Liberi perché morti, morti perché liberi

Giuliano Ferrara

Solo un sofista come Pannella, drogato della propria urina come l'eroe di Ulisse s'inebriava del rognone di castrato, può assimilare la supplica di Wojtyla morente al testamento biologico. La preghiera di passare da una vita a un'altra, e di tornare alla casa del padre trasmigrando da un mistero in un altro mistero, così come di lì si era nel mistero venuti, e tutto questo perché sia fatta la sua volontà, non la tua, è palesemente il contrario del capriccioso potere legale di negare la vita, rinunciare alla vita, in nome del fatto che si presume di possederla.

    Solo un sofista come Pannella, drogato della propria urina come l'eroe di Ulisse s'inebriava del rognone di castrato, può assimilare la supplica di Wojtyla morente al testamento biologico. La preghiera di passare da una vita a un'altra, e di tornare alla casa del padre trasmigrando da un mistero in un altro mistero, così come di lì si era nel mistero venuti, e tutto questo perché sia fatta la sua volontà, non la tua, è palesemente il contrario del capriccioso potere legale di negare la vita, rinunciare alla vita, in nome del fatto che si presume di possederla. A forza di occultare la verità non restano che interpretazioni relativistiche sempre più simili a corbellerie o a false analogie o a squinternati sillogismi. Bisognava negare a Giovanni Paolo II la sepoltura in chiesa, e darla a Welby.
    Mentre impazzisce come la maionese la sofistica carità modernista che ti vuole morto perché sei tu a volerlo, morto perché libero e libero perché morto, sta nascendo, anzi è nata, una nuova incresciosa polemica nel mondo che liberamente ruota intorno alla chiesa. Con molta onestà, un gruppo di seniores della società civile cattolica, guidato da un uomo del cardinal Ruini, Domenico Delle Foglie, ha comunicato che è venuto il momento di discutere della possibilità di una legge di testamento biologico o, per essere più precisi, sul cosiddetto ciclo di fine vita. Il leader del pensiero bioetico dell'Università Cattolica di Milano, Adriano Pessina, non è d'accordo, lo ha detto chiaramente e si è dimesso onestamente da quell'associazione civile nella quale aveva combattuto buone battaglie.
    Sentivo che c'era qualcosa di insidioso nell'aria. Mi ero premurato di dare il mio solitario e paradossale avviso contro il legalismo e il dettaglismo: l'unica legge di cui c'è bisogno in questo conflitto tra carità e diritto è una legge che vieti di dare la morte clinico-giuridica a chiunque possa ricevere, in qualunque condizione egli sia, cure e assistenza pietose. La mia opinione laica e devota è che nel rapporto privato tra una persona e un medico, tra familiari e amici, nella relazione speciale con una suora o un prete, insomma in un rapporto di cura e carità, tutto può succedere, anche la preghiera di essere aiutati in certe circostanze a passare un confine ha diritto di essere ascoltata senza ipocrisie. Non in nome di una idolatrica dignità del morire, bensì della pietà che sempre e da sempre supera ogni legge.
    Nell'esemplarità culturale e nella rigidità del diritto positivo, invece, deve essere rigorosamente esclusa la possibilità di autorizzare una qualunque autorità, paterna o statale o sacerdotale o scientifica o giurisdizionale, a stabilire i criteri di dignità del vivere. Finché qualcuno ti ama e si prende cura di te nessuno alzerà la sua mano sul tuo corpo e sul tuo spirito. A rigor di termini non serve nemmeno la Bibbia, che pure aiuta la riflessione. Basterebbe “The Road”, l'ultimo racconto di Cormac McCarthy.

    • Giuliano Ferrara Fondatore
    • "Ferrara, Giuliano. Nato a Roma il 7 gennaio del ’52 da genitori iscritti al partito comunista dal ’42, partigiani combattenti senza orgogli luciferini né retoriche combattentistiche. Famiglia di tradizioni liberali per parte di padre, il nonno Mario era un noto avvocato e pubblicista (editorialista del Mondo di Mario Pannunzio e del Corriere della Sera) che difese gli antifascisti davanti al Tribunale Speciale per la sicurezza dello Stato.