Ed è subito Sarah/1 - Le altre opinioni sul Foglio quotidiano

Sarah è una Obama al quadrato

Christian Rocca

Sarah Palin non è la risposta furba di John McCain a Hillary Clinton, non è una trovata machiavellica per catturare i voti dell'elettorato femminile deluso dall'imprevista sconfitta dell'ex first lady. Sarah Palin, piuttosto, è una Barack Obama al quadrato.

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    Sul Foglio quotidiano di venerdì 5 settembre i commenti di Valensise, Pistolini, Benini, Stagnaro, Kristol e Rocca al discorso di Sarah Palin. Qui pubblichiamo l'articolo di Christian Rocca. Gli altri, sul Foglio in edicola.

    Sarah Palin non è la risposta furba di John McCain a Hillary Clinton, non è una trovata machiavellica per catturare i voti dell'elettorato femminile deluso dall'imprevista sconfitta dell'ex first lady. Sarah Palin, piuttosto, è una Barack Obama al quadrato. Lei è donna e lui è nero (e ricordarsi che i neri hanno avuto il diritto di voto ben prima delle donne), ma genere e colore della pelle sono soltanto la precondizione del loro attuale successo. Nella loro breve carriera politica, a Chicago e in Alaska, Obama e Palin hanno dimostrato di essere tosti, capaci e articolati agenti del cambiamento. Obama l'ha confermato con una straordinaria campagna elettorale contro la potente macchina politica dei Clinton e dell'establishment democratico. Palin ha fatto la stessa cosa, anche se in piccolo, prendendo di mira il suo stesso partito in Alaska, ma ora dovrà confermarsi nella ben più difficile campagna presidenziale. Ma non è nemmeno questa, la chiave del loro improvviso e repentino trionfo in casa democratica e repubblicana.

    Il punto è che Obama e Palin sono la quintessenza dell'America, della stessa America. Sono entrambi una perfetta miscela energetica di sogno e progresso, di ottimismo e spiritualità, di mito e di riforma, di umiltà e compassione. Sono Bob Dylan e Erin Brockovich, entrambi distillati del medesimo spirito americano, anche se uno si presenta con forme elitarie e di sinistra e l'altra con un aspetto provinciale e conservatore. L'americanità soffice di Obama piace ai giornali e agli europei, quella ruvida di Palin alla working class e alla gente di frontiera, ma non sono prodotti di due Americhe diverse, una buona e una cattiva. L'America è soltanto una e Obama-Palin sono figli della stessa cultura, della stessa era, dello stesso sogno.

    C'è qualcosa di irrazionale nel loro appeal, a tratti profetico e messianico, che peraltro è più bipartisan di quanto si creda. McCain aveva ragione a prendere in giro Obama nel celebre spot in cui lo paragonava a Britney Spears, salvo che lo stesso paragone vale anche per la sua Palin. L'innamoramento liberal per Obama e l'improvvisa infatuazione repubblicana per Palin attraversano le linee ideologiche e politiche, perché al di là delle partigianerie i liberal guardano ammirati e spaventati la candidata repubblicana, come dimostrano i commenti al suo discorso e il brusco tentativo di provare a seppellire subito la sua candidatura. Mentre i conservatori non vedevano l'ora di poter esibire ed seguire anch'essi il loro Obama.

    I giornali però raccontano un'altra storia. Spiegano che Obama è un idealista e un puro, mentre Palin una fanatica di estrema destra, sottovalutando che il senatore democratico è un candidato freddo e cinico che s'è fatto le ossa sgomitando nell'ambientino politico di Chicago e che la governatrice dell'Alaska è stata ben più di una volta capace di prendere decisioni eretiche rispetto al suo partito. E si assiste al paradosso di sentire o leggere editorialisti e intellettuali di sinistra, quelli sempre pronti a dire che l'America di destra è bigotta, definire “uno scandalo” la gravidanza della figlia diciassettenne di Palin, quando con ogni evidenza lo scandalo, per loro, è che la ragazzina, sostenuta dalla famiglia, abbia deciso di tenere il figlio, anziché sbarazzarsene.

    Di Obama ormai si sa tutto, Palin è ancora tutta da scoprire. Al primo passo falso, infatti, rischia di interrompere la sua carriera politica e di far crollare la candidatura di McCain. Chi la conosce assicura che la ragazza è preparata, decisa e sicura al punto che prima del suo intervento di mercoledì alla convention ai nervosi e preoccupati consiglieri di McCain che in questi giorni le stanno accanto ha detto di darsi una calmata, di stare tranquilli perché la differenza tra una “hockey mom”, come si autodefinisce, e un pit bull è soltanto il rossetto. Sarah Palin mischia continuamente famiglia e politica, al punto che sembra candidarsi sia a vicepresidente sia a first lady. Anzi, a volte pare lei la candidata presidente e McCain il suo vice, mentre a Obama ha già scippato il titolo di bella pupa.

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