Un Foglio di tecnologia /2
Una notte al Tufello nella nuova frontiera del rincoglionimento tecnologico
Non è un semplice avvio del motore, piuttosto il decollo dell'Enterprise. Se devi girare, per dire, da Tor Marancia alla Bufalotta, pare l'inizio della circumnavigazione di Ferdinando Magellano.
Non è un semplice avvio del motore, piuttosto il decollo dell'Enterprise. Se devi girare, per dire, da Tor Marancia alla Bufalotta, pare l'inizio della circumnavigazione di Ferdinando Magellano. Una volta si prendeva lo stradario, i più accorti si facevano il segno della croce, e comunque si arrivava. Ora, siamo alla nuova frontiera del rincoglionimento tecnologico. Il maledetto navigatore satellitare, quel televisorino per sorci che i mejo guidatori, appena posizionate le chiappe in auto, posizionano sopra il volante – e contemporaneamente lo stereo e l'auricolare del telefonino e la borsetta: ci mette meno Berlusconi la mattina a pettinarsi. Se Dio vuole, e la Madonna c'accompagna, più o meno dopo un quarto d'ora s'ode il motore. Al momento, senza navigatore, questi marcopoli metropolitani non ritrovano più neanche casa loro. Necessario ma inutile, uno tende pure a scordarselo. “Aspetta, il navigatore!” – e tornare a casa a cercarlo, anche se si va in posto dove si va da quindici anni, e nel frattempo non ci sono stati né terremoti né sbancamenti stradali né vulcani in attività. Pure quando c'hanno certe vetturette che stanno in stretta parentela con le macchinette a pedali e con le quali non ti perdi neanche volendo, visto che neanche volendo puoi andare lontano: basta un urlo ed esce la vicina a portare soccorso, altro che il satellitare. La mia amica A., con la sua tenerissima quattroruote – ha la forma di un barattolo del condiriso: più alta che lunga – “se sei impiegata statale, c'hai un certo reddito e una certa età, c'hai questa qui!”, spiega – insomma, come sale monta il navigatore con la solennita di chi porta il Santissimo Sacramento in processione, e se lo coccola. “Bello, eh!”. “Bello de che?”. Poi bisogna aspettare che si scaldi, come le macchinette elettriche del caffè, “adesso si posiziona”, e bisogna fare attenzione a questo miracolo del posizionamento, manco fosse il raggio verde di Rohmer, poi il nome della strada… “Adesso vedi come la trova…”. “Ma cazzo deve trovare, se sono anni che la facciamo”. “Magari ne conosce un'altra”. “Ma a che serve un'altra strada, se questa va benissimo?”. Ebbrezza satellitare: meno serve e più si pratica. Come gli indigeni con gli sciamani, i miei amici automuniti, davanti all'opinione del loro navigatore, mandano a farsi fottere logica e certezze. “Gira, abito qui dietro!”. “Dice che c'è un'altra strada”. “Ma io abito qui, lo so!”. “Sì, ma ci si arriva in un altro modo”. “Io sono arrivato!!!”. Giuro: per quanti satellitari io abbia bazzicato (non molti, ma tutti tenuti in alta considerazione), non mi hanno mai portato da nessuna parte. Mai si è arrivati così poche volte, e sempre così in ritardo, come da quando è dilagata la fissazione per il maledetto macchinario. Una sera, la mia amica A., per andare dalla Balduina a casa mia (venti minuti), ha voluto accendere l'aggeggio. “Guarda che la strada che facciamo è sempre quella, da dieci anni”. “Dice che ce n'è un'altra”. Pure la cieca di Sorrento ci sarebbe arrivata, noi siamo finiti a ridosso di Fiumicino, quasi con la Sardegna all'orizzonte, e ho rivisto casa mia alle tre del mattino. Qualche sfortunato, partendo da Termini, magari si sarà ritrovato sul Terminillo, va a sapere. Altra sera, destinazione via di Pietralata. “Sta qui”. La conoscono tutti, uno stradone lungo come una statale… Da solo, uno c'è sempre arrivato. Sempre. Quella volta, dopo ore di soccorso satellitare, abbiamo dovuto gettare la spugna: via di Pietralata era scomparsa dal sistema viario romano. Certo, è solo un'innocua mania, genere fesseria da happy hour: fa perdere tempo ma fa tanto fighetto. C'è gente che partirebbe pure senza volante, ma mai senza satellitare. Così, alla fine, er Tufello ti fa lo stesso effetto del Mato Grosso.
Il Foglio sportivo - in corpore sano