Un altro giorno di guerra in Georgia
Frattini spiega perché l'Italia è il "valore aggiunto" nella trattativa con la Russia
Nel momento in cui il ritiro delle forze georgiane dall'epicentro del conflitto sembra quasi compiuto, l'Unione europea inaugura i primi colloqui con Mosca e Tbilisi. Il ministro degli Esteri francese, Bernard Kouchner, è appena atterrato in Georgia. Poi sarà in Russia assieme al collega finlandese Alexander Stubb. Il capo della diplomazia russa, Sergei Lavrov, sostiene che le azioni di Tbilisi hanno rigettato indietro di 10 anni il quadro negoziale per le zone di conflitto in Georgia. Dunque il confronto fra i due principali protagonisti sembra essersi arenato quasi prima di iniziare. A colloquio con il Foglio, il ministro degli Esteri, Franco Frattini, analizza l'evolversi della situazione e spiega in che modo l'Italia può rappresentare un “valore aggiunto” nella trattativa con la Russia.
Nel momento in cui il ritiro delle forze georgiane dall'epicentro del conflitto sembra quasi compiuto, l'Unione europea inaugura i primi colloqui con Mosca e Tbilisi. Il ministro degli Esteri francese, Bernard Kouchner, è appena atterrato in Georgia. Poi sarà in Russia assieme al collega finlandese Alexander Stubb. Il capo della diplomazia russa, Sergei Lavrov, sostiene che le azioni di Tbilisi hanno rigettato indietro di 10 anni il quadro negoziale per le zone di conflitto in Georgia. Dunque il confronto fra i due principali protagonisti sembra essersi arenato quasi prima di iniziare. A colloquio con il Foglio, il ministro degli Esteri, Franco Frattini, analizza l'evolversi della situazione e spiega in che modo l'Italia può rappresentare un “valore aggiunto” nella trattativa con la Russia. Di cui il ministro intravede buoni margini di riuscita. Il capo della diplomazia italiana rivela anzitutto le ragioni di un vertice europeo che, calendario alla mano, tarda a essere convocato. “Credo che i vertici si possano fissare quando c'è una proposta concreta da mettere sul piatto – dice – Credo sia giusto recarsi prima a Tbilisi e poi Mosca per ascoltare entrambe le parti e certamente coinvolgere l'Osce. Soltanto allora avremo delle proposte chiare da discutere in sede europea, in modo da far lavorare Osce e Ue sulla stessa linea di azione”. Frattini condivide “pienamente” il metodo di lavoro indicato da Parigi. E' infatti la Francia a guidare i colloqui in veste di presidente di turno dell'Unione europea. L'Europa in realtà sembra essere stata quasi colta di sorpresa dall'intervento russo. Anche se i soldati della 58esima armata sono arrivati nel cuore del Caucaso, a Mozdok, già a metà luglio. Frattini ne è consapevole e dice chiaramente che man mano “questo ha cambiato un po' i termini della missione”. I soldati di pace, che fino a pochi mesi fa erano pronti a garantire la stabilità nelle due repubbliche di carta, hanno dato vita ad “azioni di peace enforcing e non più di peacekeeping”. Uscire dallo stallo si può, dice il ministro. “Per fare la differenza è necessario che l'Europa rimanga unita, cioè che non si crei un gruppo antirusso e uno filorusso. Questo condannerebbe l'iniziativa al fallimento, qualunque essa sia, e condannerebbe un'eventuale discussione al Consiglio di sicurezza dell'Onu al veto della Russia. La seconda condizione è che si lavori con l'Osce, che decise il peacekeeping e il congelamento del confine russo, ed è ovvio che deve essere un attore principale”. Esiste però anche una terza condizione, per la quale la diplomazia italiana sta lavorando: “I membri del Consiglio di sicurezza europei, assieme alla Germania, che nel Caucaso gioca un ruolo importante, devono avere lo stesso punto di vista sulla materia. Sarebbe pazzesco – sottolinea Frattini – se in una discussione del genere in Europa, o ancora peggio in Consiglio di sicurezza, noi, gli inglesi e magari altri avessimo opinioni diverse”. Il capo della diplomazia italiana ha appena ricevuto una telefonata dal collega Kouchner ed è quasi convinto che nella gestione della crisi non ci saranno divisioni. Al Foglio rivela di condividere “in pieno” la posizione francese, “nei tre punti che ha proposto Sarkozy”. Cioè il cessate il fuoco immediato, la garanzia dell'integrità territoriale della Georgia con il divieto dell'uso delle armi: “Ovviamente”, dice il ministro. Terzo: “il ritorno indietro allo status quo ante di qualche giorno fa”. Frattini fa però anche un'altra precisazione, che riguarda Tbilisi: “La Georgia deve comprendere che, se fa invasioni di campo, queste sono totalmente controproducenti, come lo sono i bombardamenti dell'aeroporto di Tbilisi da parte russa. Quindi il ritiro georgiano dall'Ossezia del Sud è un bene”. “A queste condizioni – dice il ministro – l'Europa può scongiurare quel pericolo che vede Bush, cioè il pericolo di un pregiudizio grave nelle relazioni con la Russia. Siccome la Russia resterà comunque un partner strategico, paesi come l'Italia – scandisce il ministro – devono lavorare affinché prevalga una posizione equilibrata. E di questo sono molto convinto. Se prevalesse la posizione di quei paesi che a ogni piè sospinto pensano che la Russia sia da allontanare sempre di più, chiaramente ci esporremmo a un nulla di fatto”. Frattini è convinto che “un vantaggio” sia rappresentato dalla pipeline Btc – “E' uno degli elementi che stanno sul tappeto”, dice – ma è consapevole che la Russia “non accetta il prendere o lasciare”. “Ha il diritto di veto in Consiglio di sicurezza e ha un potere di interdizione molto forte non solo su questo tema”. Dunque “o con la Russia si dialoga su un livello globale, o si rinuncia e si va verso un nulla di fatto”. Il ministro è convinto che la seconda opzione non convenga affatto all'Europa. “Ecco perché sostengo la posizione espressa dalla Francia e dal presidente Sarkozy, perché è molto equilibrata fra le due parti”. Nel Parlamento italiano c'è però chi, come il senatore radicale Marco Perduca, sostiene la necessità di promuovere subito un vertice a Tbilisi. Senza attendere troppo gòli sviluppi dei colloqui. Il ministro degli Esteri ritiene invece che sia “prematuro”, perché “creerebbe più confusione che altro”. La linea della Farnesina e del governo italiano, dice Frattini, è quella di “fissare subito una strategia di intervento umanitario per le popolazioni civili. Perché noi parliamo molto di guerra, di pace, di interventi, di peacekeepeng, ma qui ci sono migliaia di persone che hanno perso la casa, i famigliari. Prima di tutto sarà di questo che discuteremo a Bruxelles”. Quasi certamente mercoledì. “Devo anche annunciare – dice al Foglio Frattini – che se ci fosse un intervento umanitario, come spero ci sia, l'Italia è già pronta a intervenire: con la protezione civile italiana, che ha delle capacità notevoli”. Ma per decidere come affrontare la seconda fase della prima euroguerra del petrolio bisognerà attendere ancora 36 ore. Appena Kouchner tornerà da Mosca chiamerà il capo della diplomazia italiana. La telefonata preparerà il vertice europeo di Bruxelles. Nicolas Sarkozy ha però già telefonato al premier Berlusconi. “Per chiedergli di parlare con Putin – rivela Frattini – .proprio per il ruolo che l'Italia può svolgere nel dialogo con la Federazione russa”.
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