C'è taglio e taglio

Francesco Forte

Dopo l'approvazione del decreto legge che anticipa la Finanziaria 2009, si è aperto il dibattito sui tagli alla spesa pubblica previsti dalla manovra. L'economista Francesco Giavazzi,  dalle colonne del Corriere della Sera, rimprovera al governo di aver predisposto un meccanismo che favorisce piccoli tagli ovunque ma non prevede la chiusura dei centri di spesa inutili. Gli ha replicato Giuseppe Vegas, sottosegretario all'Economia, che rivendica la scelta di lasciare ai singoli misteri l'autonomia di decidere dove e come tagliare, anche se nel decreto sono comunque presenti alcune misure di dettaglio, come l'innalzamento del rapporto alunni-classi nelle scuole. Segue controreplica di Giavazzi, non rassicurato da Vegas, e sempre convinto che la spesa pubblica resti fuori controllo.

Così Francesco Forte commenta le critiche di Giavazzi.

    Francesco Giavazzi, in un editoriale sul Corriere della Sera di giovedì, sostiene giustamente che i tagli alla spesa pubblica effettuati in misura percentuale fissa per ogni tipo di voce  sono sbagliati perché possono ridurre la qualità e quantità dei servizi utili senza intaccare gli sprechi e le inefficienze. Usa l'esempio dei sette conservatori di musica del Veneto. Se ne eliminiamo uno o due realizziamo economie di scala migliorando il servizio e spendendo di meno. Ma se si taglia in ciascuno di essi il corso di tromba o qualche altra disciplina, probabilmente si avrà solo una peggiore qualità dell' insegnamento e si conserverà la pletora di scuole musicali. L'esempio, forse, non è dei migliori. Passando ad un sistema federalista, infatti, la concorrenza fra le diverse scuole potrebbe migliorare i servizi e le scelte per gli utenti. Si potrebbe immaginare che ciascun conservatorio si specializzi in certe discipline o aumenti le ore di lezione dei docenti a parità di retribuzione eccetera. Ma, fuori dall'esempio specifico, se fosse vero che Tremonti ha stabilito un taglio percentuale eguale per ogni spesa, la critica sarebbe pienamente giustificata. Ma così non è.  Il taglio uniforme di tutte le voci di spese variabili, infatti, è solo il punto di partenza per l'applicazione della regola. Secondo le norme del decreto appena varato, ciascun ministero può procedere alla compensazione fra le varie voci di bilancio, in modo da effettuare maggiori tagli su certe voci e minori (o nessuno) su altre che, anzi,  potrebbero addirittura essere aumentate. Questa regola di flessibilità non è nuova. Era già contenuta nella Finanziaria di Padoa-Schioppa e proposta nel libro verde del 2007 della commissione Muraro che, giustamente,  il professor Giavazzi richiama. Il ganzo Tremonti era al corrente di questi metodi predisposti dai tecnici del Tesoro e dagli esperti della sinistra e quindi  non ha usato le vecchie forbici della destra,  ma quelle intelligenti che la sinistra liberal, imprigionata nel mito della legge finanziaria omnibus, non aveva saputo utilizzare. Ora tocca ai ministri avvalersi della discrezionalità loro consentita per tagliare i tromboni senza rinunciare alle trombe che servono.