Così la Convention repubblicana diventa il romanzo perfetto dei McPalin

Christian Rocca

Al secondo giorno, superata l'emergenza uragano Gustav a New Orleans, la convention del Partito repubblicano è cominciata sul serio con un messaggio via satellite dalla Casa Bianca di George W. Bush.

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    St. Paul (Minnesota). Al secondo giorno, superata l'emergenza uragano Gustav a New Orleans, la convention del Partito repubblicano è cominciata sul serio con un messaggio via satellite dalla Casa Bianca di George W. Bush e, soprattutto, con gli interventi dell'ex attore e candidato presidenziale Fred Thompson e del senatore democratico e indipendente Joe Lieberman, otto anni fa vice di Al Gore contro Bush e Dick Cheney e oggi per la prima volta a una convention conservatrice con il compito di spiegare il motivo per cui, secondo un uomo di centrosinistra come lui, McCain è il più adatto a guidare il paese.

    Lo staff di McCain ha orchestrato la seconda, ma in realtà prima, giornata di convention come un romanzo sul “servizio” reso al paese da “the original maverick”, dall'unico e originale spirito indipendente e riformatore della politica americana, al contrario di Barack Obama che si è sempre schierato con le posizioni più ortodosse del suo partito. I giornali liberal e i talk show televisivi parlano però quasi esclusivamente di Sarah Palin, la candidata vicepresidente, del suo ambiguo processo di selezione e della gravidanza della figlia diciassettenne Bristol, quasi fosse lei la candidata presidente. Anche Barack Obama c'è cascato e ha paragonato la sua esperienza non con quella di McCain, ma con quella di Palin. Tutto ciò, ha notato Jeffrey Goldberg del New Yorker, invece di dare il giusto risalto a notizie clamorose come quella del passaggio del controllo diretto agli iracheni della provincia di Anbar, un tempo la roccaforte di al Qaida e dei nostalgici del dittatore e che, senza la strategia militare del generale David Petraeus invocata da McCain e osteggiata da Obama, oggi sarebbe ancora in mano ai terroristi islamici.

    La gravidanza della figlia diciassettenne della candidata vicepresidente, secondo lo stratega Matthew Dowd, in realtà consolida l'immagine di Palin “donna normale”, costretta come milioni di americani ad affrontare problemi reali. “State attenti a giudicare o a prenderla in giro – ha scritto William Saletan su Slate – Sarah Palin non è la candidata la cui figlia ha fatto casino, lei è la candidata che non s'è liberata del casino”. I delegati di St. Paul sono indignati dall'attenzione riservata agli affari privati della famiglia Palin, ma in fondo sono entusiasti dalla decisione di tenere il bambino, specie se paragonata a una cosa che aveva detto Obama durante le primarie. Il senatore dell'Illinois, parlando di gravidanze adolescenziali, aveva spiegato che se “un incidente” di questo tipo capitasse alle sue figlie non le vorrebbe ulteriormente “punire con un bambino”. Obama però ha fermato i suoi dal commentare la gravidanza di Bristol, promettendo di licenziare dalla sua campagna chiunque violerà la privacy dei Palin. I giornali però non si sono fermati, più che altro per sottolineare quanto avventata sia la scelta di McCain, visto che sulla Palin ogni giorno esce un nuovo pettegolezzo.

    Una soffiata del blog radicale Daily Kos, ripresa dal ben più credibile Andrew Sullivan, aveva lasciato intendere che il quinto figlio della Palin, nato ad aprile con la sindrome Down, in realtà non fosse suo, ma della figlia diciassettenne. La notizia della vera gravidanza già al quinto mese ha spazzato via la calunnia (a meno di improvvise conversioni al creazionismo), così come nel frattempo si è scoperto che non erano vere le indiscrezioni tratte dai medesimi screditati blog secondo in cui in passato avrebbe fatto campagna elettorale per l'iper conservatore Pat Buchanan e che sarebbe stata iscritta a un partito indipendentista dell'Alaska.

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