Ed è subito Sarah/2

C'è una bella differenza tra Sarah la maschiaccia e le icone della convention, Laura e Cindy

Stefano Pistolini

Queste signore. Prima che l'uragano Sarah visitasse il Minnesota e indottrinasse la convention repubblicana e mentre i loro uomini erano lontani, nelle emergency room del Texas, per un giorno e mezzo la convention del Gop è rimasta in mano alle sue donne-icona.

Leggi Sonnecchia Obama, spunta Sarah di Giuliano Ferrara - Leggi il commento di Christian Rocca

    Queste signore. Prima che l'uragano Sarah visitasse il Minnesota e indottrinasse la convention repubblicana (“Small city”, “anti élite”, “io guido la macchina da sola”, racconta col twang intimidatorio del pitbull col rossetto – così si autodefinisce – altro che hockey mom) e mentre i loro uomini erano lontani, nelle emergency room del Texas, col resto del boys' club a incrociare i guantoni con quel pusillanime di Gustav – salvo rassicurare famiglia e sostenitori su al nord: tutto andava bene, la situazione era sotto controllo e il rancio era passabile – per un giorno e mezzo la convention del Gop è rimasta in mano alle sue donne-icona.

    E' stato un momento notevole, più rivelatore di quello andato in scena allorché, liquidato Gustav e dal momento che tanto valeva farla questa convention, gli stagionati speaker si sono succeduti sul palco di St.Paul per chiarire una cosa: poco da dire, se non chiedere di vincere perché bisogna vincere, ribadendo che John McCain è un eroe di guerra e Sarah Palin è una scelta elettrizzante. Se avete ascoltato i balbettanti pronunciamenti di Thompson e Lieberman o il pezzo (divertente) da stand up comedian di Giuliani, sapete di che cosa si parla. Ergo, non un momento di vera ispirazione per i primi della classe repubblicani, raggruppati attorno ai loro sigari, alle bistecche, alle poltrone di cuoio e attenti a non farsi vedere mentre scuotono la testa per la decisione partorita dai bizzarri tattici mandati da Karl Rove: niente Lieberman, che con John saranno pure compari, ma non porta voti. E invece via con qualcosa che riapra la partita e porti le prime pagine: la bella signora Palin, tutta elettricità, cantarle chiare e scheletri nell'armadio (action, finalmente!).

    Ecco l'atmosfera alla sgangherata convention di St. Paul, dove nemmeno quelli delle prime file tengono dritti i cartelli, dove tutto è approssimativo, ma dove una certezza resta lucente, più dei denti del Barracuda: le signore del palchetto. Laura (Bush) e Cindy (McCain). Due magnifiche dame, conservate a meraviglia, con sciami di scintille giovanili negli occhi, che evocano balli di debutto e petting nelle decappottabili, cene a lume di candela e famiglie condotte con il savoir faire della migliore borghesia e col polso di caporali dei marine. Loro, col loro saper stare sempre al loro posto lasciandosi al massimo accarezzare dall'ammirazione dei fan (film da consultare: “L'ultimo spettacolo” di Peter Bogdanovich, in particolare Cloris Leachman e Ellen Burstyn) , col loro saper fare le veci, invitare ad aspettare il ritorno del marito che saprà dare le risposte richieste, loro, con quella dolcezza e quel fascino che è puro sciroppo americano, incarnano più dei loro aggrovigliati mariti la rappresentazione di un'America dalla quale si può benissimo non avere desiderio di staccarsi. Certo, anche queste signore sono consapevoli del tempo che passa.

    La crostata e le casalinghe. Con un filo di distacco, entrambe hanno salutato l'improvviso ingresso nella sorellanza di Sarah dall'Alaska, che non è proprio come loro, non ha fondamenta altrettanto robuste, ma si riconosce nei medesimi valori e porta brividi puritani e sangue caldo. Del resto Sarah è una guerriera, una maschiaccia della frontiera, in quel surreale stato del nord. E adesso i riflettori sono tutti per lei, per la pazzesca chance che si trova a maneggiare. Come finirà? Potrebbe esplodere, potrebbe implodere, potrebbe scottarsi. Un paio di settimane per capirlo. Laura e Cindy, no. Loro dureranno. E a forza di misurati sorrisi, hanno amministrato la cucina di questa stravagante casa e hanno fatto intravvedere qualcosa in cui un'America ancora sterminata ha sempre voglia di identificarsi (vero mastice del Gop): la soddisfatta serenità di una buona vita. E, prima di eclissarsi, hanno accolto con dolcezza Sarah, l'ultima arrivata, forse la predestinata. Ci fosse stata meno gente, le avrebbero portato una crostata. Non capita lo stesso anche in quel bizzarro telefilm delle casalinghe disperate, in the middle of nowhere?

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