Genesi
Tra pochissimi giorni prenderà il via un esperimento scientifico eccezionale: forse il “più grande che l'uomo abbia mai concepito e realizzato”. Uno degli obiettivi sarà la ricerca del “bosone di Higgs”, la particella che qualcuno ha definito il “bosone di Dio”.
Tra pochissimi giorni prenderà il via un esperimento scientifico eccezionale: forse il “più grande che l'uomo abbia mai concepito e realizzato”. Il 10 settembre, il Consiglio europeo per la ricerca nucleare di Ginevra (Cern), un centro internazionale di fisica particolarmente attrezzato per l'esplorazione dell'infinitamente piccolo, accenderà i motori del “Large Hadron Collider” (LHC), il suo nuovo e gigantesco acceleratore di particelle. All'interno dell'anello di 27 chilometri scavato a cento metri di profondità verrà “sparato” un fascio di protoni ad altissima energia, che cercherà di scoprire come è organizzata la materia e quali sono le particelle che la compongono e la fanno funzionare. Uno degli obiettivi sarà la ricerca del “bosone di Higgs”, la particella che qualcuno ha definito il “bosone di Dio” perché sarebbe l'elemento decisivo e finale della struttura della materia. Il giorno dopo, gli scienziati di Ginevra potrebbero annunciarci che l'universo è del tutto diverso da quel che oggi crediamo: potrebbero addirittura aver scoperto che il reale non ha quattro dimensioni ma qualcuna, o molte, di più.
C'è chi ha già avanzato una previsione catastrofica: sembra vi sia il rischio che l'esperimento generi una serie di piccoli “buchi neri”, piccoli “big bang” simili a quelli che hanno originato l'universo e capaci di inghiottire, se non l'universo stesso, almeno il nostro pianeta, la Terra. Restiamo anche noi in attesa, ma tranquilli. Non siamo seguaci di Heidegger, non pensiamo che la tecnica o le tecnologie siano foriere di disastri e magari delle crisi etiche che ci travagliano, o che rappresentino il demoniaco avversario dell'uomo e della sua essenza divina. In questi giorni abbiamo letto delle persecuzioni e dei massacri di cristiani in una remota, povera regione dell'India, a opera di fanatici hindu o di seguaci di riti tribali. Ecco, ci sembra che il fanatismo assassino sia figlio non della tecnica ma piuttosto della ignoranza della tecnica, dell'arretratezza culturale che magari diffida e ha paura della tecnica e delle sue tecnologie. Comunque, non resta che aspettare. Tra pochissimi giorni ci verrà rivelata la verità ultima. Potremo ancora una volta, laicamente, veder confermato che la tecnica non ci ha ucciso. In caso contrario nessuno – né io né i fideisti, i creazionisti o gli heideggeriani – potrà cantar vittoria. Semplicemente non si saremo più, inghiottiti tutti insieme dai buchi neri del Cern di Ginevra.
E no, questa volta non potrete dirci nulla. Dal punto di vista teorico-filosofico la pretesa di poter scoprire le origini dell'universo, il punto iniziale del tutto, mi lascia perplesso: ma esistono le “origini”, esiste il “punto iniziale del tutto”? Al di là del quale, se vi si arrivasse, non potrebbe esserci che il nulla: ma come si può individuare il nulla? Se è il nulla, non è percepibile perché, appunto, non è. Certo, ai creazionisti piacerebbe che l'esperimento (la tecnica) confermasse le loro certezze (fideistiche). Vorrei dare un mio modesto contributo per ingentilire – se non correggere – quelle certezze. Loro, appunto, pensano che prima della creazione il nulla fosse solo un buio infinito: la Genesi dice “Et lux facta est”, la creazione comincia così. Bene, si potrebbe invece immaginare che, affacciandoci di là del punto, o del momento, della creazione, scopriremmo piuttosto l'acceccante, infinita luce irradiata dalla presenza, non più velata dalle cose, di Dio: il “fiat” della Genesi riguarda la luce terrena, non quella, increata, di Lui. Per una volta, amici creazionisti, non siate dogmatici. Come immaginare che Dio possa starsene al buio del nulla? E se risplende della sua luce divina, come pensare che voglia negarne il godimento – Lui che è infinita bontà – alla sua creatura prediletta, l'uomo? Questa volta non potrete dirci nichilisti: noi coltiviamo questa speranza.
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