccato di nascere in quello sfavorito (che nessuna mistica della femminilità e della maternità riuscirà a controbilanciare). Si allena quindi alla dissimulazione. Se ha un dispiacere o un dolore, finge felicità, sorridendo come se le facessero un sacco di complimenti. Se in un salotto le piace un uomo, ne guarda un altro. Tacciano i cultori dell'autenticità. L'autenticità – lo dice la parola stessa – è alla portata di qualunque imbecille. Nei non imbecilli, coincide con il peggio di sé. La seconda scena, è il teatrino architettato dal Visconte di Valmont per far capitolare la devota, maritatissima e fedelissima presidentessa di Tourvel, che non intende concedersi, ma comunque gli ha messo una spia alle calcagna. Trovato nei dintorni un contadino povero a rischio di sfratto, si presenta all'ora giusta e paga l'esattore, sicuro che l'inaccessibile signora, quando lo verrà a sapere, sarà un po' meno inaccessibile. Lo teorizza anche Paolo Conte, quando consiglia alle fanciulle di non perdersi, per nessuna ragione al mondo, “lo spettacolo d'arte varia di un uomo innamorato di te”.

    Il corteggiamento, lungo e fantasioso, è l'unico antidoto finora conosciuto al sospetto che gli uomini scopino per default. “Basta che respirino”, dice la saggezza popolare italofona. “Toutes qui bougent, sauf les pendules”, conferma la saggezza popolare francofona. Nel linguaggio di Hollywood, è lo scambio di “Harry, ti presento Sally…”. Spiega Harry: “Un uomo non può essere amico di una donna perché di solito se la vuole scopare”. Chiede Sally: “Ma allora un uomo può essere amico solo di una donna brutta?” “No, di solito vuole farsi anche quella”, risponde lui, in un attacco di sincerità. Per questo bisognerebbe salvare il corteggiamento dall'estinzione. Lasciando stare i panda, che non interessano a nessuno.

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